FORMIA – Il loro è stato per diversi anni un vero e proprio “caso” nella musica italiana, ora finalmente risolto. Loro sono espressione di un modo davvero originale e rivoluzionario di fare “pop-rock d’autore”, sono l’unica band italiana che riesce a coniugare il “pop-rock” con la grande musica d’autore, e sono un unico, stimato “laboratorio” di canzoni di successo per sè e per altri. Il loro, poi, è un linguaggio che si evolve continuamente e possono vantare un pubblico multi generazionale grazie alla loro duttilità musicale e alla versatilità della penna d’autore che firma con loro splendide canzoni. Cresce a Formia l’attesa, davvero legittima, per l’esibizione gratuita martedì sera, alle 22, degli Stadio in Largo Paone.
Il concerto della storica formazione bolognese (che può vantare ben 41 primavere) sarà il momento clou dei festeggiamenti civili che completeranno – dopo i divieti imposti lo scorso 24 giugno per il concomitante turno di ballottaggio delle elezioni amministrative – la ricorrenza patronale in onore di San Giovanni Battista di cui peraltro mercoledì si ricorderà il suo martirio. Per gli amanti delle statistiche Gaetano Curreri (voce e tastiera), Giovanni Pezzoli (batteria), Roberto Drovandi (basso), Andrea Fornili (chitarra) torneranno in Largo Paone esattamente dopo 21 anni e la loro esibizione formiana sarà in assoluto la terza dopo un applaudito e raffinato concerto tenutosi un paio di anni fa in piazza Mattej in occasione dell’altra ricorrenza patronale , quella in onore di Sant’Erasmo. Gli Stadio non hanno esitato un istante ad accettare di tornare a Formia nell’ambito di una tournee estiva caratterizzata da poche ma selezionate date per continuare a promuovere “Miss Nostalgia”, il loro ultimo album uscito il 12 febbraio 2016, due giorni prima della trionfale vittoria della 66ª edizione del Festival di Sanremo nella sezione “Campioni” con lo struggente ed intimistico “Un giorno mi dirai”, del premio per la miglior cover con il brano “La sera dei miracoli”, per la miglior musica “Giancarlo Bigazzi” e il premio della sala stampa “Lucio Dalla”. Insomma il massimo che Gli Stadio avrebbero potuto centrare nel loro ritorno sul palcoscenico del teatro Ariston.
Naturalmente i riflettori degli addetti ai lavori e dei fans saranno puntati sulla storica anima di questa formazione, il maestro Gaetano Curreri, reduce dall’esibizione lo scorso settembre al “Modena Park” nel leggendario concerto di Vasco Rossi di cui è grande autore oltre che fedele amico. Se l’artista di Zocca ha firmato, per citare alcuni dei titoli, “La faccia delle donne”, “Acqua e sapone”, “Bella più che mai”, “Il Temporale” e “Lo zaino”, Curreri ha ricambiato scrivendo, tra gli altri, “Rewind”, “Ti prendo e ti porto via”, “Buoni o cattivi”, “Un senso”, “E adesso che tocca a me”, “Non vivo senza te” senza dimenticare le produzioni dei primi album e di canzoni come “Albachiara” e “Jenny”. Ma il gruppo ha una lunga genesi progressiva come band di accompagnamento di Lucio Dalla già a partire dalla metà degli anni settanta: il primo album del cantautore bolognese in cui compare la maggior parte del parco-strumentisti che darà origine agli Stadio è Anidride solforosa, del 1975. I futuri Stadio presenti in questo album sono Giovanni Pezzoli alla batteria, Marco Nanni al basso e Fabio Liberatori alle tastiere. Gli stessi musicisti li ritroviamo nel 1977 nell’album “Come è profondo il mare”. Al disco successivo, Lucio Dalla, che esce nel febbraio del 1979 si aggiunge il chitarrista Ricky Portera. Alla vigilia del tour “Banana Republic”, che vede l’uno a fianco dell’altro Lucio Dalla e Francesco De Gregori (che si fa invece accompagnare dai Cyan), alla line-up si aggiunge il tastierista e corista Gaetano Curreri, futuro cantante della band. La fondazione ufficiale del gruppo risale, tuttavia alla primavera del 1981 ed è lo stesso Dalla a sceglierne il nome, ispirato dall’omonimo quotidiano sportivo bolognese: nel corso della tournée estiva di Lucio Dalla, gli Stadio propongono le loro prime due canzoni, “Grande figlio di puttana” e l’energica “Chi te l’ha detto”, rispettivamente lato B e lato A del loro primo singolo a 45 giri, che esce alla fine dell’anno. Le due canzoni fanno parte della colonna sonora del film “Borotalco” di Carlo Verdone, assieme al brano “Un fiore per Hal”, anch’esso pubblicato nel primo album della band, Stadio, che esce nella primavera del 1982 per la RCA Italiana e che vede la partecipazione di Dalla, Ron e Jimmy Villotti (suo l’intro di chitarra in “Grande figlio di puttana”) come ospiti.
Nel 1983 è seguita la pubblicazione di un brano che ha segnato indelebilmente la loro carriera: “Acqua e sapone”, per l’omonimo film di Carlo Verdone. Lo stesso anno accompagnano in studio e in tour Ron con il quale registreranno anche l’album live “Tutti i cuori viaggianti” che vedrà aggiungersi al gruppo il chitarrista ritmico Marco Bonino e al basso Claudio Golinelli (in seguito collaboratore fisso di Vasco Rossi) al posto di Marco Nanni che invece suonerà il sassofono e le percussioni. E un altro anno importante per la crescita artistica di questa band è stato il 1984: al festival di Sanremo propose “Allo stadio” (parte integrante dell’album “La faccia delle donne” giungendo ultima. Niente paura. Tre anni prima capitato ad uno sconosciuto Vasco Rossi. Ma gli Stadio hanno collaborato e scritto anche per tanti altri protagonisti della canzone italiana degli ultimi 30-40 anni: Laura Pausini, Irene Grandi, Patty Pravo (su tutte la sanremese “Dimmi che non vuoi morire”), Noemi, Fabrizio Moro. Scoperto dagli Stadio e da Curreri (con cui scrisse “Fragole buone buone” e “Ci sei perché”), Luca Carboni ha firmato il suo primo testo per loro: “Navigando controvento”; “Eppoi C’è”, “Allo stadio”, “Dentro le scarpe”, “Vorrei”, “Puoi fidarti di me”, “Canzoni alla radio”, “Pelle a pelle”, “Bella tra le altre”. Con Francesco Guccini hanno collaborato per “Swatch”, “Per la bandiera”, “Jimmy” e “Una casa nuova”. Ma tante altre sono le collaborazioni d’autore. “Chiedi chi erano i Beatles” è la loro canzone-manifesto, rappresenta una metafora generazionale, come un filo di Arianna riavvolge storie, miti e passioni (su tutte quella per i Beatles, icone del tempo e delle mode). “Chiedi chi erano i Beatles” delinea bene la filosofia del gruppo (ossia, la memoria come collante delle emozioni e dei ricordi, come slancio ideale e indefinito) e la loro storia di musicisti e di uomini, storia che è ancora tutta da ascoltare.. Nel corso dei decenni il linguaggio della canzone si è evoluto, divenendo stereotipato o trascendendo ogni schema convenuto. Gli Stadio hanno sempre mantenuto una propria coerenza – declinando la loro duttilità musicale con l’inibitoria versatilità proprio della penna d’autore. I loro dischi (ogni volta tra i primi nelle classifiche di vendita) rivelano, così, una storia musicale che interseca quella di illustri colleghi, con cui hanno condiviso il palco, hanno provato, arrangiato, prodotto e suonato nelle grandi produzioni discografiche, scrivendo canzoni e continuando a scriverle…
Saverio Forte