FORMIA – Il rischio è fondato sempre di più… anche perché il peso politico e contrattuale di Formia è sempre più relativo. Venerdì mattina la città potrebbe perdere la sede del distretto socio-sanitario di Formia-Gaeta o, più correttamente, del sud pontino. Si tratta di rinnovare la convenzione che, scaduta lo scorso giugno durante lo svolgimento delle elezioni amministrative del comune di Formia, deve indicare il comune capofila che, da quando è stato istituito questo importantissimo organismo secondo i dettami delle varie riforme Bassanini, della legge 328/2000 e di quella regionale numero 38/1996, è sempre stato proprio… Formia. Il clima politico è cambiato, Formia conta sempre di meno sullo scacchiere istituzionale del comprensorio e la sua amministrazione è metaforicamente finita nella tenaglia che stanno manovrano a levante il comune di Minturno (a guida Partito Democratico) e a ponente quello di Gaeta (a guida Forza Italia).
“Venerdì vogliamo chiudere perché abbiamo atteso tanto e invano – hanno alzato la voce i sindaci Cosmo Mitrano e Gerardo Stefanelli – Dopo 20 anni è arrivato il momento che cambi il comune capofila nell’ambito di un principio, legittimo, di rotazione tra le amministrazioni comunali aderenti”.
Intanto il Comune di Gaeta ha già esternato la propria candidatura a diventare ente capofila, una scelta che deve essere formalizzata nella nuova bozza di convenzione. Ma Mitrano non vuole alimentare guerre di campanile ma su un punto non arretra di un millimetro sulla futura gestione di un organismo che nel settore delle politiche sociali e del welfare è destinatario di ingentissimi finanziamenti e contributi statali e regionali: “A me non interessa che il nuovo comune capofila del distretto dei servizi socio-sanitari diventi il mio – puntualizza il sindaco di Mitrano – o questo ruolo lo copra un altro comune del comprensorio. E’ fondamentale diversificare, innovare il tipo di risposte da garantire al territorio – si affianca il sindaco di Minturno, Gerardo Stefanelli – perché le istanze e le emergenze nella gestione del settore a favore delle fasce sociali più a rischio sono davvero molteplici….” Gaeta e Minturno mostrano i muscoli e hanno le ragioni, politiche e numeriche, per farlo.
Al momento sono del parere di cambiare il comune capofila del distretto anche i sindaci di Itri e di Santi Cosma e Damiano, Antonio Fargiorgio e Franco Taddeo, il primo alla testa di una lista civica (che guarda al centrodestra), il secondo dichiaratamente di Forza Italia. Il sindaco di Formia Paola Villa per conservare la sede del distretto può contare sui voti dei delegati dei comuni di Castelforte e di Ventotene ma non basta per contrastare l’alleanza Pd-Forza Italia che sarebbe stata benedetta dai due “Claudio” della politica provinciale, Moscardelli e Fazzone. Neanche se si riuscisse a convincere i Comuni di Ponza e quello di Spigno Saturnia, quest’ultimo commissariato e dunque non partecipante al voto.
La cordata che sostiene la conferma del Comune di Formia quale ente capofila del distretto socio-sanitario fa un ragionamento semplice: rinnoviamo la convenzione, non cambiamo nulla e mettiamoci al lavoro per trasformare il distretto in un consorzio pubblico (con l’adesione dell’Asl di Latina e della Regione) così come ci impone una delibera della Giunta regionale. Davanti a questa controproposta, rilanciata subito dopo il voto amministrativo di Formia dal neo capogruppo del Pd (partito dello stesso sindaco di Minturno) Claudio Marciano, sono insorti Stefanelli e Mitrano: “La delibera della Giunta regionale del Lazio l’abbiamo letta e riletta e la nascita del consorzio è facoltativa. Non è obbligatoria…”
A vestire in questi giorni i panni del mediatore è il sindaco di Itri Fargiorgio, convinto che su questa materia ma anche su altre “non possiamo dividerci. Non servono prove muscolari. Serve unanimità su una qualsiasi bozza di accordo”. Ma cosa prevedeva il “Lodo-Fargiorgio” così chiamato dall’assessore Dem del comune di Ventotene Francesco Carta? Semplice, l’approvazione dello Statuto del nuovo consorzio in ciascun consiglio comunale per capire realmente l’orientamento di ciascuna comunità. La richiesta è caduta nel vuoto, all’avvocato Fargiorgio – confessa l’interessato – non ha risposto nessuno, Formia compresa, assumendo a quel punto la decisione di “interfacciarsi” con i più determinati Gaeta e Minturno. Chi non ha avuto – per sua stessa ammissione – un altro tipo di risposta nell’imbarazzante assemblea dei sindaci del distretto della scorsa settimana al comune di Formia è stato il primo cittadino di Gaeta, Mitrano. Aveva chiesto alla professoressa Villa, quale “sindaco del comune capofila”, il bilancio e l’attuale disponibilità economico-finanziaria del distretto. In cassa ci sarebbero “ancora” sei milioni di euro. E se fossero stati spesi da parte del comune di Formia per evitare l’anticipazione di cassa? Sarebbe una bella rogna contabile, altro che comune ente capofila…
Saverio Forte