FORMIA – A sei anni e mezzo dal clamoroso provvedimento di sequestro, resta sotto chiave lo storico Pastificio Paone in piazza Risorgimento a Formia. Lo ha reso noto, dopo una serie articolate di udienze inaugurate lo scorso 5 aprile, il Tribunale del Riesame – presidente Valentini, giudici a latere Sergio e Morselli – secondo il quale non ci sono ancora i presupposti perché vengano rimossi i sigilli apposti nell’aprile del 2012, con le ipotesi di reato di lottizzazione abusiva e di abusivismo edilizio, da parte dei Carabinieri e dei Nipaf dell’allora Guardia Forestale.
Il Riesame per affrontare e decidere su questa intricatissima e delicata querelle aveva chiesto ed ottenuto dalla cancelleria del Tribunale di Latina e dalla stessa Procura di via Ezio il voluminoso carteggio tecnico-amministrativo che ha caratterizzato l’iter di trasformazione del vecchio sito industriale prima dell’invio degli inquirenti inviati dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano. Il collegio difensivo nominato dalla nuova governance dell’azienda alimentare formiana – formato dagli avvocati Luca Amedeo Melegari e Ciro Pellegrino – confidava in un accoglimento del suo ricorso alla luce della storica sentenza della Gran Camera della Corte di Giustizia Europea secondo la quale gli immobili sotto sequestro non sono confiscabili in caso di prescrizione del reale.
E’ la stessa situazione che è venuta a trovarsi per il pastificio Paone di Formia e il Riesame non ha revocato il sequestro perché dovrà essere il tribunale penale di Latina a dichiarare se per la riconversione dell’ex stabilimento alimentare si possa applicare le prescrizione.
La famiglia Paone aveva ottenuto nel 2008 dal Comune un permesso a co-struire per la trasformazione dello stabilimento di piazza Risorgimento e realizzarvi un centro commerciale di medie dimensioni e con i contratti di locazione formalizzati contribuire ad onorare gli impegni assunti con alcuni istituti di credito che avevano erogato importanti mutui per la realizzazione del più moderno sito produttivo nella zona industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno. La Procura di Latina ha sempre ipotizzato i reati di abuso edilizio e di lottizzazione abusiva perché – è la versione dell’accusa – il processo di trasformazione urbanistica necessitava di un piano di lottizzazione , di una variante ad hoc al piano regolatore generale. Nel loro ricorso al Riesame gli avvocati Melegari e Pellegrino hanno ipotizzato il contrario affermando che non ci fosse bisogno di alcun piano di trasformazione urbanistica dal momento che il vecchio pastificio Paone insiste in piazza Risorgimento dal 1878 e, dunque, ancor prima dell’entrata in vigore, nel 1980, del Prg del comune di Formia.
La famiglia Paone aveva ottenuto nel 2008 dal Comune un permesso a costruire per la trasformazione dello stabilimento di piazza Risorgimento e realizzarvi un centro commerciale di medie dimensioni e con i contratti di locazione formalizzati contribuire ad onorare gli impegni assunti con alcuni istituti di credito che avevano erogato importanti mutui per la realizzazione del più moderno sito produttivo nella zona industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno. La Procura di Latina ha sempre ipotizzato i reati di abuso edilizio e di lottizzazione abusiva perché – è la versione dell’accusa – il processo di trasformazione urbanistica necessitava di un piano di lottizzazione , di una variante ad hoc al piano regolatore generale. Nel loro ricorso al Riesame gli avvocati Melegari e Pellegrino hanno ipotizzato il contrario affermando che non ci fosse bisogno di alcun piano di trasformazione urbanistica dal momento che il vecchio pastificio Paone insiste in piazza Risorgimento dal 1878 e, dunque, ancor prima dell’entrata in vigore, nel 1980, del Prg del comune di Formia.
Questo caso di lottizzazione abusiva è uno dei filoni dell’inchiesta del “Sistema Formia e, su richiesta del nutrito collegio difensivo, sarà il Tribunale di Latina nella seconda udienza del processo in programma il prossimo 7 novembre ad effettuare una doverosa scrematura tra i capi d’imputazione perché finiti, dopo anni, nell’irreversibile imbuto della prescrizione. E il sequestro del pastificio Paone del 2012 è uno di questi…
Saverio Forte