FORMIA – Stalking? Macchè, voleva solo esercitare il diritto della patria potestà. Il Gup del Tribunale di Cassino, Salvatore Scalera, ha assolto perché il fatto non sussiste Vincenzo D.N., un perito informatico di 44 anni di Formia, al termi-ne di una vivace udienza preliminare nel corso della quale il sostituto Procuratore Alfredo Mattei aveva chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo. Al centro del dibattimento è finito quello che sarebbe avvenuto, tra l’aprile e l’agosto del 2016, al termine della relazione sentimentale tra l’uomo e l’ex convivente, Sonia D.P., una donna coetanea originaria di Fondi. Era nato un bambino che il 44enne chiedeva periodicamente di vedere tra le iniziali resistenze e i successivi dinieghi della donna.
Secondo la ricostruzione della Procura il 44enne le avrebbe inviato espressioni ingiuriose e minacciose al punto da provocarle un perdurante e gravo stato di ansia e paura”. Il Gup Scalera, al termine dell’udienza preliminare, ha condiviso le linee guida del difensore del 44enne, l’avvocato Mattia Aprea. Ha evidenziato nella sua arringa come il suo assistito non volesse affatto procurare alcun tipo violenza all’ex compagna – tant’è che ha intrapreso nel frattempo un’altra relazione sentimentale ca-ratterizzata dall’arrivo di un altro figlio – ma solo rivendicare il diritto di ve-dere e frequentare il primogenito che ora ha cinque anni. Il Tribunale ha scagionato il 44enne anche perché la sua ex compagna, assistita dall’avvocatessa Giuseppina Porceddu, nella querela aveva riportato soltanto parte degli sms ritenuti minacciosi: i loro testi integrali, se interpretati correttamente, hanno legittimato un padre, disperato, a voler rivedere il pro prio bambino.
Che il menage tra i due si fosse deteriorato la conferma è giunta dai messaggi che l’uomo aveva inviato all’ex convivente con offese rivolte ai familiari della stessa 44enne e la richiesta di riavere alcune regalie. “Voglio gli anelli che ti ho regalato, li ho pagati io, quindi me li devi dare senza troppe storie”. Il Gup ha prosciolto Vincenzo D.N. anche per un altro aspetto. La mamma del suo bambino lo aveva denunciato per stalking ma senza documentare nel-la querela i possibili danni, fisici e psicologici, subiti nel frattempo a causa di quel comportamento. Il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Cassino, in effetti, è arrivato ad una conclusione: un sms, seppur ingiurioso e minaccioso, è un indizio, la prova di un reato è ben altro…
Saverio Forte