GAETA – Una scommessa vinta. Il cambio di location, dal Castello Baronale di Minturno al Cinema Teatro Ariston di Gaeta, si è rivelato ottimale e apprezzato da tutti i registi che sono accorsi per presentare i propri cortometraggi e hanno potuto vedere proiettato il proprio film su uno schermo di dieci metri. La storica sala cinematografica del sud pontino, attiva dal lontano 1954 e oggi diretta da Rita Simeone, si è dimostrata come il luogo più naturale per ospitare una manifestazione di livello come Visioni Corte International Short Film Festival, organizzata dall’Associazione Culturale “Il Sogno di Ulisse” con il sostegno della Direzione Generale Cinema e dell’Assessorato alla Cultura della Regione Lazio. L’evento rientra tra le manifestazioni scelte dal Mibact per rappresentare l’Italia nell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018 e gode dell’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e dell’ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo ed è stato insignito per la seconda volta della Medaglia del Presidente della Repubblica.
Sabato scorso, durante la Cerimonia di Premiazione della settima edizione, brillantemente presentata dalla giornalista Erminia Anelli, sono state premiate le opere vincitrici delle 5 categorie in gara, ovvero fiction internazionale, fiction italiana, animazione, documentario e videoclip e assegnati i premi tecnici.
I vincitori sono stati decretati dalla giuria tecnica formata da Pietro De Silva, presidente di giuria, attore e regista; Cristiana Astori, scrittrice e traduttrice; Francesca Bertuzzi, scrittrice e sceneggiatrice; i critici cinematografici Claudio Bartolini, Roberto Donati e Alessandro Izzi; Ferdinando Maddaloni, attore e regista; Giorgio Mennoia, direttore del CUT di Cassino; Luigi Parisi, regista Mediaset.
Per la categoria CortoAnimation il premio è andato a “Run, Rostam, Run” (Iran) di Hossein Molayemi “per aver saputo raccontare, in maniera originale e molto ironica, il cambiamento della sua terra, in cui convivono tradizione e modernità, attraverso una storia antica ma attualizzata, imperniando il film di un autentico amore per ciò che essa rappresenta, ma anche di tenerezza per ciò che i suoi abitanti sono oggi”.
Terraform (Olanda/Indonesia) di Sil Van Der Woerd e Jorik Dozy si è aggiudicato il premio CortoDoc e anche il Premio del Pubblico “per aver saputo raccontare, in maniera immediata, originalissima e autentica, anche attraverso l’uso di effetti speciali ben dosati, le condizioni dei minatori di zolfo in Indonesia, che lavorano pericolosamente e senza nessuna protezione. Una storia vera e attuale, un modo diverso di far conoscere una realtà che va combattuta e cambiata”.
Un ex equo tutto italiano, invece, per il premio CortoMusic andato a “Flamenco” di Alberto Nacci e “She seemed to be crying” di Marco Gallo e Mattia Caroli.
Due premi anche per “Clac!” (Francia) per la regia di Fabien Ara, cortometraggio in anteprima italiana, che si è aggiudicato la categoria CortoFiction International e la migliore interpretazione femminile di Marie Boissard. Il regista e l’attrice erano affiancati anche dall’attore Serge Barbagallo. Motivazione: “Per aver saputo raccontare con originalità e molta ironia, in modo quasi grottesco, una storia drammatica in cui la coralità degli attori diventa predominante e autentica. Un modo volutamente leggero per parlare di un argomento importante come la malattia e il testamento biologico, lasciando allo spettatore molti spunti di riflessione”.
Gli altri premi tecnici sono stati: miglior regia ad Alessandro Grande per “Bismillah” (Italia); miglior sceneggiatura ad Arian Vazirdaftari per “Mesle Bache Adam” (Iran); miglior fotografia a Niklas Hoffmann per “Irgendwer” (Germania).
Due premi anche per “Io non ho mai” di Michele Saia per la migliore musica, andato al Maestro Piernicola Di Muro, e il CortoBike, il premio assegnato dal Comitato Spontaneo di Mobilità Sostenibile.
Infine, Menzione speciale per il documentario “Radici di ferro” (Italia) per la regia di Fred Cavallini con la seguente motivazione: “Per aver raccontato una storia particolare ma che appartiene a tutti. Il cambiamento che non coincide solo con un fattore anagrafico, ma soprattutto metodologico. Una storia di “rovine” fatte dagli uomini e dal loro passaggio sul tempo che passa. Una ricerca mirata al segno che la nostra esistenza ha lasciato, le nostre radici di ferro, appunto”.
Durante la serata è stata presentata in anteprima nazionale la versione cinematografica del cortometraggio “Il nome che mi hai sempre dato” di Giuseppe Alessio Nuzzo, girato proprio a Gaeta e ispirato alla commovente storia di Giuseppe Giordano, anziano vedovo gaetano che porta ogni giorno la foto dell’amatissima moglie scomparsa sul lungomare, dove tutto ebbe inizio.
“Questa 7^ edizione di Visioni Corte – dichiara il direttore artistico Gisella Calabrese – è stata intensa, carica di novità, eventi, persone, cosa da fare, emozioni, amici vecchi e nuovi, buon cibo e soprattutto piccoli, grandi film. Abbiamo fatto un salto, che per molti aspetti era un salto nel vuoto, un piccolo azzardo che ha parecchio destabilizzato, ma considerando la crescita del festival, era un passaggio necessario e, soprattutto, fortemente voluto nell’ottica di un miglioramento continuativo. Il Cinema Teatro Ariston ci ha accolti con affetto e disponibilità, come mai ci era successo prima. Anche per Rita Simeone, proprietaria della storica sala cinematografica del sud pontino, era un rischio, perciò siamo ancora più felici di com’è andata questa edizione. Il pubblico ha risposto molto bene, di sera in sera è aumentato progressivamente e soprattutto si è appassionato, rimanendo sempre attento e informandosi di continuo. Siamo sulla strada giusta per crescere e migliorare sempre di più”.