GAETA – E’ rimasto deluso chi pensava che la delibera della Giunta Regionale del Lazo di avviare l’iter di presentazione di una proposta di “Zls”, la zona logistica semplificata, da estendere sulle aree portuali di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta potesse far rientrare la rivolta degli operatori di quest’ultimo scalo contro la gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale nei confronti del “Salvo D’Acquisto”. Le finalità illustrate dagli assessori ai Lavori Pubblici, Tutela del Territorio e Mobilità e allo sviluppo economico, Mauro Alessandri e Artigianato, Gian Paolo Manzella, di creare le migliori condizioni per attrarre nuovi investimenti e contribuire alla competitività, alla crescita economica e all’incremento dei livelli occupazionali nell’intero sistema dei porti commerciali della Regione Lazio non hanno fatto che indispettire gli stessi operatori portuali mentre erano in attesa di incontrare l’avvocato Alfredo Zaza D’Aulisio per impugnare davanti al Tar del Lazio un recente e discusso provvedimento del presidente dell’Authority Francesco Maria di Majo, il decreto 245/18 del 23 Agosto con cui l’ex Authorità portuale del Lazio ha fissato una nuova tariffa a carico degli stessi operatori per i servizi di gestione e manutenzione degli impianti fognari.
Di cosa si tratta? E’ un balzello che impone ai concessionari il pagamento di 20 centesimi di euro per ogni tonnellate di merce renfusa movimentata per lo smaltimento delle acque meteoriche di ogni precipitazione atmosferica. “Questo tributo – ha osservato il presidente dell’associazione che raggruppa gli operatori portuali di Gaeta, il professor Damiano Di Ciaccio – va nella direzione di compromettere la competitività del nostro scalo commerciale già compromessa dalla carenze di infrastrutture.”. Il responsabile della sede di Gaeta (e da qualche settimane) di quella di Fiumicino dell’ex Authority, Lucio Pavone, considera un “atto dovuto” del decreto 245 del presidente di Majo perché “non fa altro che rispettare il regolamento sulla gestione e contrasto delle polveri che gli stessi operatori portuali – ammette Pavone – avevano contributo ad elaborare e ad approvare in seno al comitato tecnico di Civitecchia. Tutti vogliono un porto pulito ed ecosostenibile e gli stessi operatori contribuiscano anche a loro, insieme a noi, al perseguimento di questo comune obiettivo”. Mentre si profila una guerra legale davanti il Tar di Roma, gli operatori portuali di Gaeta hanno voluto commentare così alle dichiarazioni di Pavone: “Avendo investito oltre che le proprie risorse gran parte della propria vita allo sviluppo del porto siamo fortemente impegnati – aggiunge il professor Di Ciaccio a difendere i propri diritti e il completamento di quel progetto che non può restare un sogno.”. Intanto, oltre a questo tributo, c’è un altro argomento (di cui si sa poco) che sta contrapponendo gli operatori portuali di Gaete e l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale. Si tratta di un orientamento, scaturito nei giorni scorsi al termine di un vertice tra le due parti, teso a localizzare l’attuale pontile Petroli dell’Eni dall’attuale e discusso sito de La Piaja al’interno del porto commerciale di Gaeta che, se attuata – “determinerebbe , oltre i conseguenti danni ambientali, la fine – scrive testualmente il professor Di Ciaccio – dell’attività portuale commerciale a Gaeta.”
E questa fortissima contrapposizione arriva all’indomani dell’approvazione da parte della Giunta regionale del Lazio che, avviando l’iter di istituzione delle Zls di cui dovrà occuparsi la presidenza del consiglio dei Ministri – sosteneva come la zona logistica semplificata punti “alla semplificazione amministrativa in favore delle imprese come misura chiave per favorire lo sviluppo economico: tempi ridotti e certi per ottenere autorizzazioni e nulla osta, esenzioni e agevolazioni fiscali, oltre che doganali. Insomma delle vere e proprie ‘zone a burocrazia zero”. Gli operatori del porto commerciale di Gaeta, intanto esprimono la propria preoccupazione più complessivamente per lo stallo delle attività portuali della città “mentre si organizzano (nei scorsi scorsi a Sabaudia e nella stessa Gaeta) in nome dell’ “Economia del Mare” convegni che, sfruttando l’accattivante termine, di tutto si occupano tranne che delle vere problematiche del settore – aggiunge il presidente Di Ciaccio – Non si riesce a capire se della famiglia dell’”Economia del Mare” faccia parte o meno anche la portualità commerciale puntualmente ignorata. La Camera di Commercio e Confcommercio Lazio sud, promotori della iniziativa e soci dell’associazione degli Operatori del Porto , ancora una volta dimenticano di coinvolgere gli operatori. E’ forse il porto di Gaeta estraneo alla Economia del Mare? Se si, qualcuno ce ne spieghi la ragione!! Si dovrebbero conoscere i sacrifici che gli operatori stessi stanno sostenendo in un momento difficile non solo a livello locale ma Nazionale. Gli stessi organizzatori di convegni ben sanno anche quanto difficile è stato ed è il rapporto con l’Autorità Portuale di Civitavecchia che spesso dimentica il ruolo dettato dalla legge 84 in merito alla promozione dei porti perché distratta su altre direzioni.” E ancora un affondo viene riservato alla conclusione di quest’ultima Giornata Nazionale della Economia del Mare che , “oltre a fornire dati tutti da verificare, non tiene minimamente in considerazione l’attività del porto commerciale.
Il comunicato infatti si sperde in una serie di dati su ristorazione e attività sportive o ricreative con qualche accenno ai grandi yacht e navi da crociera nonostante la presenza del Presidente dell’Autorità di Sistema del Mare Tirreno Centro Settentrionale..”. I problemi sono ben altri, sono di appetibilità del porto commerciale di Gaeta che sta scontando, suo malgrado e nonostante il generoso protagonismo dei suoi stessi operatori, un’irrisolta carenza infrastrutturale, interna ed esterna: “Su input della Camera di Commercio di Latina ben oltre venti anni fa è partita la progettazione de porto commerciale di Gaeta che ha portato poi alla approvazione dell’attuale piano regolatore portuale ancora in fase di completamento. Ebbene, cosa si fa oggi per promuovere lo sviluppo dello scalo e mettere a frutto anche le risorse economiche che sono state investite con fondi Nazionali ed Europei che potrebbero diventare la maggior fonte di sviluppo di sviluppo unitamente al turismo? – s’interroga concludendo il professor Di Ciaccio – E’ tempo che chi crede di occuparsi dell’”Economia del Mare” si faccia carico di intervenire presso l’Autorità Portuale, oora Autorità di Sistema, che spesso è molto concentrata solamente su Civitavecchia o Fiumicino dimenticando il ruolo strategico che il nostro porto potrebbe avere per il Lazio Meridionale”.
Saverio Forte