TERRACINA – L’onorevole Raffaele Trano, capogruppo del M5s in commissione Finanze, è intervenuto alla camera dei deputati per ricordare le vittime del maltempo e rappresentare la situazione di molti imprenditori in ginocchio. Nella parte conclusiva ha anche portato all’attenzione del parlamento, a 6 anni di distanza, la strana anomalìa dei luoghi colpiti dalla tragedia del Rio d’Itri. “Signor Presidente, onorevoli colleghi – sono state le sue parole – Sono giorni di lutto per diverse regioni italiane. Dal Veneto fino alla Sicilia il maltempo unito ad abusivismo edilizio, cattiva manutenzione e dissesto idrogeologico ha generato una vera e propria strage. Nelle due province del Lazio Meridionale le segnalazioni meteo si sono trasformate in tragedia per quattro nostri conterranei. La città di Terracina ha riportato danni paragonabili a quelli causati da un bollettino di guerra. Viale della Vittoria irriconoscibile, Palazzi compromessi e sventrati, anziani evacuati in tutta fretta, lo stesso comune reso inagibile, come hanno potuto constatare le autorità di ogni ordine e grado giunte sul posto. Tra le prime emergenze che ha dovuto affrontare la prefettura di Latina, oltre alla costituzione del centro di emergenza presso Terracina, c’erano le oltre 50.000 utenze rimaste per ore senza energia elettrica. Ancora una volta abbiamo potuto toccare con mano tutte le criticità della viabilità sulle strade Pontina ed Appia, interrotte in più punti. Sugli automobilisti in transito sono caduti una ventina di alberi, uno ha sfiorato una cisterna. Dovranno essere riviste le essenze arboree, perfino i cimiteri sono diventati pericolosi. A Sezze è stata scoperchiata la cattedrale. La normale vita quotidiana è stata sconvolta, ed a soffrirne sono anche i bambini, privati dell’uso di scuole e strutture sportive. Ad una settimana di distanza nell’area centro meridionale della provincia all’orrore di chi ha visto la morte con gli occhi si sta aggiungendo l’angoscia degli imprenditori di non riuscire più a riprendere la propria attività.
Visitando i luoghi del disastro ho trovato in mezzo al fango da spalare serre spianate, raccolti andati perduti, strutture in ferro inservibili da smaltire. Ma la cosa più grave è che le aziende agricole non ce la fanno a ripartire da sole perché ancora pesano sulle loro spalle i mutui sulle strutture distrutte. A Sperlonga, l’unica realtà industriale è ferma, mentre a Gaeta si registrano danni ingenti ai capannoni portuali ed alla merce stoccata all’interno. La piscicoltura è in ginocchio con gabbie disancorate e migliaia di spigole ed orate sparse per tutto il Golfo.
Gli abitanti di queste terre operose attendono una risposta rapida per poter ripartire concretamente. I risarcimenti distribuiti a seguito di precedenti riconoscimenti dello “stato di calamità naturale” hanno scontato in molti casi ritardi inaccettabili per la solita burocrazia.
In un contesto di prevenzione, mai affrontato purtroppo a fondo, rientra anche l’assetto idrogeologico costiero del Sud Pontino, dove nella nottata tra il 31 ottobre ed il Primo novembre di 6 anni fa, sempre a causa del maltempo, si è verificata un’altra tragedia. Eppure quei luoghi per chi ha esaminato i progetti di risanamento, contrariamente a quanto risulta nel Pai (piano di assetto idrogeologico) regionale, non rientrano tra le iniziative finanziabili.
Con l’occasione vorrei ringraziare i vigili del fuoco e la protezione civile che hanno lavorato senza sosta a servizio della comunità. Anche noi faremo la nostra parte fino in fondo perché nessuno rimanga indietro.”
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