GAETA – Presa di posizione dell’onorevole Raffaele Trano e del Senatore Emanuele Dessì sulle indagini per “licenze facili” che vedono indagate 11 persone. Nel silenzio generale della politica l’unico ragionamento organico è stato espresso ieri dai due parlamentari del movimento 5 stelle. Un black out dei partiti tradizionali a tutti i livelli e delle liste civiche locali che evidentemente annaspano davanti a notizie di questo tenore. “Apprendiamo dagli organi di stampa – si legge in una nota – della chiusura delle indagini per una serie di “licenze edilizie facili” rilasciate dal comune di Gaeta. Constatiamo che la sofferta indagine, partita dal sequestro preventivo dei carabinieri della tenenza di Gaeta degli immobili fronte mare a due passi dalla spiaggia di Serapo, è stata sviluppata dalla guardia di finanza di Formia su input della procura di Cassino che ha ipotizzato un fenomeno corruttivo, con la commissione di reati commessi in concorso e reiterativamente. Proprio queste caratteristiche devono però indurre a riflettere. Non si tratterebbe infatti di singoli episodi ma di un vero e proprio sistema, una scorciatoia percorribile e collaudata. Per la speculazione iniziale, 14 appartamenti dal notevole valore data la posizione, bisognerebbe poi valutare se i soggetti ritenuti proprietari, lo siano effettivamente per conto proprio o siano solo degli intermediari di altri investitori, come era già emerso alcuni anni fa”. Dunque, i due esponenti politici nazionali fanno balenare l’ipotesi dell’esistenza di prestanome. Come se fosse stato individuato un primo step, ma ci fosse da scavare molto oltre. A Gaeta non sarebbe la prima volta che un amministratore di società sia coinvolto in questa veste. Aspetto, quello dei “fruitori” delle licenze, che si intreccia con quello dei funzionari municipali addetti a rilasciarle. Chi doveva controllarli? Chi deve adeguare ora le mansioni della pianta organica del comune rispetto all’inchiesta giudiziaria dato che ormai è stato recapitato anche l’avviso di ‘chiusa’ inchiesta? Nasce dunque una questione di trasparenza amministrativa e di provvedimenti per arginare il fenomeno corruttivo, dato che proprio la corruzione è tra le contestazioni, a vario titolo, fatte dalla procura di Cassino. “Non meno preoccupante – concludono Dessì e Trano – è la vicenda vista dal lato dei dipendenti coinvolti. In particolare Accetta era stato spostato dalle amministrazioni precedenti per poi riassumere lo stesso ruolo nell’attuale (fino al 2016, attualmente è in forza al settore polizia locale). Il responsabile dei procedimenti disciplinari, come previsto dal regolamento interno comunale si è attivato dato che la notizia dell’inchiesta è di pubblico dominio? C’è poi una questione legata strettamente ad un profilo di anticorruzione. In un comune limitrofo l’organo comunale si sta rivelando fondamentale nelle tempestività, avendo riconosciuto nell’iter giudiziario gli elementi necessari a bloccare i pagamenti di una ditta. Auspichiamo dunque che anche il responsabile anticorruzione del comune oggetto di indagine si attivi nei confronti degli organi preposti.