CASTELFORTE – Mano pesante della Procura della Repubblica nei confronti di Antonio Mendico, l’autotrasportatore di 43 anni di Castelforte accusato di aver provocato la morte, al termine di una presunta lite scoppiata per futili motivi, di Eduardo Di Pastena, di 50 anni. Nella sua requisitoria durante il processo che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera il sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini ha chiesto 10 anni e 8 mesi di reclusione per Mendico, accusato, dopo un contatto accidentale, della caduta – avvenuta nella tarda serata del 3 giugno 2017 – di Di Pastena.
L’episodio si verificò all’esterno di un bar nella centralissima via Alfredo Fusco a Castelforte e le condizioni dell’aggredito risultarono subito molto gravi. L’autotrasportatore cessò di vivere, dopo una lunga agonia tra diversi ospedali e strutture sanitarie private dell’intera regione, la sera del 1 gennaio scorso. Si trattò di un evento drammatico che causò anche l’avvio di un processo bis, non più con l’accusa di lesioni gravissime – nel frattempo incardinatosi davanti il giudice unico del Tribunale della città martire Donatella Perna ma sospeso dopo la morte della vittima – ma di omicidio preterentenziale. La sentenza è prevista per il prossimo 22 novembre quando sarà anticipata dall’intervento di uno dei due legali difensori, l’avvocato Pasqualino Santamaria. L’arringa del collega Renato Archidiacomo ha vivacizzato l’udienza in cui è stata formalizzata la richiesta del Pm Nomi Bulgarini, avvenuta tenendo conto dello “sconto” di un terzo della eventuale pena richiesto dalla stessa difesa.
La requisitoria della Procura è stata definita “esagerata” sulla scorta dello stato clinico, non proprio ottimale, di Di Pastena nel momento del presunto contatto con Mendico junior. “L’istruttoria, già completata, ha chiarito oltre ogni dubbio che il decesso di Eduardo Di Pastena è avvenuto per un evento violento e traumatico completamente scollegato da un suo eventuale stato di ebbrezza”. A dichiararlo sono stati, a più riprese, i legali di parte civile, Giuliano e Antonio Russo, da mesi in prima linea per difendere le ragioni di Isabella Gozzi e Antonio Di Pastena. Il Tribunale di Cassino, prima di trasmettere gli atti alla Procura dopo la morte del povero Adolfo, aveva emesso un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari che, impugnata da Mendico, venne confermata dal Riesame di Roma.
Questa ordinanza fece seguito – ricordano i legali di parte civile – alla prima emessa dal Gip del Tribunale di Cassino e pure impugnata e confermata. Allo stato, almeno 10 giudici – tra Gip, Tribunale ordinario e del riesame – hanno ritenuto sussistenti gravi indizi di colpevolezza in capo all’imputato per ciò che concerne la procedura cautelare”. Gli avvocati Giuliano e Antonio Russo hanno confermato una circostanza importante che potrebbe “pesare” sull’andamento del processo penale: “Su istanza della parte civile – avevano scritto in una nota congiunta – il Gup del Tribunale di Cassino ha recentemente emesso un’ordinanza di sequestro di tutti i beni patrimoniali del Mendico al fine di soddisfare eventuali richieste di risarcimento del danno”.
Saverio Forte
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