FONDI – Con la notifica di tre provvedimenti cautelari eseguiti dagli agenti del commissariato di Polizia di Fondi sulla scorta di una sentenza definitiva della Corte di Cassazione cala definitivamente il sipario su uno dei più gravi tentativi di estorsione compiuti negli ultimi anni sul territorio, soprattutto in relazione alle modalità eseguite e ai protagonisti coinvolti. Gli uomini del Vice commissario Franco Pellegrino hanno notificato la sentenza della Cassazione passata in giudicato nei confronti di Errico Di Silvio, 44 anni di Sora, appartenente alla nota famiglia rom, di Nico Carroccia, di 36 anni di Lenola – condannati rispettivamente a cinque anni di reclusione – e di Paolo Manna, di 32 anni, di Fondi, che invece dovrà scontare tre anni e mezzo di carcere.
Il pronunciamento della Cassazione riguarda il tentativo di estorsione compiuto il 17 ottobre 2014 ai danni di un allevatore, all’epoca 26enne, di Monte San Biagio, nei confronti del quale, dopo reiterate minacce, Di Silvio e Manna chiesero un acconto di un’estorsione di 20mila euro. L’allevatore, impaurito, si confidò e di rivolse al comandante della Polizia Locale del comune di Monte San Biagio e la sua azione fu determinante per consentire al commissariato di Polizia di Fondi, all’epoca diretto dal Vice questore Massimo Mazio, di avviare le prime e determinanti indagini. Venne informata la Procura di Latina che autorizzò la simulata consegna di poche centinaia di euro da parte dell’allevatore monticelliano. All’appuntamento c’erano però anche gli agenti del commissariato di Fondi che arrestarono in flagranza Di Silvio e Manna, il primo attualmente in carcere dopo aver essersi assunto le sue responsabilità sull’episodio estorsivo, il secondo che invece tornò ben presto ad essere una persona libera. Ma le indagini della Polizia non si sono mai esaurite , finalizzate ad individuare il vero responsabile di questa banda di taglieggiatori. Grazie ad una corposa attività probatoria, svolta in stretta collaborazione con la Questura e la Procura del capuologo pontino, il vero regista di questa organizzazione è stato considerato Nico Carroccia, il pluripregiudicato di Lenola che conobbe casualmente in carcere l’allevatore di Monte San Biagio durante una sua precedente permanenza in carcere per altri reati.
Carroccia si difese avanzando un alibi: nel giorno della consegna del danaro della vittima si trovava ai “domiciliari” per essere stato ritenuto il mandante di un grave atto intimidatorio – furono sparati alcuni colpi di pistola – ai danni dell’auto di un ispettore di Polizia di Fondi che indagava su di lui. Ma le indagini della Polizia hanno confermato sì la circostanza ma hanno grazie evidenziato, grazie ad una capillare attività di intelligence sul territorio, che a tenere le fila di questa banda era proprio Nico Carroccia…
Saverio Forte
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