GAETA – Se la sua partecipazione era quasi scontata al consiglio comunale straordinario di Formia di giovedì pomeriggio sulla querelle del ventilato trasferimento del pontile petroli dell’Eni, ora lo è un po’ meno dopo l’arrivo al protocollo dell’Autorità di sistema portuale del Tirreno centro settentrionale di una Pec del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, che ha ufficializzato quanto si anticipava da qualche giorni: l’avvio di una verifica ministeriale sull’operato del presidente Francesco Maria Di Majo dell’ex Autorità portuale del Lazio sotto la cui giurisdizione ricadono i porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. La Pec del Ministro pentastellato è stata secretata ma in effetti ha chiesto soltanto la disponibilità di una stanza in cui gli ispettori del dicastero nei prossimi giorni dovranno verificare l’operato dello stesso avvocato romano e dei dirigenti del network su almeno cinque punti della recente governance dell’ex Authority portuale del Lazio.
Il presidente di Majo sarà commissariato e, dunque, addio ai sogni di gloria della Lega di Formia di avviare un percorso politico, anche romano, per aderire al network dei principali portuali del Lazio? Sembrerebbe proprio di sì, anche l’avvio da parte di Toninelli dei suoi “007” è coinciso con l’iscrizione del nome del presidente Francesco Maria di Majo nel registro degli indagati presso la Procura della Repubblica di Civitavecchia con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio relativamente all’affidamento dell’incarico di coordinamento del servizio di sicurezza, denominato “Port Authority Security”, presso il principale scalo dell’Autorità di sistema, quello di Civitavecchia. Le vertenze aperte e non risolte, poi, sono tante e tali presso lo strategico porto di Roma che il ministro Toninelli ha deciso di avviare un’azione di monitoraggio tecnico-amministrativo interno prima di decidere la nomina di un commissario a metà della durata del mandato di di Majo.
Il governo giallo-verde ha capito poi che il presidente dell’Adsp non gode più della protezione politica garantita sinora dal Senatore e neo segretario regionale del Pd Bruno Astorre e del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Il presidente di Majo avrebbe tentato nei giorni scorsi di aprirsi un ombrello protettivo in casa Lega ma a far precipitare la situazione è stato il contenuto di un decreto dei giorni scorsi del presidente di Majo con cui nominava la commissione che deve individuare il nuovo amministratore unico della “Pas”. Il presidente di Majo si autonominato insieme al responsabile della filiale di Gaeta e della commissione del controllo analogo dell’ente nei confronti della “Pas” Lucio Pavone e a Gianni Perticarà, dirigente del “Port Authority Security”, dell’ufficio sicurezza dell’ente e responsabile unico del procedimento. A gettare poi ulteriore benzina sul fuoco e della confusione ci ha pensato il vice presidente della Camera dei Deputati e uno dei massimi vertici dei Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli.
In un’interrogazione parlamentare presentata proprio a Toninelli il parlamentare romano dei Fdi aveva chiesto esplicitamente di verificare la possibilità di revocare il mandato presidenziale di di Majo elencando una serie di insuccessi manageriali. “Dall’insediamento del nuovo presidente, avvenuto nel novembre del 2016, il porto di Civitavecchia è precipitato in una crisi occupazionale e dei traffici senza precedenti – aveva esordito Rampelli – Il traffico dell’ortofrutta rischia di scomparire dallo scalo a causa di un’ordinanza presidenziale del luglio 2018 sullo scarico della merce che ha messo in contrapposizione il concessionario Cfft e la Roma Terminal Container spa, e la cui conseguenza inevitabile sarà l’ennesima richiesta, di risarcimento danni milionaria all’Authority, oltre quella già presentata dalla Rtc. Il presidente Di Majo non è riuscito ad assolvere l’espresso mandato ricevuto dal proprio comitato di gestione per chiudere una trattativa con Totalerg spa e Raffineria di Roma Spa, e ha portato il bilancio dell’ente al rischio di default tecnico, fatto che, ad avviso dell’interrogante, impedirà all’Autorità di sistema portuale di accedere al mutuo Bei di 195 milioni di euro destinato allo sviluppo del network – ha rimarcato Rampelli – L’Autorità di sistema portuale del presidente Di Majo ha interrotto ogni rapporto con il comune di Civitavecchia, appellando la sentenza del Tar che dava ragione all’ente locale sulla validità dell’accordo stipulato dal presidente Monti.
E poi è in atto la distruzione progressiva della Port Authority Security srl (Pas): la nomina dell’attuale amministratore unico della Pas è al vaglio della procura della Repubblica di Civitavecchia perché sulla procedura di selezione è stato presentato un esposto che contesta la partecipazione del presidente Di Majo alla commissione di valutazione, nonostante la sua incompatibilità – da lui smentita – in quanto alle selezioni partecipavano un dipendente dell’Adsp e uno della Pas. Sul bilancio della società pesano consulenze ed incarichi assegnati sotto la presidenza di Di Majo per centinaia di migliaia di euro, nonché i costi del direttore tecnico, il dottor Conte, assunto nel febbraio 2018 con uno stipendio di oltre 200 mila euro annui – e sul cui curriculum sono state rilevate criticità – e ora nominato anche amministratore unico della Pas con quella che appare all’interrogante una palese ed inaccettabile duplicazione di ruoli; sarebbero state altresì rilevate criticità sotto la presidenza Di Majo in merito all’affidamento di consulenze ed incarichi legali e l’opacità che, a giudizio dell’interrogante, sta connotando la gestione amministrativa dell’Adsp durante il mandato del presidente Di Majo, il default tecnico dell’ente e l’incremento del contenzioso amministrativo, non possono, sempre ad avviso dell’interrogante, non configurare elementi di valutazione in ordine alla idoneità dell’Avvocato Di Majo a ricoprire l’incarico di presidente dell’Adsp”. Da qui la richiesta – secondo quanto prevede il decreto legislativo numero 169 del 2016, “di adottare iniziative al riguardo, posto che le descritte condotte del presidente Di Majo, secondo l’interrogante, possono comportare un danno alle casse dello Stato”. Intanto a Formia si continua – ma senza alcuna valida interlocuzione – a parlare del pontile petroli dell’Eni di cui si chiede il definitivo allontanamento dal Golfo di Gaeta. Domenica sera, presso la sala “Falcone e Borsellino” del comune di Formia, si è svolta l’assemblea pubblica “No Pontile” che, alla presenza del neo sindaco Paola Villa, ha fatto il punto sulle iniziative in corso, incentivate dopo l’annuncio del presidente di Majo che una proposta di delocalizzazione della struttura avrebbe riguardato il porto commerciale di Gaeta e, dunque, in una zona più vicina al litorale di ponente di Vindicio a Formia e questo dopo che l’Eni ha attualmente ottenuto una proroga per la permanenza della struttura di altri quattro anni, a seguito della scadenza della concessione del 2017.
L’Assemblea “No pontile”, costituita da cittadini, partiti, associazioni e sindacati di categoria, ha rinnovato la sua richiesta di dismissione del pontile o la sua delocalizzazione off shore “per il fatto che la sua presenza pone l’area abitativa ad un forte rischio di incidenti. L’ evacuazione in caso di sversamenti di petrolio o incendi sarebbe difficilissima, inoltre la vivibilità del nostro mare è inevitabilmente compromessa in caso di insistenza sul territorio del pontile stesso. Secondo una direttiva regionale del 2010, quella del golfo è considerata area sensibile, ma questo vincolo è completamente disatteso dalla presenza del pontile. La questione Eni è in piedi da anni, nell’indifferenza della politica che, in nome di interessi esclusivamente economici, ha sottoscritto atti che fanno riferimento solo ad una riallocazione del pontile in area commerciale, cosa che non ridurrebbe assolutamente il suo devastante impatto ambientale.”. L’assemblea si è pronunciata a favore della costituzione di un tavolo di confronto alla presenza dei politici locali, regionali e dei cittadini che prenda posizioni sugli attuali progetti di utilizzo dell’area del golfo, come area sensibile e su decisioni di interesse comune. Il comune di Formia, nella persona del sindaco Paola Villa, ha “condiviso le posizioni dell’assemblea senza condizioni, a prescindere dagli attuali studi di fattibilità.”
Saverio Forte