PONZA – Non ci fu nessun regalo di terreni al tecnico del Comune di Ponza, per il geometra Pompeo Scotti, responsabile dell’ UTC del comune di Ponza all’epoca dei fatti, caduta la grave accusa di corruzione, ovvero di avere ricevuto dei terreni in cambio di concessioni edilizie. Restituiti tutti i beni che erano stati sequestrati dalla finanza per un valore di circa mezzo milione di euro. Una vicenda che risale a qualche anno fa e che fece un gran parlare sull’isola.
Il processo è stati incardinato presso il Tribunale di Cassino in composizione collegiale (Presidente dottor Capurso).
All’esito dell’istruttoria dibattimentale il pubblico ministero d’udienza era la dottoressa, Chiara D’Orefice, chiedeva 4 anni e 6 mesi per il Tecnico Comunale Pompeo Scotti e per i due proprietari dell’appartamento condonato, Giuseppe Porzio, fratello di Pompeo ex sindaco di Ponza, e Maria Scotti (pena determinata per la corruzione in continuazione con l’ipotesi di falso in atto pubblico), 4 anni per il figlio del tecnico comunale Silverio Scotti per aver concorso nell’ipotesi della corruzione in atti pubblici perché sarebbe diventato proprietario dei quattro appezzamenti di terra a Ponza gratuitamente in seguito ad una compravendita definita fittizia dalla Procura, 8 mesi per il tecnico istruttore della pratica architetto Antonio Carnevale e il sequestro di tutti i beni e le somme sequestrate inizialmente ai fini della confisca degli stessi.
La sentenza invece ha dichiarato colpevoli del solo reato di falso in atto pubblico il tecnico comunale Scotti, l’architetto Antonio Carnevale e i due proprietari dell’appartamento condonato, mentre non condannava il figlio del tecnico comunale, uscito totalmente indenne dalla sentenza. Inoltre è stato disposto il dissequestro i tutti i beni e la restituzione agli aventi diritto in quanto è caduta l’ipotesi sia di corruzione che di abuso edilizio per prescrizione.
Secondo la perizia dell’ingegnere Ricci di Latina (prodotta dalle difese durante l’istruttoria dibattimentale) che aveva stilato anni prima per la procura di Latina (2006) già la consistenza dell’appartamento condonato era superiore ai 100 metri quadrati e quindi non reggeva la tesi della procura di Cassino, secondo cui al 2009 alcune parti dell’immobile non sussistevano, non potendo di conseguenza essere condonate perchè non antecedenti all’ultimo condono che c’è stato in Italia.
All’esito della sentenza i difensori, gli avvocati Piergiorgio Di Giuseppe per il tecnico comunale Pompeo Scotti (responsabile dell’ufficio urbanistico del comune di Ponza) e per il figlio Silverio Scotti, l’avvocato Mattia Aprea per i coniugi Giuseppe Porzio e Maria Scotti (i proprietari dell’appartamento condonato) e l’avvocato Virginio Palazzo difensore di Antonio Carnevale (tecnico istruttore della pratica di condono) si ritengono soddisfatti ma attenderanno le motivazioni della sentenza (90 giorni) per proporre l’eventuale appello sull’unica ipotesi di reato ancora in piedi e cioè il falso in atto pubblico. Dunque, una soddisfazione per gli imputati e per le difese che si sono visti ridimensionare le responsabilità e soprattutto azzerare un reato così grave come la corruzione.