SUD PONTINO – Al di là delle velenose schermaglie verbali tra il sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano e Paola Villa nel corso dell’inverosimile seduta del consiglio comunale straordinario della scorsa settimana al comune di Formia, può essere considerato un “risultato politico” l’ordine del giorno approvato poi all’unanimità dal massimo consesso formiano a favore della delocalizzazione del pontile petroli dell’Eni. Il sindaco di Formia si è definito “orgogliosa” del contenuto della delibera licenziata dal nuovo consiglio comunale che, dopo due tentativi promossi quand’erano sindaco di Formia Michele Forte e Sandro Bartolomeo, non era mai arrivato a conseguire questo risultato. Questa è la verità della neo inquilina del palazzo municipale di Formia ma a chiedere all’Eni lo stesso obiettivo erano stati il 29 gennaio 2014, quattro anni fa, i sindaci di Gaeta e Formia, Cosmo Mitrano e Sandro Bartolomeo, firmatari di una lettera (numero di protocollo 3862) inviata a Francesco Manna, della direzione Rapporti Istituzionali e Affari Regolatori e responsabile Rapporti con gli Enti e le Istituzioni Locali dell’Eni.
La lettera, congiunta, evidenziava come la presenza del pontile petroli nel centro urbano di Gaeta rappresentasse un fattore di costante pericolo per l’incolumità di migliaia di persone ed un elemento di minaccia per l’integrità ambientale di un’area densamente popolata come quella del quartiere Peschiera. Veniva anche nel 2014 presa in considerazione l’ipotesi di delocalizzazione che – scrivevano Mitrano e Bartolomeo – “è sul tavolo da tempo. Le amministrazioni comunali di Gaeta e Formia ne hanno discusso in recenti riunioni che sono servite a superare le divisioni degli ultimi anni. Si è deciso di intraprendere un percorso comune, nella consapevolezza che qualunque intervento di delocalizzazione si prenda in esame dovrà necessariamente tener conto degli equilibri ambientali ed economici dell’intero territorio”.
Il neo sindaco di Formia ha chiesto ed ottenuto che nell’ordine del giorno approvato la scorsa settimana venisse evidenziata la priorità assoluta dello spostamento all’esterno di Punta Stendardo della temuta struttura dell’Eni. Ma anche quattro anni fa – perché il buon senso non appartiene rigorosamente ad una stagione politica e non a quelle precedenti – i sindaci di Formia e Gaeta chiedevano all’Eni la stessa ed unica cosa ma senza compiere “rumorose” guerra di religione: “Delocalizzare il pontile di qualche centinaio di metri, trasferendolo a ridosso della spiaggia di Vindicio, avrebbe come unico effetto quello di spostare il problema dal Comune di Gaeta a quello di Formia. L’uno avrebbe risolta la sua partita, l’altro vedrebbe distrutta la sua industria balneare e tutte le attività (vela, pesca, navigazione da diporto) che tradizionalmente assecondano la sua vocazione turistica. Il territorio non ha bisogno di ulteriori disequilibri. Piuttosto, di soluzioni alternative. La presenza a Gaeta della ex raffineria, e poi di un deposito strategico per la distribuzione del carburante sul territorio nazionale, ha prodotto vantaggi importanti per l’Eni – scrivevano Mitrano e Bartolomeo – mentre i costi sociali, economici e ambientali sono ricaduti interamente sulle spalle del territorio. Aree agricole un tempo consacrate ai prodotti tipici del luogo (arance, ortaggi, uva) furono sacrificate sull’altare della crescita seguita alla ricostruzione post-bellica. Per decenni le petroliere hanno solcato le acque del Golfo pompando quantità inimmaginabili di benzina attraverso oleodotti posti appena pochi metri sotto il livello delle strade. Le stesse dove transitano auto, donne, uomini, bambini.”
Da qui la richiesta, il monito all’Eni di “aiutarci a trovare una soluzione che sia sostenibile per entrambi i Comuni. Alla luce di quanto evidenziato, chiediamo di indicarci alcune proposte progettuali sulla delocalizzazione del pontile che siano rispettose della tutela delle persone e dell’ambiente e che saranno oggetto di valutazione in un successivo incontro” . Questa lettera congiunta dei sindaci di Formia e Gaeta , in effetti, è “figlia” di una presa di posizione di Mitrano che aveva inviato il 14 gennaio 2014 all’allora presidente della Provincia di Latina e ai sindaci di Formia, Minturno, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia, Itri, Ponza e Ventotene in cui anticipava a mercoledì 22 gennaio, alle 10, presso l’aula consiliare del comune di Gaeta un tavolo di confronto finalizzato proprio a favorire la delocalizzazione del pontile petroli dell’Eni.
La necessità di coinvolgere enti istituzionali era stata dettata dalla necessità di “condividere insieme programmi e progetti che prevedano lo spostamento indifferibile del pontile petroli ed una sua nuova collocazione in uno specchio acqueo da individuare congiuntamente. È noto che da oltre 50 anni il pontile petroli rappresenta un pericolo specialmente per i residenti nella zona della Peschiera essendo stato collocato all’interno di un centro densamente abitato, mettendo a rischio tutte le norme di sicurezza a tutela della salute pubblica”. E Mitrano rimarcava l’obiettivo (allora come adesso) della sua amministrazione, quello di …”operare scelte che garantiscano in primis la massima sicurezza per i cittadini dei Comuni del Golfo e quindi l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia da parte dell’Eni. La sua nuova delocalizzazione – scriveva il sindaco di Gaeta il 14 gennaio 2014 con lettera di protocollo numero 1459 – deve coniugare la tutela degli interessi non solo della città di Gaeta ma anche di quelle limitrofe.”
Saverio Forte