TERRACINA – Un chilo di polvere da sparo con frammenti metallici, un rotolone di miccia e una bomba a mano di fattura artigianale. E ancora un mitraglietta Mp40, perfettamente funzionante in uso dall’esercito durante il secondo conflitto mondiale. Fucili, pistole, passamontagna, maschere, proietti di diverso calibro e anche un lampeggiante e una paletta con un fac-simile del simbolo dell’Arma dei carabinieri. Il tutto era custodito all’interno di tre borsoni nascosti in mezzo a un campo incolto attiguo all’ospedale “Alfredo Fiorini”.
L’uomo farebbe parte di un nuovo gruppo criminale che, operante sul territorio della provincia di Latina, sarebbe dotato di un forte potere intimidatorio grazie alla notevole disponibilità, appunto, di armi, munizioni ed esplosivi. Mentre le indagini proseguono per individuare gli altri componenti di questa organizzazione, le convinzioni dei Carabinieri del capitano Francesco Vivona fanno leva su un aspetto: l’arsenale è stato abbandonato in extremis dietro i potenziali controlli sul territorio degli inqui-renti. Forse poteva servire a compiere rapine e assalti a portavalori, la povere da sparo a far saltare sportelli bancomat. Colpi “importanti”, da veri professionisti del crimine.
Saverio Forte