GAETA – La Procura della Repubblica di Cassino ha sbagliato a chiedere l’adozione di specifici provvedimenti cautelari per alcuni componenti di una presunta organizzazione in grado di gestire negli ultimi anni in maniera illegale un filone dell’edilizia privata a Gaeta. L’ha sentenziato con una precisa ordinanza la terza sezione penale del Riesame che, invece, ha condiviso appeno le memorie difensive presentati dai legali dei sei degli undici indagati destinatari delle severe richieste formalizzate, in sede di conclusione delle indagini preliminari, dal magistrato titolare delle indagini.
Il sostituto procuratore della Repubblica di Cassino Maria Beatrice Siravo, ipotizzando la tesi accusatoria della corruzione, dell’abuso d’ufficio, del falso, del danneggiamento e dell’abusivismo edilizio, in una lunga ed articolata memoria aveva chiesto al Riesame l’emissione del provvedimento degli arresti domiciliari per il tecnico del comune di Gaeta Cristoforo Accetta, del divieto di dimora a Gaeta per i geometri Alessandro Liberace, Salvatorluca Tarallo e Andrea Criscuolo e finanche l’inibizione dal servizio, sempre presso il comune di Gaeta, dei funzionari Fulvia Marciano e Lilia Maria Pelliccia.
I motivi? Uno su tutti, la reiterazione del reato. Una tesi contrastata e demolita dal collegio difensivo che, attraverso articolate memorie, hanno dimostrato come i sei indagati- finiti nei guai sulla scorta delle risultanze investigative della Guardia di Finanza del gruppo di Formia prima e dei Carabinieri della Tenenza di Gaeta poi per essere componenti di un’organizzazione composta complessivamente funzionari e dipendenti della ripartizione urbanistica del comune, tecnici privati ed proprietari di immobili – non rivestivano più quei ruoli (soprattutto i dipendenti pubblici del comune di Gaeta) grazie ai quali avrebbero commesso i reati oggetto della circostanziata e laboriosa inchiesta della Procura di Cassino. Soprattutto l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, il legale del principale indagato, l’istruttore Cristoforo Accetta, ha allegato agli atti del procedimento davanti il Riesame una richiesta con cui lo stesso funzionario chiese al sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano di essere trasferito dal posto che occupava presso la ripartizione urbanistica del comune al Comando della Polizia Locale per permettere lo svolgimento delle indagini. Cosa che puntualmente avvenne.
Era il 26 luglio 2016 quando Accetta con nota protocollo numero 39869 indirizzata al dirigente del settore Roberto Guratti ed al segretario generale del comune di Gaeta Luigi Pilone formulò istanza di assegnazione ad altro servizio, “a tutela e trasparenza delle indagini nel frattempo avviate dal gruppo di Formia della Guardia di Finanza, nonché dalla propria professionalità”. A seguito di questa richiesta il funzionario fu assegnato all’Ufficio Manutenzione stradale presso la Polizia Locale. “Nessuno mi ha mai spostato – ha concluso Accetta – ma è stata una mia richiesta a tutela della mia professionalità e per consentire alla Finanza di svolgere le dovute indagini. Nulla di più”. Di fatto Accetta è sempre stato considerato il socio occulto dello studio tecnico di proprietà di Salvatorluca Tallaro presso il quale si appoggiavano due tecnici di Formia e Gaeta, Alessandro Liberace e Andrea Criscuolo, firmatari e presentatori delle pratiche edilizie che, alla fine, approvava al comune di Gaeta – secondo la tesi della dottoressa Siravo – il geometra Accetta. Lo stesso magistrato inquirente è arrivato ad ipotizzare un giro di mazzette che i vertici dell’organizzavano avrebbero incassato da semplici cittadini con l’obiettivo di velocizzare ed ottenere l’approvazione delle rispettive pratiche urbanistiche. Secondo la Procura di Cassino questo clichè si sarebbe perpetrato dal 2011 sino al 2016 e nell’inchiesta è finito un po’ di tutto: dalla realizzazione di una palazzina di tre piani in via Fontania per ricavarvi 14 alloggi a quella, abusiva, di un canale di scolo delle acque meteoriche di tra la via Flacca e la sottostante spiaggia di Serapo con inevitabili problemi di tenuta idrogeologica. La richiesta della Procura è stata naturalmente contestata davanti i giudice del Tribunale della Libertà dal nutrito collegio difensivo composto dagli avvocati Pasquale Cardillo Cupo, Luca Scipione, Maurizio Mele, Pasquale Improta e Gianluca Di Biase. Ha condiviso ora le conclusioni cui era giunto il Gip Scalera nel momento in cui quattro mesi non aveva accolto le richieste della Procura non sussistendo più le ragioni che motivassero le esigenze cautelari per episodi definiti datati nel tempo. L’avvocato Cardillo Cupo ha specificato come moltissime pratiche sottoposte all’attenzione dell’ufficio istruttoria del suo assistito presso la ripartizione urbanistica del comune di Gaeta siano state “respinte e dichiarate inammissibili”.
Non ci sarebbe stata, pertanto, alcuna compiacenza con i tecnici esterni. E’ stato definito anche compatibile l’incarico di funzionario pubblico di Accetta (anche se con il regime orario del parti time) con la libera professione. E’ stata prodotta un’”esplicativa circolare” del consiglio nazionale dell’ordine dei geometri che ha ammesso questo doppio ruolo professionale “previa informazione” all’ente presso si presta servizio. Accetta ha informato il comune di Gaeta che ricopriva questo doppio ruolo sin dal 2010 non ricevendo mai alcun tipo di obiezione. Nel voluminoso carteggio prodotto dalla difesa al Riesame sono state inserite, infine, due sentenze del Tar del Lazio e del Consiglio comunale con cui sono stati respinti i ricorsi di due privati confinanti che chiesero l’annullamento del permesso a costruire numero 01/2014 rilasciato ad Arcangelo Purgato e Silvestro per la costruzione in via Fontania-località Capo Di Serapo di un fabbricato residenziale di 14 alloggi distribuiti su tre piani in una zona sottoposta a severi vincoli paesaggistici. I privati rilevarono una serie di presunte violazioni tecniche, formali e sostanziali, ma il Tar ed il Consiglio di stato avallarono il via libera del comune di Gaeta.
Saverio Forte