GAETA – E’ approdato finalmente davanti il Tribunale di Cassino – presieduto dal giudice Donatella Perna – uno dei filoni principali della maxi inchiesta della Capitaneria di Porto di Gaeta sulla presunta ed illegittima gestione di alcune e piccole porzioni di demanio marittimo da parte di società e agenzie marittime di Gaeta impegnate storicamente nelle attività economiche ed imprenditoriali gravitanti nel porto commerciali della città. Cinque furono gli imputati rinviati a giudizio dal Gup del Tribunale di Cassino Vittoria Sodani dopo una specifica richiesta formalizzata lo scorso 6 luglio scorso direttamente dal magistrato titolare delle indagini, il sostituto procurato-re Alfredo Mattei. Il più importante resta Franco Spinosa, di 52 anni, l’ex responsabile della sede di Gaeta dell’ex Autorità portuale del Lazio, che, al culmine delle indagini del nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria, venne raggiunto da un’ordinanza cautelare con cui venne temporeamente sospeso dal servizio.
Spinosa deve difendersi ora dalle ipotesi di reato di concorso in abuso d’ufficio e occupazione abusiva di demanio per aver consentito, tra il gennaio e l’agosto 2015, a due agenzie marittime di Gaeta – l'”Europa Shipping and logistics srl” e la “Lellimar” – di occupare senza alcuna concessione spazi di demanio marittimo per realizzarvi strutture prefabbricate destinate ad uso ufficio. Per questo motivo sono imputati, insieme a Spinosa, i soci e i rappresentanti di queste attività imprenditoriali, Marco, Manuel e Antonio Algozzino, 54, 50 e 79 anni, e Luigi Lelli, di 75 anni di Gaeta.
Spinosa finì nei guai per alcune intercettazioni intercorse tra Spinosa ed il titolare dell’agenzia “Lellimar”, Luigi Lelli. Spinosa fu il responsabile del procedimento al termine che culminò con il rilascio, da parte dell’allora presidente dell’Autorità portuale del Lazio, Pasqualino Monti, della concessione demaniale marittima numero 1 del 2015. Spinosa – secondo il capo d’imputazione – avrebbe dovuto informare il suo presidente dell’epoca di una precisa indicazione interna al network portuale del Lazio. L’articolo 43 del decreto 27/2014, contenente il regolamento d’uso delle aree demaniali marittime nei porti di Fiumicino, Civitavecchia e Gaeta, sosteneva che, in caso di occupazione di aree demaniali marittime da parte di soggetti privi di concessione, la condotta deve essere denunciata all’autorità giudiziaria e di polizia ” in quanto integrante la violazione dell’articolo 1161 del Codice della navigazione deve essere avviato il procedimento finalizzato all’emissione dell’ingiunzione di sgombero ai sensi dell’articolo 54 dello stesso Codice.
Il Pm Mattei ha anche ipotizzato per Lelli e Spinosa la violazione del Dpr 32/52 in forza del quale, in caso di istanza di concessione demaniale superiore ai due anni, doveva essere acquisito il parere dell’Agenzia del demanio e dello stesso piano utilizazione delle aree demaniali e dei piazzali siti in ambito portuale che, approvato il 30 gennaio 2008 dalla stessa ex Autorità portuale del Lazio, parlava chiaro: nell’area oggetto della richiesta di concessione “possono essere realizzati solo manufatti per lo stazionamento del personale addetto alle funzioni di control-lo, con assoluta esclusione di strutture adibite ad uso ufficio e appartamenti a privati”.
Se il processo è stato rinviato al prossimo 30 aprile per l’esame dei testi del sostituto procuratore Mattei, il nutrito collegio difensivo – formato dagli avvocati Vincenzo Macari, Alfredo Zaza D’Aulisio, Luigi D’Anna e Giorgia Lucciola – ha prodotto invece un voluminoso carteggio amministrativo dal quale risulta che questi manufatti erano stati autorizzati in passato dalla stessa Capitaneria. La stessa autorità marittima li aveva sequestrati su ordine de Gip Massimo Lo Mastro, lo stesso magistrato revocò i sigilli alla luce della documentazione prodotta dalla difesa.
Saverio Forte