MINTURNO – “Io non volevo uccidere Cristiano!” E’ durato più del previsto l’interrogatorio di convalida cui è stato sottoposto lunedì mattina Eduardo Di Caprio, l’imprenditore di 35 anni di Scauri che venerdì sera ha investito mortalmente Cristiano Campanale, di appena 28 anni. L’uomo è comparso davanti il Gip del Tribunale di Cassino Gabriele Montefusco che ha convalidato l’arresto. Di Caprio infatti ha risposto – ha fatto sapere il suo legale di fiducia, l’avvocato Domenico Iaderosa, del foro di Santa Maria Capua Vetere – a tutte le domande che il magistrato gli ha posto in ordine alle responsabilità che sarebbero alla base del provvedimento restrittivo sollecitato dal sostituto Procuratore Maria Beatrice Siravo con le ipotesi di reato di omicidio volontario e di tentato omicidio aggravato nei confronti del fratello della vittima.
L’avvocato Iaderosa non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione sul possibile movente dell’investimento in via Antonio Sebastiani, nella zona antistante l’attività commerciale “Sotto Zero” di proprietà dell’unico indagato. Ha anticipato soltanto che nei prossimi giorni deciderà se impugnare o meno il provvedimento di convalida d’arresto del Gip Montefusco davanti il Tribunale del Riesame. Ma alcune indiscrezioni sono, comunque, trapelate dall’interrogatorio svolto nel carcere di Cassino. Di Caprio ha dichiarato al Gip che non era affatto sua intenzione provocare la morte del giovane gestore del pub di Formia, asserendo di aver perso il controllo del veicolo. L’impatto della sua Ford Fiesta ha causato sì lo spostamento di Campanale che avrebbe, però, trovato la morte a causa del devastante urto del corpo, già ferito, contro un palo in ferro della segnaletica stradale. Insomma la morte del 28enne di Scauri è stata provocata da una serie di incredibili e sfortunate coincidenze. Se così fosse cambierebbe anche l’ipotesi di reato, da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. Sarà questa la principale freccia che ha nell’arco la difesa di Di Caprio e, pertanto, la tragica vicenda sul piano processuale potrebbe dirimersi con una guerra di perizie, la prima della quale – secondo quanto trapela degli ambienti investigativi dei Carabinieri della Compagnia di Formia – potrebbe essere sollecitata dalla stessa Procura di Cassino.
La difesa per chiedere la derubricazione del reato di cui è indagato Di Caprio attende ora di conoscere anche i risultati dell’autopsia che, disposta dalla Procura, è stata svolta sabato dal dottor Gabriele Margiotta alla presenza del perito di parte, il medico legale Luca Lepore. E trapelano alcune indiscrezioni sulla possibile causa del gesto di Di Caprio: non avrebbe più tollerato i ritardi di Campanale nel formalizzare il pagamento di alcune forniture che, effettuate presso l’attività commerciale “Sotto Zero” di proprietà dello stesso indagato, erano servite per l’attività del ristorante che gestiva insieme al padre nel centro storico di Minturno e per l’apertura di un pub nella zona della movida a Formia.
Intanto la salma di Campanale, cui è stata sottoposta sabato all’autopsia presso l’obitorio dell’ospedale Santa Scolastica di Cassino, nel pomeriggio di lunedì è stata trasferita a Minturno per una veglia di preghiera che presso la Cattedrale di San Pietro, ha anticipato lo svolgimento dei funerali martedì 29 gennaio alle ore 15 da parte don Cristoforo Adriano.
Saverio Forte
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