FORMIA – “Mi sembra che qualcuno voglia chiudere il recinto dopo che i buoi sono già scappati”. Antonio Di Donna è l’amministratore delegato della Sis, la società umbra di Corciano, in provincia di Perugia, che sta gestendo la seconda proroga – la prima decisa dal commissario Prefettizio Maurizio Valiante, la seconda autorizzata lo scorso novembre dal nuovo consiglio comunale – dopo aver vinto nel 2013 un appalto quinquennale per la gestione della sosta a pagamento a Formia. Il manager umbro ha sempre la valigia in mano per assolvere all’impegnativo compito di essere presidente dell’Ipark, l’associazione italiana operatori sosta e mobilità cui aderiscono, da quasi 28 anni, un centinaio tra le più importanti società e aziende che si occupano della sosta a pagamento. Tra queste – ironia della sorte – c’è la “Quick No Problem” di Napoli il cui presidente è quel Massimo Vernetti, amministratore delegato della fallita Formia servizi sotto processo davanti il Tribunale di Latina per bancarotta fraudolenta ma da alcuni giorni eletto con consensi quasi plebiscitari alla testa della Confcommercio di Napoli.
Di Donna ha definito “fuori luogo e anacronistiche” le accuse piovutegli da Formia dal presidente della locale associazione commercianti, Giovanni Orlandi secondo le quali “restano in sospeso le nostre richieste di delucidazioni rispetto alla gestione attuale e prossima della sosta”. Di Donna sorride e ride molto quando rilascia queste dichiarazioni e per farlo cita quasi mnemonicamente l’articolo 2 dello Statuto dell’Ipark che dal 1991 si è fatta apprezzare ovunque in Italia per “la diffusione della cultura della sosta, dei parcheggi e della mobilità”, per lo “sviluppo delle iniziative di raccolta e diffusione di informazioni e di scambio di esperienze in ordine alle problematiche relative alla sosta”, per la “promozione dell’esame di tecnologie innovative e della ricerca di soluzioni alle problematiche inerenti la sosta ed a tutte le attività ad essa complementari e connesse” e, soprattutto, “per incentivare la collaborazione con le associazioni di categoria”.
Di Donna tende a sottolineare una su tutte, proprio la Confcommercio, di cui ha beneficiato dell’assistenza per la sottoscrizione, nel 2001, del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro con le associazioni sindacali confederali del settore commercio e servizi di Cgil, Cisl ed Uil. Di Donna ha dovuto vincere la sua personale resistenza nel replicare al presidente dei commercianti formiani per tante ragioni: “Orlandi scrive che ‘ripetutamente abbiamo cercato di incontrare i responsabili della Sis ma senza esito positivo perché la sosta e la sua regolamentazione sono elementi nevralgici per la vivibilità del nostro centro storico, per i due litorali ed anche per lo sviluppo economico locale’. Sono concetti che caratterizzano il nostro lavoro e le nostre imprese – osserva Di Donna – ma, con tutto il rispetto per il dottor Orlandi e la sua associazione di categoria, la Sis è la concessionaria di un servizio appaltato dal Comune di Fomia e non dall’Ascom. Nessuno ci ha chiesto nulla in questa fase storica, tranne le due richieste di proroga che per senso di responsabilità e attaccamento a questa città abbiamo accettato nel corso del 2018. Io interloquisco molto con il capo di gabinetto del comune di Formia Armando Russo (cognato del presidente Orlandi) e correttamente non ha avanzato alcun tipo di istanza per migliorare il servizio solo perché lo stesso scadrà il prossimo 30 aprile alla luce della decisione dell’amministrazione di espletare una nuova gara d’appalto a livello comunitario”.
Ma la Sis vi parteciperà? Antonio Di Donna definisce il suo rapporto con Formia “complicato, da orticaria”. E rivela che ha dovuto gestire il servizio spesso con le “regole modificate in corsa dalla politica rispetto al capitolato di gara”. E ricorda due episodi su tutti per i quali ha polemizzato con l’amministrazione di centrosinistra: “Nell’autunno 2013 – le elezioni amministrative c’erano state pochi mesi prima – è stata liberalizzata la sosta su gran parte di Largo Paone. Nel 2016 mi fu chiesto di installare un più moderno di impianto di automazione nel multipiano di piazzale delle Poste. Risposi di no perché con la sentenza del Consiglio di Stato a tutti nota il parcheggio non era più di proprietà del comune ma era finito nella disponibilità della curatela fallimentare della Formia servizi spa. Sono essenzialmente disponibile e generoso con il prossimo ma la gestione di Formia della sosta a pagamento ha procurato una perdita di oltre 500mila euro alla Sis. E le responsabilità non sono della mia azienda”. Di Donna quando è dovuto intervenire l’ha fatto senza esitazione, soprattutto quando “ho cacciato quelle mele marce (si riferisce ad alcuni ausiliari che avevano trattenuto l’incasso di alcuni parcometri) che, nonostante tutto, non sono riuscite a dequalificare l’immagine di un gruppo di lavoro che nel corso di questi anni si è invece molto prodigato e impegnato per migliorare un servizio fondamentale per l’economia di un’intera città”.
Intanto a Di Donna non risulta che il Comando di Polizia Locale abbia pubblicato, agli inizi di febbraio, (la seconda proroga è stata firmata a novembre dalla dirigente della Polizia Locale Rosanna Picano) il bando europeo per la conferma della privatizzazione del servizio: “Non vorrei essere al posto di quella società che si aggiudicherà il servizio per i prossimi 6 anni. Senza la disponibilità del parcheggio multipiano di piazzale delle Poste sarà costretta ad applicare un massimo di ribasso che potrebbe diventare anti-economico. Il mio gruppo di lavoro è pronto per garantire una continuità al servizio ma tutti mi chiedono se il 1 maggio 2019 accetterò o meno la terza proroga a gestire la sosta a pagamento. Non sono una persona irresponsabile che fugge alle proprie responsabilità. Questa città sarà rispettata sino all’ultimo giorno anche a costo di finire sotto la lente d’ingrandimento di qualche sostituto procuratore”. Coraggioso e audace Antonio Di Donna.
Saverio Forte
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