MINTURNO – L’attenuazione della misura restrittiva in carcere e la derubricazione del reato di omicidio volontario in omicidio preterintenzionale. Sono le richieste che campeggiano nel lungo e circostanziato ricorso al Tribunale del Riesame presentato dalla difesa di Eduardo Di Caprio, l’imprenditore di 35 anni di Scauri arrestato con l’accusa di aver investito volontariamente in via Antonio Sebastiani, a bordo della sua Ford Fiesta la sera del 25 gennaio scorso Cristiano Campanale, il ristoratore di 28 anni di Minturno dal quale attendeva da giorni il pagamento di alcune forniture effettuate a favore di due attività di famiglia. Il legale di Di Caprio, l’avvocato Domenico Iaderosa, ha impugnato, chiedendone l’annullamento, l’ordinanza del Gip del Tribunale di Cassino Fabio Montefusco che aveva convalidato l’arresto disposto dal magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo, con le accuse di omicidio volontario di Campanale e di tentato omicidio del fratello della stessa vittima.
Iaderosa nel ricorso parte proprio dalle dichiarazioni rese da Di Caprio all’indomani del grave fat-to di cronaca verificatosi in via Sebastiani quando si era assunto la responsabilità di quanto avvenuto pur precisando che il suo intendimento non era quello di uccidere. La difesa nel ricorso al Riesame precisa che la carrozzeria del vano motore della Ford Fiesta aveva colpito la vittima soltanto agli inferiori. Il decesso è avvenuto per una tragica coincidenza, nel momento in cui l’utilitaria, ancora in corsa, abbatteva un palo in ferro della segnaletica stradale che, cadendo, colpiva in testa il povero Cristiano.
Questa circostanza, in effetti, è stata ribadita la scorsa settimana da un secondo incidente probatorio disposto dalla Procura della Repubblica di Cassino in ordine alle modalità che hanno provocato l’investimento mortale di Campanale. Il medico legale nominato dalla Procura, il dottor Gabriele Margiotta, affiancato dal perito della difesa (il dottor Luca Lepore), aveva rinvenuto tracce ematiche e biologiche della vittima sul palo abbattuto dalla Fiesta. In attesa che la Procura disponga ora anche una perizia cinematica sul luogo della tragedia, l’avvocato Iaderosa, sollecitando l’attenuazione della misura cautelare a favore del suo assistito, sottolinea come siano mancate nel suo gesto la premeditazione e la volontarietà.
Non la pensa così la parte civile che, rappresentata dagli avvocati Roberto Palermo e Attilio Di Nardo, ricorda come Di Caprio, dopo l’investimento di Caprio, abbia abbandonato la Fiesta per colpire con un bastone il fratello della vittima che lo attendeva anch’egli davanti l’ingresso della sua attività commerciale di Scauri.
Saverio Forte
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