FORMIA – Aldo Moro, nonostante la sua grandezza umana e politica, gli dava del lei. “Se è vero, come mi dicono, che sarò ben presto un giorno presidente della Repubblica, dica a sua moglie e alle sue due bambine che lei dovrà venire di nuovo a Roma perché la nominerò mio segretario particolare e consigliere giuridico”. Questa promessa il presidente della Democrazia Cristiana la fece in una domenica di fine estate del 1977 ad un gruppo di dirigenti della Dc che erano andati a trovarlo a Terracina. Nel viaggio di ritorno a Formia su quella Fiat 124 di color giallo non volò una mosca tra Enzo Bartolomeo (il papà del futuro sindaco Sandro), Giuseppino Mazzella, un giovanissimo e non ancora consigliere comunale Benedetto Assaiante e lui, il moroteo più potente, influente ed ascoltato della politica provinciale di Latina, l’avvocato Giovanni “Ninì” Matteis. Il più triste ma anche incredulo tra i componenti di questa comitiva era proprio lui che tradiva un fondato imbarazzo quando il suo maestro gli si rivolgeva con riverenza e rispetto. Nini Matteis, l’ex sindaco di Formia ed ex presidente dell’amministrazione provinciale di Latina, purtroppo, non c’è più: è morto nella tarda serata di venerdì nella sua abitazione di famiglia, di cui pagava ancora l’affitto, all’interno del Parco residenziale “Villaggio del sole” in località Acquatraversa a Formia.
Aveva 89 anni – il prossimo compleanno lo avrebbe compiuto il 25 luglio 2019 – e non stava bene per il peggioramento di una malattia che l’aveva colpito da tempo. Nini più volte, però, ci ha confidato che la sua prima morte è avvenuta in due fasi, intervellate dai 55 giorni più drammatici della storia d’Italia, il 16 marzo ed il 9 maggio 1978. Erano i giorni in cui le Brigate Rosse portarono il loro attacco fino al cuore dello Stato sequestrando prima il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro ed uccidendo i componenti della sua scorta. Ad un loro, il più carismatico, il Maresciallo Oreste Leonardi, era molto legato. L’avvocato, che aveva studiato al liceo Mamiani di Roma, si era laureato in Giurisprudenza all’Università “La Sapienza” ma morbosamente era al quartiere marinaro di Mola dov’era cresciuto nel palazzo di proprietà di Giuseppe Liguori, un giorno gli disse per stemperare le sue tensioni e preoccupazioni: “Guarda Marescià, il presidente quando viene a Formia a trovarci può farlo anche senza di Lei. Mi creda, non ci sono problemi”. Il rapporto tra Matteis e Moro nacque, quasi per caso, all’università di Roma. Le frequentazioni erano le stesse, soprattutto quella della Fuci, la federazione degli studenti universitari cattolici di cui il futuro presidente nazionale della Dc era il massimo responsabile.
Una palestra di vita – la considerava Matteis- un movimento nel quale si sono formati tanti dei quadri democristiani della prima Repubblica. Matteis era uno di questi arrivando a guidare un’intera generazione di giovani cattolici impegnati in politica espressione di quell’altro serbatoio di formazione e sana religiosità che si chiama Azione Cattolica. Il primo grande salto avvenne alle amministrative – le quarte del dopoguerra – del 6 novembre 1960 in un città, Formia, in cui erano scomparsi, a 15 anni dalla fine del secondo conflitto bellico, gli spettri della fame e della disoccupazione. Con i salari più pesanti aumentarono i consumi e migliorò la qualità della vita di tutti: si mangiava prosciutto al posto della mortadella, si beveva la Coca Cola, vi vestiva alla moda e si guardava al futuro con più ottimismo. Era l’alba di una rinascita e di un boom economico di cui beneficiò la Dc che con il 51,8% dei voti mandò in 17 seggi, tra cui un giovanissimo Matteis, tra i più fidati consiglieri del neo sindaco Vincenzo Aprea. Per quattro anni rivestì l’incarico di assessore al turismo e contribuì a far sdoganare la città che da pochi anni ospitava il centro di preparazione olimpica “Bruno Zauli”.
Grazie a Ninì fu istituita l’Aast – l’azienda di promozione e soggiorno turistica – furono promosse la “Giornate della Gastronomia”, le visite dell’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat (il 14 luglio 1961) e del Re Federico di Danimarca e Formia partecipò al Cantagiro e a Campanile sera di un giovanissimo Mike Bongiorno. Formia vi debuttò la sera del 9 novembre di quell’anno. Fu la seconda città della provincia di Latina a farlo dopo San Felice Circeo, l’obiettivo era di strappare quella sera il titolo di campione ad Arona, in provincia di Novara. La presentazione di Mike Bongiorno dal Teatro della Fiera di Milano fu accolta da un boato dalla postazione di Molo Vespucci. L’inviata era una bellissima Enza Sampò ed il portavoce del comune ospitante era l’assessore al turismo Matteis con tanto di cuffie da renderlo un radiocronista alla Sandro Ciotti. Quella sera tutta Formia era lì’, compiaciuta nel far vedere all’intera Italia un documentario con testi curati dall’avvocato Antonio Lutrario, presidente dell’associazione Stampa. I pulsantisti inviati a Milano furono per le “materie culturali” Giovanni De Gaetano, studente 18enne al terzo anno del liceo classico “Vitruvio Pollione” (della cui associazione che avrebbe raggruppato gli ex alunni l’avvocato Matteis diventerà fondatore e meritatamente il primo presidente) ed un futuro punto di riferimento per chi scrive, Franco Clavari, studente universitario di 23 anni in lizza per “l’attualità e le informazioni”. Stravinsero, affiancati dalla famiglia del ragionier Alfredo Aicardi impegnata nel gioco dei prezzi e dal tifo di 12 bellissime ragazze della parrocchia di San Giovanni.
La parrocchia di Ninì. Ancora meglio fu il 1962. Grazie all’esperienza accumulata in tanti anni di militanza nella Pro Loco, l’avvocato Matteis organizzò a Formia i “Concorsi Ippici nazionali” con la partecipazione dei mitici fratelli D’Inzeo e le “Giornate gastronomiche formiane” che addirittura videro cimentarsi gli allora migliori chef italiani giudicati dal più grande gastronomo di sempre Luigi Carnacina. Ma il capolavoro di questo instancabile promotor fu l’istituzione dell’Aast. Era il 4 aprile ed il riconoscimento avvenne da parte del Ministro per il turismo e lo spettacolo Alberto Folchi che rimase colpito dall’assessore del comune di Formia. La Giunta Aprea viaggiava a due velocità e i suoi più importanti problemi furono legati alla pianificazione urbanistica di una città che cominciava a crescere troppo ed in maniera disordinata e a pagarne le conseguenze fu la Dc che alle amministrative del 22 novembre 1964 subì un preoccupante calo di consensi – tre consiglieri comunali in meno, da 17 a 14 – non riuscendo ad ottenere la maggioranza assoluta di quattro anni prima. Venne ugualmente riconfermato sindaco il Cavaliere Aprea ma il suo mandato iniziato il 25 febbraio 1965 duro pochi mesi, terminò il 23 settembre di quell’anno e nel consiglio insediamento il rieletto Matteis manifestò il suo primo atteggiamento moroteo, proteso al confronto e al dialogo con il centrosinistra: “Accettiamo il responso dell’elettorato, non possiamo fare diversamente”. Ma la crisi arrivò come un temporale estivo nell’agosto del 1965. Fu presentato un ricorso del sindaco Aprea alla commissione per i tributi locali per l’accertamento di 8milioni e 900mila lire per i tributi locali per l’imposta di famiglia pubblicati nel mese di giugno. Uscirono dalla traballante maggioranza il Psi ed il Psdi e la mattina del 23 settembre 1965 Aprea ne prese atto e, a sorpresa, si dimise. La normativa era diversa da quella attuale, le maggioranze variavano in consiglio comunale e il comitato comunale della Dc di Formia, presieduto dall’insegnante Nicola Ricca, optò per un monocolore democristiano e propose la candidatura a sindaco dell’avvocato Matteis.
La sua elezione a sindaco era stata programmata alle 16.30 del 23 settembre e proporla fu il capogruppo Dc Luigi Bonelli. Non fu una passeggiata. Mancò il numero legale ed il consiglio tornò a riunirsi il 16 ottobre e la fumata fu finalmente bianca: Matteis neo sindaco di Formia con 15 voti favorevoli e 2 schede bianche. La sua amministrazione non nacque sotto una cattiva stella. Alcuni spazi (compresa l’aula consiliare) il 1 ottobre del palazzo municipale furono dichiarati “poco sicuri” ed il consiglio fu traslocato presso la biblioteca di via Vitruvio dove rimase per anni e decenni. Il 16 novembre la nomina della Giunta e che Giunta: Mario Calabrò (personale e polizia urbana), Marcello Paone (Lavori Pubblici), Gennaro Aceto (Igiene e sanità), Silvio Di Costanzo (Pubblica Istruzione), Antonio Ferrone (Finanza ed Urbanistica) e Alfonso Grossi (sport turismo e patrimonio). Furono cinque intensi sul piano amministrativo – il potenziamento dell’edilizia scolastica, l’ampliamento del cimitero di Castagneto, la sistemazione di Largo Paone sono alcuni degli interventi più significativi – ma anche su quello politico. Il moroteo Matteis ebbe la grande e riconosciuta capacità di ricucire i rapporti con l’opposizione comunista consapevole che l’egemonia politica consistesse innanzitutto nel rispetto delle idee altrui. Soprattutto nel triennio 1968-1970 Formia fu protagonista, a differenza di quanto avveniva a livello nazionale, di un altro risveglio economico. Matteis era convinto che Formia fosse una città a “vocazione multipla”. Questa formula gliela suggerì il presidente del consiglio Aldo Moro in una visita storica che lo statista di Maglie effettuò il 25 agosto 196: vi giunse intorno alle 17 per inaugurare in piazza della Vittoria la mostra d’arte dattilografica dell’artista formiana Ada Colabello.
Ma Moro e Matteis rimasero a lungo quella sera da soli nel salotto del bar del Grande Albergo Miramare. Moro consigliò a Matteis di moltiplicare i suoi sforzi amministrativi a favore dei servizi e del settore scolastico (“Qui ci giochiamo il futuro dell’Italia”) e rimase commosso dall’accoglienza ricevuta da Angelo Celletti e dalla sua famiglia. Al punto che Moro, era ministro degli esteri, nella fasi iniziali dell’idea del compromesso storico, si ricordò di questo luogo e in una telefonata chiese a Matteis di organizzare a Formia un incontro con l’allora segretario di stato americano Henry Kissinger. Per parlare di cosa? Naturalmente del necessario allargamento ai comunisti di Berlinguer. Il faccia a faccia, decisamente drammatico, si tenne a Washington e Moro, appena tornato in Italia, si confidò con la moglie Noretta e l’avvocato formiano: “Gli americani non vogliono”. Era il prologo della duplice tragedia di via Fani e di via Caetani. Matteis , intanto, ha continuato ad impreziosire la sua attività politico-amministrativa. Nel dicembre 1967 fu l’autore dello storico statuto del Nucleo industriale Gaeta-Formia (poi trasformato in consorzio di cui è stato a lungo stimatissimo direttore) mentre alle amministrative del 7 giugno 1970 venne rieletto consiglio comunale a Formia per l’ultima volta e, nello stesso giorno, consigliere provinciale nel collegio di Formia centro e Castellone. Fece fruttare i suoi ottimi rapporti, personali e politici, con il futuro sindaco di Latina Nino Corona e, respingendo le sirene dell’Andreottismo, divenne prima assessore alla cultura e, per un breve lasso temporale, presidente dell’Amministrazione provinciale inaugurando quella positiva stagione politica in concomitanza della quale arrivano dal sud-pontino gli inquilini principali dell’ente di via Costa: Ialongo da Itri, Signore e Del Balzo da Minturno. Per Matteis iniziò da quel momento un’altra stagione che lo ha portato a guidare a lungo il Coreco di Latina, il comitato regionale di controllo sugli atti degli enti locali. Ma la sua principale lezione dettata dal suo innato moroteismo fu il rispetto per l’avversario ma la grande cultura e civiltà politica. Non era un democristiano ammalato di ortodossia, tutt’altro.
Nei primi anni ottanta quando l’attività politica era minata dalle minacce e dalle intimidazioni Matteis fu l’unico dirigente della Dc che scrisse una lettera privata di solidarietà al consigliere comunale del Pci Francesco Carta dopo aver trovato alcuni candelotti sull’uscio della sua abitazione nel quartiere di Mola. Matteis nelle fasi iniziali della cosiddetta tangentopoli formiana – 22 febbraio 1993 – fu prescelto dal candidato sindaco proposto dalla Dc in agonia, Maurizio Costa, a far parte della Giunta. La delibera di nomina fu bloccata dal Coreco, il consiglio comunale si sciolse, arrivò il commissario e a novembre decisero per la prima volta i formiani con l’elezione del primo sindaco post comunista di sempre Sandro Bartolomeo: “Che senso ha avuto allungare l’agonia di un morto – diceva sorridendo Matteis – che puzzava da anni”. “Un uomo pieno di dignità e signorilità – ha commentato il neo sindaco Paola Villa – L’avvocato Matteis è stato amico ad un politico, un grande politico italiano, Aldo Moro. Chissà se non ci fossero stati quei tremendi fatti del 1978, cosa sarebbe l’Italia e cosa avrebbe rappresentato per la nostra Formia.”. Alla moglie, alle figlie Bianca Maria e Alessandra e a tutti i suoi nipoti e funerali giungano le nostre più sincere ed affettuose condoglianze. I funerali di Giovanni “Ninì” Matteis saranno officiati domenica 10 febbraio, alle ore 15, presso la chiesa parrocchiale di San Giovanni. Non poteva essere diversamente.
Saverio Forte
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