FORMIA – Si stanno svolgendo a trecentosessanta gradi le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Formia sul grave gesto intimidatorio di cui è stato vittima Raffaele Albano, l’imprenditore di 56 anni che, insieme ai genitori Antonio e Rosa e al fratello Gianni, gestisce da sempre uno dei locali più noti e frequentati della città e dell’intero sud pontino, il “Caffè Tirreno” nella centralissima via Vitruvio. Ignoti l’altra sera hanno lasciato alcune scritte su una parete del vano ascensore del palazzo, nell’attigua via Nerva, in cui abita la famiglia Albano. Ad accorgersi dell’accaduto è stata, quasi per caso, la nipote dell’uomo che, rincasando intorno alla mezzanotte, ha rinvenuto queste scritte lasciate con un bianchetto il cui destinatario era però proprio lo zio, tornato a casa a piedi, intorno alle 21.30, e dunque senza utilizzare l’ascensore.
Non è la prima volta che il “Caffè Tirreno” di Formia diventi oggetto di intimidazione. O almeno. Nei mesi scorsi all’orario di apertura, all’alba, davanti l’ingresso dell’attività commerciale era stata rinvenuta una scia di gasolio di cui si erano occupati – ma senza esito – i Carabinieri della Compagnia di Formia. Quelle scritte lasciate l’altra sera sono figlie di una bravata, di un gesto inconsulto? Il primo a sperarlo , in questo momento, è proprio Raffaele Albano, conosciuto a Formia con un altro nome, “Lello”.
Saverio Forte