SUD PONTINO – Solo quattro Comuni del sud pontino su un totale di nove sono intervenuti ieri pomeriggio in Commissione antimafia, presso la Sala Latini della Regione Lazio, presieduta dal presidente Rodolfo Lena, e convocata appositamente per avere in audizione i sindaci di Anzio, Formia, Gaeta, Itri, Minturno, Fondi, Terracina, Castelforte, Santi Cosma e Damiano. Davanti al presidente dell’Osservatorio sulla legalità e la sicurezza Gianpiero Cioffredi, erano presenti il sindaco di Formia Paola Villa, di Itri Antonio Fargiorgio, di Castelforte Giancarlo Cardillo, mentre per Minturno il delegato del sindaco Gennaro Orlandi, che hanno esposto le criticità vissute nel territorio del basso Lazio.
Il sindaco Paola Villa ha presentato una accurata relazione sulla presenze a Formia di diverse famiglie legate ai clan camorristi e si è soffermata in particolare sui Bardellino, Bidognetti e Ascione, protagonisti spesso di vicende di cronaca negli ultimi anni. Il primo cittadino ha riportato anche diverse operazioni della Dia come i beni confiscati a Vincenzo Zangrillo fino alle cronache di questi giorni come le minacce al Caffè Tirreno. Il sindaco Villa ha chiesto tre interventi non più trascurabili: una sezione distaccata della Dia nel sud pontino e della squadra mobile, e il rafforzamento dell’ufficio del giudice di pace definito “l’ultimo presidio di giustizia nel sud pontino” e aggiungendo che “la chiusura del Tribunale di Gaeta è stata una sciagura e oggi i procedimenti di tutto il Golfo di Gaeta vengono riversati su Cassino con tutti i problemi che ne conseguono”.
Su quest’ultimo argomento, ha fatto sponda anche il sindaco di Itri, Antonio Fargiorgio, che ha sottolineato: “È assurdo pensare che la gestione di un ufficio complesso come quella del giudice di pace possa essere addossata solo ed esclusivamente ai Comuni, sia pure in regime consortile”. Fargiorgio ha quindi chiesto un intervento economico da parte della Regione Lazio, per scongiurare il rischio della chiusura dell’ufficio del giudice di pace di Gaeta. Da parte sua, il sindaco di Castelforte Giancarlo Cardillo ha sottolineato come siano necessari fondi per garantire maggiore sicurezza, come il potenziamento degli impianti di videosorveglianza, ma ha anche rimarcato il fatto che, attualmente, gli strumenti in mano ai sindaci sono inesistenti. Il delegato del Comune di Minturno, il consigliere Gennaro Orlandi, ha fatto presente che l’Amministrazione, oltre ad aver sottoscritto due protocolli per la sicurezza, si è vista approvare un bando sulla videosorveglianza che ha consentito l’installazione di oltre cento telecamere. “Al di là di episodi legati alla microcriminalità esistenti ovunque nel nostro territorio non sono stati segnalati casi legati alla criminalità organizzata”, ha dichiarato.
Le richieste dei sindaci hanno trovato immediato riscontro da parte del Presidente della Commissione Antimafia Regionale e del Capo dell’Osservatorio sulla Legalità, nonché da parte di alcuni Consiglieri Regionali (tra gli assenti Giuseppe Simeone, di Formia). Tra questi Gaia Pernarella del Movimento 5 Stelle che ha rimarcato: “Quello che i sindaci ci hanno raccontato non è una novità: il territorio della provincia è stato scientemente abbandonato dallo Stato almeno da quarant’anni, come del resto ci hanno sottolineato più volte le tante associazioni con cui abbiamo collaborato nel formulare proposte di contrasto. Una prova è il fatto che le nostre richieste per forze dell’ordine maggiormente specializzate e capaci di opporsi all’intensità dei gruppi criminali che imperversano in provincia, vanno avanti inascoltate dal 2013”.
Su quanto accaduto in Commissione Antimafia, è intervenuto il deputato del Movimento 5 Stelle, Raffaele Trano: “Ieri, da quanto riportato dal quotidiano ‘Il Messaggero’, i Comuni di Fondi, Gaeta e Santi Cosma e Damiano non hanno ritenuto prioritario partecipare all’audizione della commissione regionale antimafia. Itri, la cittadina che ha ospitato la famiglia Bidognetti, invece avrebbe negato la presenza sul proprio territorio della criminalità organizzata, sulla base di confidenze raccolte dalle forze dell’ordine. Una circostanza che, se verificata (aspetto il resoconto ufficiale), sarebbe davvero molto grave. Mi chiedo: nel 2019, dopo decine di operazioni che hanno coinvolto il Golfo di Gaeta e dintorni, il negazionismo è ancora possibile? Eppure durante la stessa riunione il sindaco di Formia Paola Villa si è espressa in maniera opposta. Ma la commistione tra illegalità e palazzi sembra proprio non interessare alle amministrazioni comunali. I Comuni giocano ormai a porte aperte. Insieme ad Angela Salafia abbiamo interessato la commissione parlamentare antimafia, sia per rafforzare l’apparato investigativo sul territorio dotandolo anche di una sede distaccata della Dia, sia per esaminare direttamente ed a fondo le dinamiche che stanno trasformando un ridente territorio in avamposto della criminalità organizzata. Ripristiniamo la legalità, mettendoci la faccia!”