FORMIA – Una brutta ma prevedibile pagina per l’immagine economica e produttiva di Formia e dell’interno sud-pontino. E’ stata scritta, dopo una storia prestigiosa lunga esattamente 140 anni, presso uno studio commercialista di Arpino, quello del liquidatore giudiziale nominato dal Tribunale di Cassino, il dottor Maurizio Taglione. E’ stata formalizzata la vendita di parte dei capannoni del nuovo stabilimento del pastificio Paone ultimato poco più di dieci anni fa, tra non pochi investimenti e sacrifici economici da parte della famiglia Paone, nella zona industriale di Penitro, ai confini del comune di Minturno.
Le bocche sono rimaste ermeticamente cucite sul nome dell’acquirente, si tratta – secondo quanto è trapelato negli ambienti del Tribunale di piazzale Labriola – di una collaudata società impegnata nel settore alimentare che, unica partecipante alla vendita, ha già versato in banca il 10% del deposito del prezzo fissato per la vendita prevista dal concordato preventivo: due milioni e 32 mila euro. Si tratta di una somma – va subito precisato – di gran lunga inferiore rispetto ai 4 milioni e 960 mila che aveva caratterizzato la prima vendita fissata dal giudice delegato del Tribunale di Cassino, Lorenzo Sandulli, e i successivi tre tentativi di incanto andati, nel corso del tempo, falliti. Il concordato preventivo – il pastificio Paone, o meglio la “Domenico Paone fu Erasmo spa”, l’ha ottenuto perché fortunatamente non è stato mai dichiarato fallito – dopo aver subito un appesantimento finanziario dal 2012 in poi.
I suoi problemi iniziarono il giorno di Giovedì Santo allorquando il sostituto procuratore Giuseppe Miliano dispose per una mai chiarita situazione e di abusivismo edilizio e lottizzazione abusiva il sequestro – tuttora pendente – nei confronti del vecchio e storico pastificio in piazza Risorgimento a Formia. Si trattò di un sito decisamente storico, realizzato nel 1879 (al punto da essere considerato l’azienda più antica e longeva della provincia di Latina) e dismesso nel 2010 dopo aver resistito anche ai devastanti bombardamenti alleati della primavera 1944. La sua riconversione in un centro commerciale sarebbe dovuta servire – secondo gli intendimenti della famiglia Paone – per ottimizzare gli investimenti per la nascita del nuovo e necessario polo produttivo di Penitro.
Cosa succederà ora? Il nuovo management del pastificio, capitanato dal neo amministratore unico Fulvio Paone ma anche dal fratello Domenico e dal cugino Erasmo, può continuare benissimo a produrre e ad importare la pasta di Formia in tutto il mondo ma dovrà versare – lo aveva previsto il concordato preventivo concesso dal giudice Sandulli – un canone annuo di 170 mila euro per l’affitto dello stabilimento di nuova realizzazione. Almeno per i prossimi due anni. La notizia della vendita formalizzata al quinto tentativo presso lo studio del liquidatore Taglione ha scosso la nuova gestione del pastificio Paone che, contrariamente a quanto avvenuto dalla precedente governance, ha rimesso in moto il ciclo produttivo avviando e definendo importanti commesse in diversi parti del mondo grazie alla partecipazione del nuovo amministratore Unico Paone in prestigiose fiere-mercato e per merito di un “brand” che ha rappresentato la città in ogni angolo del pianeta.
Ma la città e la politica da anni hanno voltato (inspiegabilmente) la faccia a questa famiglia che, nonostante alcune divisioni interne, ha costituito la vera formianità in termini di laboriosità e di attaccamento al territorio. E’ dovuto giungere nei giorni scorsi da Latina il capogruppo della Lega al consiglio regionale del Lazio, Angelo Tripodi, per esprimere vicinanza e solidarietà all’amministratore Paone, ai suoi familiari e alle maestranze rimaste e invocare un “scatto di orgoglio alla stessa politica”. I guai del pastificio Paone sono iniziati il suo inserimento nel filone del “Sistema Formia” e nella più complicata inchiesta dei fallimenti pilotati da parte del giudice Antonio Lollo? Qualcuno ha remato perché l’azienda formiana portasse i suoi libri contabili, in segno di resa? Questo non è avvenuto e difficilmente avverrà. L’amministratore Paone il da farsi lo vuole decidere venerdì incontrando i suoi dipendenti in assemblea. Un faccia a faccia atteso perché il giudice delegato, dopo la cessione dei capannoni, dovrà vendere i beni strumentali per un importo di tremilioni e 600 mila euro.
La nuova proprietà del sito, tuttavia, potrebbe non essere privata se nel prossimo mese dovesse esercitare, in base alla legge 448/1998, il diritto di prelazione con lo stesso prezzo avanzato dalla società acquirente chi ha ceduto alla famiglia Paone il terreno su cui è stato realizzato il nuovo pastificio, il consorzio Industriale del sud-pontino, di cui è stato vice-presidente il penultimo amministratore del pastificio, Stefano Paone. Lo farà? E con quali mezzi economici? Vuole avere una risposta a questi intricanti quesiti anche il dottor Taglione che, però, è molto ottimista sul futuro aziendale del sito produttivo di Penitro: “E’ vero che sul gonfalone del vostro comune c’è la scritta “Post Fata Resurgo”? Voi formiani con la vostra classe imprenditoriale siete molto bravi e saprete in grado di uscire anche da questa crisi. Ne sono sicuro. Altro non posso aggiungere in questo momento”.
Qualcosa ha detto anche la sindaca Paola Villa, appena appresa la notizia dai cronisti: “Quando la politica cerca di inserirsi i problemi dei problemi dei privati ecco i guasti. La notizia di oggi, l’offerta di acquisto all’asta del capannone del Pastificio Paone, è una gran brutta notizia. Un’azienda storica di Formia, una realtà imprenditoriale che ha visto tre generazioni alternarsi alla guida, oggi non ha vissuto un bel momento. Proprio in questo momento, dopo che un concordato preventivo, ne aveva consentito la ripresa, in alcuni anni, visto raddoppiato il fatturato. Un abbraccio di grande comprensione va ad Erasmo e Fulvio Paone, per la loro tenacia”.
Saverio Forte