FORMIA – Potrebbe diradarsi le nuvole, minacciose, che si sono di nuovo addensate sul futuro economico-produttivo ed occupazionale del Pastificio Paone di Formia dopo la vendita del suo capannone, per soli due milioni e 32mila euro, avvenuta, al quinto tentativo, presso lo studio del liquidatore giudiziale nominato dal Tribunale di Cassino, il commercialista di Arpino Maurizio Taglione. Lo storico direttore del Consorzio di sviluppo industriale del sud pontino, Giampaolo Scalesse, ha annunciato la volontà dell’ente di Bevano di voler esercitare il diritto di prelazione che, previsto normativamente dalla legge 448/1998 e dalla stessa convenzione con cui fu concessa alla famiglia Paone oltre 20 anni un’area di oltre 33mila metri quadrati nella zona industriale di Penitro, è stato disciplinato dal concordato preventivo riconosciuto dal giudice delegato Lorenzo Sandulli all’azienda alimentare formiana.
Il Consorzio industriale intende esercitare il diritto di prelazione solo a due condizioni: che venga garantito il futuro produttivo ed economico del pastificio di Penitro e, di conseguenza, che vengano mantenuti gli attuali livello occupazionali. Farà altrettanto la società alimentare della provincia di Salerno che si è aggiudicata la vendita per la quale ha anticipato il 10% quale deposito cauzionale? Si sta aprendo una fase delicatissima e lo hanno ammesso siano i vertici del Consorzio industriale del sud-pontino che della stessa azienda formiana a favore della quale, non appena è stato divulgato l’esito dell’incanto avvenuto ad Arpino, è stata una (tardiva) campagna di solidarietà di tanti cittadini e consumatori che hanno deciso di acquistare, laddove hanno potuto, la pasta di Formia famosa in tutto il mondo.
“Noi siamo qui – ha detto l’amministratore unico della “Domenico Paone fu Erasmo spa”, Fulvio Paone – se il consorzio industriale intende davvero esercitare il diritto di prelazione contro la società acquirente ce lo venga a dire o lo formalizzi a chi di dovere. Il nostro know how ci viene da tutti riconosciuto e pertanto non abbiamo problemi a fare impresa e a garantire occupazione in questa città ed in questo comprensorio. Ma tutti, ora come non mai, devono giocare a carte scoperte a tutela dei lavoratori e di un brand della città a livello internazionale”. In base al concordato preventivo la società salernitana che ha acquistato lo stabilimento può permettere al pastificio Paone di continuare a produrre ed importare la sua pasta a patto che versi al nuovo acquirente un canone annuo di 170mila euro almeno per il primo biennio. Per Fulvio Paone “questo è l’ultimo dei problemi” anche perché i numeri, ora più che mai, gli danno ragione: gli utili sono maggiore dei debiti accumulati dalla procedente gestione aziendale del pastificio. Se nel 2016 l’azienda ha prodotto 100 mila quintali di prodotti, nel 2017 il dato ha fatto registrare una crescita del 15% grazie a nuove commesse formalizzate in diverse fiere in cui il pastificio Paone era presente. Il pastificio Paone ha convocato la propria assemblea dei soci per venerdì 8 marzo, la stessa incontrerà i lavoratori lunedì per “decidere tutti insieme” il da farsi. Insomma la parola d’ordine è non mollare e Fulvio Paone non ha timore di dover affrontare e superare un altro ostacolo: la vendita, da parte del giudice delegato, dopo la cessione dei capannoni dei beni strumentali per un importo di tre milioni e 600 mila euro: “Sicuramente non avverrà domani e il tempo potrebbe aiutarci”.
Più duro il commento di un altro socio della “Domenico Paone fu Erasmo spa”, Erasmo Paone, destinatario martedì delle vicinanza, della solidarietà e della comprensione del sindaco di Formia Paola Villa. Paone in un post su facebook è arrivato a denunciare come sia stato consumato un “omicidio di impresa”. Ha ricordato come il vecchio sito di piazza Risorgimento – la cui contestata riconversione (secondo la Procura di Latina) è considerata la genesi di alcuni dei problemi dell’azienda – ha beneficiato di due permessi a costruire ottenuti da altrettante Giunte e tecnici diversi. Dopo una completa ristrutturazione avvenuta con propri mezzi ha ritrovato fatturato e risultati azzerando la crisi. In più con le nuove linee di prodotto sta avendo un grosso successo sui mercati estivi e l’occupazione è preservata. Le nostre insolvenze sono state prodotte per l’85% dalla maledetta ristrutturazione dello stabilimento di piazza Risorgimento”. Il sito è posto sotto sequestro dall’aprile 2012 ed Erasmo Paone non è tenero nei confronti dell’autorità giudiziaria: “Il Tribunale di Latina sembra mostrare una particolare lentezza e sono stati necessari 8 anni perché iniziassero il processo. Lo spirito “Lollo”, purtroppo, sembra aleggiare su questa vicenda”. Erasmo Paone i suoi timori li esterna nella conclusione del suo commento su facebook: “La vendita a spezzatino (dello stabilimento) in questa fase è una vergogna e consegnerà alle jene dagli interessi oscuri la più antica azienda formiana. Qualcuno dei nostro governanti vuole intervenire?”
Saverio Forte