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Ventotene / Scioglimento del consiglio comunale, il caso finisce in Parlamento

VENTOTENE – Due pronunciamenti della magistratura amministrativa – il Tar del Lazio sezione di Latina lo scorso ottobre e la quinta sezione del Consiglio di Stato agli inizi di febbraio – avevano messo in salvo la consiliatura al comune di Ventotene ma il Viminale ed il ministro dell’economia e delle finanze possono andare oltre: può promuovere una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso il comune di Ventotene in relazione ai profili finanziari e alla salvaguardia degli equilibri di bilancio e, ancor prima, il Ministero degli Interni verifica la possibilità di sciogliere il consiglio comunale dell’isola. Sono le richieste che campeggiano in un’articolata interrogazione parlamentare che il deputato dei Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli ha depositato giovedì scorso che segue di appena un mese la sentenza, da parte del Consiglio di Stato, dell’ordinanza del Tar che, a sua volta, aveva respinto un mirato ricorso dell’ex vice-sindaco ed ex assessore al demanio marittimo Modesto Sportiello e, ad adiuvandum, di un gruppo di cittadini isolani.

Fabio Rampelli

Il ricorso chiedeva, tra le altre cose, di annullare la delibera d’approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio 2018, la numero 33 del 12 agosto 2018, l’atto amministrativo cardine del prosieguo – come quelli che hanno una natura contabile – della consiliatura sulla seconda isola pontina ma anche la delibera consiliare di approvazione del bilancio di previsione finanziario 2018-2020, quella di Giunta municipale n. 77 del 10 luglio 2018 che aveva definito la destinazione delle somme accantonate nel risultato di amministrazione per decadenza vincolo; la deliberazione di Giunta numero 81 del 14 luglio 2018, avente ad oggetto il documento unico di programmazione (DUP) del periodo 2019-2021e, soprattutto, la deliberazione del Consiglio numero 23 del 3 luglio 2018 che licenziava un più accomodante funzionamento del consiglio comunale grazie al quale le delibere si ritenevano approvate con 5 voti favorevoli anziché con sei… Il consiglio di Stato si è uniformato al pronunciamento del Tar e aveva dichiarato inammissibile il ricorso di Sportiello per carenza di legittimazione attiva e di interesse in quanto lo stesso amministratore, assistito dall’avvocato Orazio Abbamonte, non ha saputo dimostrare come le diverse delibere consiliari e di Giunta da lui stesso impugnate “abbiano leso in qualche modo leso le sue prerogative individuali inerenti la sua carica elettiva.”

L’onorevole Rampelli contesta soprattutto il contenuto della deliberazione numero 23 del 3 luglio scorso con cui il consiglio comunale di Ventotene aveva approvato il nuovo Regolamento per il funzionamento del consiglio stesso, fissando il numero legale dei partecipanti alla seduta (cosiddetto quorum costitutivo) a 4 componenti. Il Regolamento del consiglio comunale della seconda isola pinta, all’articolo 31, comma 1, dispone, invece, che “il Consiglio comunale, ai sensi dell’articolo 38, comma 2, del decreto legislativo numero 267 del 18 agosto 2000 non può deliberare se non intervengono almeno 4 consiglieri oltre il sindaco”. Questa determinazione – scrive l’Onorevole Rampelli nell’interrogazione inviata ai ministri Matteo Salvini e Giovanni Tria – è in palese contrasto con i dettami dello statuto comunale, che all’articolo 21 sancisce che gli organi collegiali deliberano validamente con l’intervento della metà degli assegnati”. Insomma l’amministrazione capitanata dal sindaco notaio Gerardo Santomauro ha operato, inserendola nel regolamento (da qui la decisione dell’ex vice-sindaco Modesto Sportiello, ora all’opposizione, di impugnare al Tar la delibera consiliare del 12 agosto sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio) una illegittima forzatura numerica”.

Insomma per l’esponente dei Fratelli d’Italia “sarebbe opportuno lo scioglimento del consiglio comunale di Ventotene dal momento che la salvaguardia degli equilibri di bilancio è stata ratificata dal massimo consesso civico di Ventotene in maniera illegittima e, dunque, causa della conclusione anticipata della stessa consiliatura”. In effetti sia il capogruppo di minoranza Raffaele Sanzo che lo stesso vice-sindaco Sportiello nel loro ricorso al Tar – e lo ricorda Rampelli – sostennero che il regolamento di un consiglio comunale “non deve essere conforme alla normativa generale del testo unico degli enti locali, ma allo statuto comunale, conformità che per quanto riguarda Ventotene manca. È evidente che, nel caso di contrasto tra le disposizioni dello Statuto e quelle del regolamento, le disposizioni contenute nello Statuto sono prevalenti su quelle adottate dal nuovo regolamento, peraltro approvato con procedura di pubblicizzazione viziata e carente”. Il regolamento sul funzionamento del consiglio comunale di Ventotene è abbastanza datato, risale al 23 febbraio 1985. La vita dello statuto è più recente. È stato approvato con la delibera di consiglio comunale numero 76 del 5 ottobre 1994 per essere modificato nell’ottobre 1998 e nel maggio 2009: “Le amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi anni hanno palesi responsabilità – rimarca Rampelli – per non aver modificato ed aggiornato sia il regolamento dell’assemblea che lo stesso statuto, quando l’articolo 73 prevede che l’adeguamento delle fonti normative comunali deve essere disposto entro i 120 giorni successivi all’entrata in vigore delle nuove disposizioni normative a livello nazionale. L’articolo 38 del testo unico degli enti locali, sancisce che ‘per la validità delle sedute deve esserci la presenza di almeno un terzo dei consiglieri assegnati per legge, senza computare il sindaco e il presidente della Provincia’, a ciò si aggiunge la difficoltà nella definizione dell’entità della metà della maggioranza dei consiglieri assegnati che a Ventotene sono 11. Per Santomauro la somma è 5,5 e l’arrotondamento della cifra decimale, uguale o inferiore a 50, va effettuato per difetto e non per eccesso. Lo prevedono alcune sentenze del Consiglio di Stato e del Tar della Calabria e della Liguria ‘secondo le quali l’arrotondamento per eccesso non sembra conciliabile con questo principio giurisprudenziale” .

Il consiglio di Stato, però, lo scorso febbraio, dopo il Tar, aveva bacchettato pesantemente il consigliere Sportiello perché “neppure la lamentata riduzione del numero di consiglieri richiesto ai fini della formazione del quorum costitutivo del consiglio comunale può ritenersi misura specificamente lesiva delle sue attribuzioni individuali, non gli preclude né gli rende più difficoltoso l’esercizio delle prerogative connesse al mandato ricevuto dagli elettori”. I giudici del secondo grado della magistratura amministrativa avevano formulato una
durissima reprimenda nei riguardi dell’ex vice-sindaco di Ventotene…”

In secondo luogo la legittimazione dei consiglieri comunali ad impugnare dinanzi al giudice amministrativo le deliberazioni dello stesso Consiglio comunale – si legge nella sentenza – è astrattamente limitata ai soli casi in cui vengano formalmente in rilievo atti incidenti in via diretta sul diritto all’ufficio e quindi su un diritto spettante alla persona investita della carica di consigliere. Deve nel caso escludersi che la modifica del quorum funzionale in esame leda un qualche legittima prerogativa politico-amministrativa del consigliere comunale, che può scegliere liberamente di essere presente o di non presenziare alle riunioni, senza con questo pretendere di causare sistematicamente il ritardo o l’arresto della funzionalità dell’organo consiliare”. Ma l’Onorevole Rampelli denuncia l’esistenza al comune di Ventotene di “un’evidente disarmonia tra regolamento e/Statuto, documento,
quest’ultimo, che il sindaco intende revisionare nel primo consiglio comunale utile (servirebbero i due terzi dei consiglieri assegnati e, dunque, un tetto politicamente irraggiungibile al momento: sette voti)” ma chiama in causa ora i due rappresentanti del Governo dopo che della “questione è stato investito anche il prefetto di Latina anche alla luce dei menzionati risvolti sul piano della gestione contabile e finanziaria del comune”: “I Ministri Salvini e Tria a questo punto dovrebbero dire quanti e quali elementi hanno a disposizione sulla scorta anche delle “determinazioni assunte dal prefetto di Latina Maria Rosa Trio alla luce delle questioni sopra richiamate”.

Saverio Forte

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