GAETA – Assolto perché non fatto non sussiste. E’ giunta a capolinea, dopo quasi sette anni, l’inverosimile vicenda processuale in cui l’ex assessore al demanio del Comune di Gaeta e dirigente nazionale del partito del Sud Antonio Ciano era imputato di un grave reato previsto dall’articolo 326 del Codice penale: rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio. Ad assolvere Ciano è stato il Tribunale di Latina – presidente Valentini, giudici a latere Fosso e Villani – che ha condiviso in pieno la linea difensiva del legale dello storico e appassionato di cultura e tradizioni borboniche, l’avvocato Lino Magliuzzi.
I FATTI. Si svolsero il 18 maggio 2012 nella settimana che precedette la vittoria al ballottaggio del futuro sindaco di Gaeta, il candidato di Forza Italia e dell’intero centro destra Cosmo Mitrano, contro il primo cittadino uscente Antonio Raimondi. La campagna elettorale aveva assunto toni pesantissimi e al vetriolo quando l’assessore Ciano (ma anche fondatore e conduttore dell’allora tele street Telemonte Orlando) venne in possesso di un atto scottante, la relazione dell’allora Prefetto di Latina Bruno Frattasi che aveva nominato una commissione d’accesso per verificare l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel comune di Fondi di cui era dirigente. La “relazione Frattasi”, tra le altre cose, parlava anche del concorso vinto dal candidato sindaco di Gaeta gettando ombre e dubbi sul suo regolare svolgimento. Ma cosa avvenne. Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica l’allora candidato alla carica di primo cittadino del centrodestra avrebbe chiesto ad una ragazza di Gaeta di chiedere ed ottenere, naturalmente alla presenza di alcuni testimoni, da Ciano un cd contenente i files relativi alla relazione Frattasi che, se fosse stata divulgata, sarebbe stata dirompente e avrebbe messo chissà in discussione l’esito del turno di ballottaggio di quelle elezioni amministrative al comune di Gaeta.
Secondo la difesa del sindaco Mitrano, rappresentata dall’avvocato Antonio Buonemani, l’allora assessore Ciano non avrebbe potuto divulgare quell’atto perché secretato ancora ai sensi dell’articolo 42 della legge 124/2007. L’avvocato Magliuzzi nella sua arringa, chiedendo ed ottenendo l’assoluzione per il suo assistito, ha dimostrato invece che stralci della “relazione Frattasi” erano già stati abbondamente divulgati e pubblicati da alcuni quotidiani e siti web e ha avanzato, invece, un altro intricante quesito: “Perché l’allora candidato Mitrano ha consegnato ai Carabinieri quel cd soltanto il giorno dopo dalla consegna da parte dell’assessore Ciano? Se era un atto coperto da un segreto d’ufficio – e che segreti ! – perché ha impiegato quasi 24 ore per mettere le cose a posto” . Il dibattimento intanto ha avuto un coda imprevista: la ragazza crocevia di questo “giallo” in salsa gaetana è giunta in Tribunale accompagnata dagli stessi Carabinieri. L’aveva deciso il giudice Valentini perché non aveva saputo o voluto rispondere a precedenti ordini di comparizione, cosa che invece ha fatto l’attuale sindaco di Gaeta che, invece, ha ammesso di aver appreso stralci della “relazione Frattasi” che lo riguardavano nel momento in cui aveva impugnato davanti il Tar l’ordinanza del sindaco di Fondi che, alla luce dell’attività della commissione d’accesso nominata dall’allora Prefetto Bruno Frattasi, lo aveva trasferito dalla ripartizione economico-finanziaria a quella ai servizi sociali.
Prima della sentenza di assoluzione il sostituto procuratore Marco Giancristofaro aveva chiesto per Ciano il minimo della pena (sei mesi) previsto dall’articolo 326 del Codice penale. L’ex indagato ha fatto ricorso all’autoironia per commentare, insieme all’avvocato Magliuzzi, la sentenza: “Sei mesi per la violazione di un segreto di Fatima o di Stato mi sembravano un po’ troppo pochi… E invece…”
Saverio Forte