FORMIA – Ancora guai giudiziari per un rappresentante della famiglia Bardellino. Gustavo Bardellino, di 29 anni, nipote dei boss dell’omonimo clan di camorra Antonio ed Ernesto e figlio di Silvio, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare emessa, dopo due mesi di indagini, dal Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera su richiesta del sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo. Le accuse che vengono mosse al giovane, che vanta precedenti per reati contro il patrimonio e contro la persona, sono di stalking e lesioni personali aggravate e si riferiscono alla violenta aggressione di cui è stata vittima lo scorso 20 gennaio, all’interno di un noto ristorante del centro cittadino, l’ex fidanzata di 24 anni di nazionalità venezuelana.
Bardellino – secondo la ricostruzione effettuata dal commissariato di Polizia di Formia – si trovava in compagnia della nuova compagna mentre la donna sudamericana era seduta in un altro tavolo in compagnia di alcune sue amiche. Sarebbe stato uno sguardo di troppo a provocare l’aggressione. Volarono calci e pugni nei confronti della 24enne inerme ed incredula tali da riportare ferite e traumi giudicati guaribili in ben 40 giorni e, nello specifico, una vasta frattura allo zigomo a causa della quale ha dovuto subire diversi interventi di chirurgia maxillo facciale. Questo comportamento violento fu condito anche una frase dal chiaro carattere intimidatorio rivolto alla donna durante la collutazione: “Te ne devi andare da Formia”.
Ma non finì qui. Le indagini proseguirono e gli agenti del Vice-questore Massimo Mazio vollero arricchire il quadro probatorio non solo con i referti medici rilasciati a più riprese alla venezuelana ma con le dichiarazioni testimoniali di alcuni clienti che si trovavano quella sera nel ristorante. Una seconda informativa inviata alla Procura fu corredata soprattutto dalle successive dichiarazioni rese in una denuncia querela da parte dell’ex fidanzata di Bardellino: vi aveva ripercorso un rapporto costellato da aggressioni e intimidazioni, nate quasi sempre per futili motivi e dalla gelosia, e dai messaggi intimidatori che l’uomo gli avrebbe continuato ad inviare con l’intento di “ridimensionare” la portata dell’aggressione. Un comportamento che ha provocato nella donna – l’ha confermato la stessa Polizia – “un perdurante e grave stato di ansia, con fondato timore per la propria incolumità.”
Questi elementi hanno motivato la Procura ad emettere un provvedimento restrittivo, ai domiciliari, per uno dei rampolli della famiglia Bardellino, sino a qualche mese residente a Minturno con i suoi genitori ma ora trasferitosi in pieno centro a Formia dove dovrà rimanere ai “domiciliari” dopo la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Scalera. A curare la difesa di Gustavo Bardellino è l’avvocato Pasquale Di Gabriele, il presidente del consiglio comunale di Formia che, accettando questa ineccepibile nomina di natura professionale, qualche imbarazzo l’ha creato all’interno della maggioranza civica che guida il comune di Formia.
Poche settimane il sindaco Paola Villa nella sua audizione davanti la commissione regionale contro la criminalità aveva lanciato un’autentica “fatwa” nei confronti della famiglia Bardellino e di cosa rappresenta da decenni nel tessuto socio economico della città. Ma, alla vigilia del raduno proprio a Formia delle associazioni che si battono contro il crimine organizzato, gli avvocati, tutti, devono esercitare il diritto-dovere costituzionale di difesa e la politica offrire, per prima, utili esempi dal carattere pedagogico e culturale. A meno che…
Saverio Forte