MINTURNO – E’ diventata esecutiva in questi giorni una sentenza del giudice civile del Tribunale di Latina Valentina Giasi che ha condannato, in contumacia, la direzione generale dell’Asl di Latina al pagamento di un maxi risarcimento di oltre un milione e 700mila euro a favore di una famiglia di Scauri per un caso di malasanità avvenuto nel marzo 2003 presso l’ospedale “Monsignor Luigi Di Liegro” di Gaeta. La sentenza è stata emessa dalla dottoressa Giasi lo scorso agosto ma il suo contenuto è stato rivelato dai legali di parte civile della famiglia di Scauri, gli avvocati Roberto Palermo ed Anna Lisa Manni, che, dopo 15 anni, si è vista finalmente riconoscere giustizia.
La vicenda. Una donna, in avanzato stato di gravidanza, all’epoca 41enne, capì l’urgenza di ricoverarsi in ospedale per dare alla luce la sua secondogenita. E per farlo fu accompagnata all’ospedale di Gaeta dove all’epoca era operativo il reparto di neonatologia e di ostetricia per i lavori di riqualificazione in corso presso il più vicino “Dono Svizzero” di Formia. La signora si sarebbe dovuta sottoporre ad un parto cesareo peraltro programmato da giorni per le complicazioni che avevano riguardato il suo stato di gravidanza. Ma quell’intervento iniziò soltanto dopo due ore il ricovero della donna di Scauri all’ospedale di Gaeta e le responsabilità mediche degli operatori in servizio quel giorno sono state riconosciute dal consulente d’ufficio nominato dal Tribunale Civile di Latina. Nella sua relazione scrisse testualmente che “l’intervento cesareo che, in forza della problematica presentata dalla donna al momento dell’ingresso in ospedale, non venne eseguito in conformità alle metodiche medico – chirurgiche atteso che il personale medico intervenne solo dopo due ore dall’arrivo in ospedale della gestante”. Fu un ritardo gravissimo che provocò alla neonata un’asfissia perinatale ed un’encefelopatia multicistica che l’hanno resa una invalida al 100%, “incapace di attendere anche ai propri bisogni più elementari – hanno dichiarato gli avvocati Palermo e Manni – considerato che è costretta a letto con un’alimentazione assistita”.
Una curiosità: il procedimento in sede civile è iniziato soltanto nel 2011 quando la situazione di questa bambina venne sottoposta all’attenzione da suo padre all’avvocato Palermo. Erano già prescritti i termini per presentare una denuncia penale con l’ipotesi di lesioni gravissime. A quel punto venne opzionata la soluzione per avviare un contenzioso in sede civile nel quale l’Asl non si è mai costituita. Da qui la condanna nei confronti dell’Asl di Latina al pagamento del risarcimento danni di un milione e 700 mila euro con l’aggravante della contumacia. Non a caso i legali della parte civile della famiglia di Scauri hanno atteso otto mesi a divulgare la vicenda perché la sentenza non fosse impugnata in appello dall’Asl e diventasse, di conseguenza, irrevocabile Alla famiglia di Scauri il riconoscimento di questo risarcimento danni non ha restituito il sorriso. Anzi, le è aumentata la rabbia perché la sedicenne, ormai adolescente, se non ci fosse stata quell’imperizia accertata giudizialmente, oggi sarebbe una ragazza come tante altre. Questa famiglia, monoreddito, di Scauri sino al 2003 aveva un sogno nel cassetto, di acquistare, se avesse potuto un giorno, un caravan. Ora l’obiettivo è acquistare una casa “normale”, più spaziosa degli attuali 60 metri quadrati dove vivono mamma, papa, la 16enne e, sino a qualche mese prima che si sposasse, la sorella maggiore.
“Ora attendiamo una comunicazione da parte dell’Asl – hanno dichiarato gli avvocati Palermo e Manni – circa la sua volontà di onorare il provvedimento del Tribunale. Ci auguriamo che non faccia passare altro tempo per il pagamento. Sarà un giusto sollievo nei confronti di una famiglia che, sebbene non risolverà il problema, certamente avrà le capacità di garantire un’assistenza ed un futuro sereno ad una figlia sfortunata dalla nascita per colpa di altri”.
Saverio Forte
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