MINTURNO – Sono trapelati altri retroscena sull’inverosimile vicenda giudiziaria e processuale culminata con la sentenza emessa dal sentenza del giudice civile del Tribunale di Latina Valentina Giasi che, dopo oltre anni di dibattimento, ha condannato, in contumacia, la direzione generale dell’Asl di Latina al pagamento di un maxi risarcimento danni, di oltre un milione e 700mila euro, a favore di una famiglia di Scauri per un caso di malasanità di cui è stata vittima nel marzo 2003, sedici anni fa, presso l’allora reparto di neonatologia e ostetricia dell’ospedale “Monsignor Luigi Di Liegro” di Gaeta. I legali di parte civile, gli avvocati Roberto Palermo ed Anna Lisa Manni, hanno già approntato una lettera con cui chiederanno alla direzione generale ed amministrativa dell’Asl pontina di ottemperare alla sentenza del giudice Giasi che, emessa lo scorso agosto, è diventata esecutiva in questi giorni.
I legali dell’adolescente, ora sedicenne e rimasta colpevolmente invalida al 100% per un ritardo di due ore con cui era venuta alla luce attraverso un programmato parto cesareo, chiederanno che l’Asl ottemperi entro 120 giorni al pagamento del risarcimento sentenziato dal Tribunale di Latina. E per l’azienda sanitaria pontina si profila, oltre al danno (anche d’immagine oltre economico), anche la beffa. Gli avvocati Palermo e Manni quella lettera la indirizzeranno anche alla Procura regionale della Corte dei Conti per condannare con l’ipotesi del danno erariale chi non svolge il proprio compito professionale nel marzo di 16 anni fa presso l’ospedale di Gaeta. “Si accertino tutte le responsabilità personali ed individuali – hanno aggiunto i legali di parte civile della famiglia che dal 2003 ha una bambina allettata, in uno stato vegetativo, non in grado di alimentarsi autonomamente a causa di quelle due ore maledette nel corso delle quali alla male, una volta rotto le acque, fu lasciata al suo drammatico destino: dare alla luce la secondogenita colpita da un’asfissia perinatale ed un’encefelopatia multicistica che, appunto, l’hanno resa una invalida totale. La neonata, in pratica, rimase senza ossigeno a lungo prima che venisse al mondo – come programmato da giorni attraverso un parto cesareo – e le conseguenze furono devastanti soprattutto sul piano celebrale”.
E non è finita. La battaglia legale e giudiziaria della famiglia di Scauri non è iniziata subito. La prescrizione del reato penale delle lesioni gravissime (cinque anni) convinse i genitori della piccola ad intraprendere un contenzioso in sede civile e risarcitorio ma gli stessi non avrebbero mai immaginato di far fronte ad un comportamento di negligenza e superficialità da parte dei dirigenti, che nel frattempo, si sono succeduti in seno all’Asl di Latina. Lo raccontano, a distanza di anni dopo aver mantenuto un (tattico) atteggiamento di riserbo sull’intera vicenda, gli avvocati Palermo e Manni: “Pensavamo che la controversia finisse nel 2012 nel primo tentativo di mediazione come prevede la legge ma l’Asl non si presentò. Quando iniziò il processo l’allora giudice incaricato del procedimento fu zelante davanti l’assenza della controporte. Ci chiese di rinnovare la richiesta di costituzione in giudizio da parte dell’Asl di Latina perché la storia, gravissima, sotto il profilo familiare ed affettivo, avrebbe meritato i dovuti chiarimenti. L’Asl avrebbe potuto benissimo difendersi e chiarire tanti aspetti di questa terribile storia e invece ha preferito eclissarsi. Le ragioni? Non le chieda a noi”.
A porre questa domanda potrebbero essere ora i magistrati della Corte dei Conti che, come avviene in queste dolorose circostanze, potrebbe invitare l’Asl di Latina a promuovere un’indagine amministrativa interna (nei confronti dei medici e del personale infermieristico che ebbero in cura la gestante di Scauri dal momento del suo ricovero al “Di Liegro” sino alla tardiva nascita della sua bambina) prima di assumere i suoi provvedimenti del caso. “Questa famiglia, segnata dal dolore per la nascita di una bambina invalida per precise responsabilità accertate dal consulente di parte del giudice Giasi, ha atteso sedici anni per ottenere giustizia e non ha problemi per aspettare un gesto di buona volontà nei prossimi 120 giorni. Se avverrà (la disponibilità ad effettuare una transazione in base al bilancio dell’azienda sanitaria locale?) ne prenderemo atto – hanno concluso gli avvocati Palermo e Manni – Diversamente abbiamo a disposizione tutti gli strumenti di rivalsa che offre la legge. Su tutti la sentenza, inappellabile, della dottoressa Giasi…”
Saverio Forte