FORMIA – Si complica non poco la già dura controversia, economico-finanziaria e occupazionale, legata al futuro del nuovo Pastificio Paone nella zona industriale di Penitro a Formia e di Minturno. Non bastava la vendita dei capannoni, per un importo di due milioni e 32mila euro, a favore della “Corex” di Battipaglia che il liquidatore giudiziale nominato dal giudice delegato del Tribunale di Cassino, il commercialista arpinate Maurizio Taglione, ha sottoposto al comitato dei creditori della nota azienda alimentare il programma di liquidazione che prevede la vendita ora del ramo d’azienda del Pastificio Paone. Per un base d’asta di tre milioni e 838mila euro saranno messe in vendita le due linee di produzione – una per la pasta corta, l’altra per quella lunga – nove macchine in grado di confezionare al giorno 880 quintali di pasta secca e un magazzino dotato di 3100 posti pallet. La vendita sarà formalizzata il 17 giugno, alle ore 16, presso lo studio del dottor Taglione dove dovranno essere presentate le offerte, con rialzo minimo di 50mila euro, entro il 14 giugno alle ore 13.
Il comitato dei creditori ha preso atto di questo programma di liquidazione che, previsto dal concordato preventivo con-cesso dal Trinunale di Cassino alla proprietà del pastificio formiano nel 2015, scaturisce anche da una perizia disposta dallo stesso giudice delegato Lorenzo Sandulli e curata dalla dottoressa Laura Carinci. La sua consulenza è chiara: il ramo d’azienda include tutti i beni immateriali, di qualunque natura, registrati e non, quelli materiali inclusi i cespiti, i macchinari, gli arredi ed il magazzino; tutti i permessi, le autorizzazioni, le licenze, gli atti e i provvedimenti amministrativi utilizzati, richiesti, utili e necessari per l’operatività del complesso aziendale e per lo svolgimento dell’attività del ramo d’azienda in continuità: tutti i rapporti di lavoro dipendenti esistenti al marzo 2019; le passività esistenti verso i dipendenti del ramo d’azienda solo a titolo di tratta-mento di fine rapporto e di altre componenti come ferie e permessi non goduti, ratei di mensilità supplementari, premi ed altre parti variabili di retribuzioni maturati e non ancora liquidati.
Il piano di liquidazione di Taglione prevede, inoltre che base economica per la vendita del ramo d’azienda del pastificio possa essere decurtata “soltanto” del 10% e non più per tre tentativi di vendita. Se dovessero fallire – quest’eventualità per molti è esclusa a questo punto del concordato preventivo numero 4/2015 – la passa passerebbe di nuovo nelle mani dei creditori ma anche del giudice Sandulli.
Una curiosità: anche la nuova governance del pastificio ha incaricato un perito di parte, il commercialista Gerardo Tucciarone, per quantificare il valore dell’attuale ciclo produttivo di Penitro. E’ leggermente inferiore – tre milioni e 600mila euro, di cui un milione e 141mila euro derivante dall’avviamento commerciale – rispetto a quello stabilito dalla consulente del Tribunale di Cassino.
Il comitato dei creditori nella seduta di lunedì scorso ha preso atto, inoltre, di un’altra importante decisione: la scelta del liquidatore Taglione, autorizzata dal giudice Sandulli, di impugnare davanti il Tar la delibera numero 27 del 25 marzo scorso consiglio d’amministrazione del Consorzio Industriale del Sud pontino (aveva nominato come responsabile unico del procedimento il suo direttore amministrativo Giampaolo Scalesse) di avviare un procedimento amministrativo teso all’acquisizione del capannone con lo stesso investimento economico con cui è stato aggiudicato alla Codex di Battipaglia.
Manca ancora l’ufficialità ma a contrastare il tentativo di acquisizione dell’opificio da parte del Cosind sarà lo studio legale Nigro di Alatri. Nel suo ricorso al Tar il consorzio non potrebbe farlo per tre motivazioni: le aree nella zona industriale di Penitro su cui è stato realizzato dieci anni fa il nuovo pastificio Paone “non sono state cedute dal Consorzio industriale ma sono state acquistate con atti notarili dalla famiglia Paone, il nuovo sito produttivo è stato realizzato nel termine di cinque anni dalla cessione dell’area e “la stessa attività industriale del Pastificio Paone non è cessata da più di tre anni”, anzi, al contrario , “è in continuo svolgimento ed incremento”. Taglione aveva concluso nella sua ultima azione in autoutela di chiedere la revoca della delibera consortile numero 27 in questi termini: il procedimento attivato dal direttore Scalesse è “illegittimo per difetto dei presupposti di legge, lesivo degli interessi della procedura e foriero di gravi danni a carico della massima dei creditori”.
Saverio Forte