FORMIA – “Sì, lo confermo. A me le parate non piacciono. Tanto meno in questo giorno”. Il sindaco di Formia Paola Villa questa telefonata l’attendeva dal cronista il 18 maggio, giorno del 75° anniversario della liberazione della città dall’occupazione degli invasori tedeschi. “Questa amministrazione ha deciso, a differenza di altri comuni, di non organizzare nulla perché non c’è nulla da festeggiare nel corso di parate davvero inutili”. Paola Villa non l’ha mai citato ma il programma del comune di Gaeta, allestito per domenica 19 maggio per la liberazione della città, a suo dire non andava anticipato il giorno prima a Formia. Soprattutto per giustificare la mancata organizzazione nella sua città di una manifestazione commemorativa non avrebbe gradito la conclusione dell’evento organizzato in piazza XIX Maggio a Gaeta con il concerto della banda Musicale delle Forze Navali Americane in Europa. Il sindaco di Formia ha invece preferito scrivere e pubblicare un manifesto murale per il giorno della liberazione della città.
La mattina del 18 maggio, dopo un ultimo bombardamento areonavale che annientò le residue resistenze della 94° divisione di fanteria tedesca comandata dal maggiore Generale Bernard Steinmetz, le pattuglie dell’85° divisione della V armata americana avanzarono dalle campagne di Santa Croce verso Formia. Per liberare la strada Appia, invasa da calcinacci, e permettere il transito delle truppe e dei mezzi corazzati, furono impiegati bulldozer e occupate intere squadre di artiglieri. Gli uomini della 338° compagnia poterono entrare a Formia solo nel pomeriggio del 18 maggio seguendo le fettucce bianche che indicavano i sentieri bonificati dalle mine tedesche. Ad accoglierli non vi furono soltanto autorità e cittadini in festa ma trovarono anche palazzi demoliti, strade scomparse sotto cumuli di macerie, corpi straziati di soldati tedeschi, carogne di muli, carri armati sventrati e mine dappertutto. Le truppe alleate aprirono i loro zaini e diedero a tanti formiani affamati scatole di carne e carote, pane bianchissimo, biscotti, salsiciotti, sigarette e, ai bambini, caramelle e chewingum.
Quel giorno moltissimi mangiarono tanto da dimenticare le amarezze, le pene e le sofferenze nei terribili nove mesi trascorsi nella mandrie alle spalle del centro abitato di Maranola e sui Monti Aurunci. Quei cibi in scatola contenevano troppe proteine e vitamine e – paradosso dei paradossi – diareee violente e mal di stomaco colpirono un po’ tutto, grandi e bambini. L’amministrazione di centro sinistra nel maggio 2014 decise soltanto di intitolare l’attuale via del Macello nel quartiere di Mola a “Via 18 maggio 1944” e di scoprire una targa all’ingresso del palazzo municipale: L’ex sindaco Sandro Bartolomeo e l’allora presidente del consiglio comunale Maurizio Tallerini ricordarono come fossero emersi nuovi ed ulteriori elementi per ottenere il conferimento della medaglia d’oro al valore civile dopo quella d’argento apposta materialmente sul gonfalone blù del comune il 9 aprile 1961 dall’allora Ministro della Difesa Giulio Andreotti in una gremita e partecipata cerimonia in piazza Santa Teresa… Formia, al momento, deve accontentarsi…
Saverio Forte