FORMIA – Qualche polemica l’ha creata la decisione dell’amministrazione comunale di Formia di non commemorare sabato scorso, 18 maggio, il 75° anniversario della liberazione dalla città dall’occupazione delle truppe nazi-fasciste. A duellare a distanza con il sindaco Paola Villa è il professor Michele Maddalena, da anni impegnato con iniziative personali (in Italia e all’estero) a rinvigorire la memoria per i tragici e bui momenti che la storia bellica ha fornito a Formia e all’intero Golfo. Maddalena in una lettera aperta evita di polemizzare con il neo sindaco di Formia in rapporto alla decisione del vicino Comune di Gaeta di commemorare la sua liberazione avvenuta il giorno dopo rispetto a Formia, il 19 maggio 1944.
“A casa propria – si legge nella lettera – ognuno è libero di fare quanto crede più opportuno. Mi consento solo una piccola punta di polemica: normalmente festeggia chi ha ricevuto il danno minore. Al sindaco di Formia devo una piccola tiratina d’orecchi: sul manifesto riportante la commemorazione del 18 maggio almeno, il Tricolore lo si poteva mettere nel verso giusto. Il verde è il colore di inizio della bandiera italiana; è quello che si diparte da qualsiasi punto d’appoggio della bandiera. Egregia sindaco, non se la prenda. I suonatori a orecchi facilmente possono stonare. Forse suona meglio: “Sergente e moschettiere, a ognuno il suo mestiere”.
E il professor Maddalena spiega perché a Formia e a Gaeta sia stata insignita la stessa medaglia d’argento al valor civile. Quando dal Ministero della Difesa fu chiesto nel 1961 l’elenco delle vittime civili di Formia, il sindaco di allora (o l’impiegato addetto) inviò un elenco in cui figuravano, all’incirca un centinaio di morti. Erano quattro fogli dattiloscritti solo da un lato. Fra quei morti figuravano anche alcuni soldati tedeschi. “Tre di loro li ricordo perché furono sotterrati nel giardinetto davanti l’ex albergo Grand Hotel. Un quarto era sotterrato all’ombra di un carrubo lungo il bordo della stradina che sale verso Pagnano – ricorda Maddalena – Tutti, ribadisco tutti, i caduti tedeschi furono prelevati e trasportati a Pomezia nel 1953. Venne un colonnello tedesco, in pensione, fornito di mappe particolareggiatissime. Con la collaborazione del signor Francesco Scipione furono esumati proprio tutti. Basta chiederlo al responsabile del Cimitero Militare Tedesco di Pomezia. Grazie a quell’elenco striminzito di un centinaio di morti, a Formia fu assegnata la “Mavc”.
Idem a Gaeta. Con una modesta differenza. Gaeta, per merito di don Paolo Capobianco, aveva censito poco oltre duecento morti. Don Paolo me lo riferì quando eravamo colleghi d’insegnamento all’Ipam, sui Cappuccini.”. E Michele Maddalena, caratterialmente mai generoso con la politica, inserisce nel suo caleidoscopio anche l’ex sindaco di Formia Sandro Bartolomeo: “Un giorno, pensando che la città, giustamente, meritasse di più, mi chiese il risultato delle mie ricerche. Il risultato era al di là di ogni immaginazione: Formia, con ogni probabilità, potrebbe aver avuto anche duemila morti. Per circa cinquecento non riuscii a trovare le canoniche pezze d’appoggio! Ne classificai 1413 e il numero potrebbe anche essere per difetto. Consegnai il mio brogliaccio al sindaco Bartolomeo, che ne fece più copie. Una di queste, bontà sua, mi è stata offerta in omaggio, e riporta il nome dell’autore della ricerca. Ovviamente, questa copia, è ancora in mio possesso; unitamente all’originale. Nel consegnare il mio lavoro al sindaco Bartolomeo, precisai che l’amministrazione comunale stava sbagliando procedura.
In sintesi: non doveva chiedere la concessione della medaglia d’oro ma la commutazione – osserva Maddalena – di quella d’Argento in Oro, sulla scorta delle nuove indagini esperite. La sua risposta: ‘Il problema non esiste. Abbiamo maniglie potenti…’. Tanto potenti che la medaglia è rimasta la stessa. Adesso vogliamo ripetere la richiesta? A che pro’? Se la richiesta dovesse andare a buon fine, si potrebbe ottenere la medaglia d’oro al merito civile che, tradotto, vuol dire che Formia ha “meritato” di piangere tanti morti, tanti invalidi e tante distruzioni”. Vestendo ancora i panni di Don Chisciotte contro i muli al vento, il professor Michele Maddalena attacca frontalmente il sindaco Villa quando le ricorda di “preparare al meglio i suoi discorsi sulla ricorrenza del 25 Aprile”: “Ho sentito citare il signor (presidente, professor Maddalena!) Pertini. È il caso di parafrasare la frase del Maestro: ‘Perché guardi la pagliuzza nell’occhio altrui e non vedi la trave del tuo occhio?’ Egregio sindaco, Formia vanta un partigiano della Brigata “Osoppo” (Valeriano Cosmo) e quattro fucilati per sabotaggio delle linee telefoniche. Il fatto è avvenuto a Spigno Saturnia il 18 aprile 1944. Nella stessa data, per l’ennesima volta, aerei americani bombardarono il Ponte di Rialto. Morirono 21 civili e cinque soldati tedeschi. Il monumento fu eretto anche col contributo dell’Associazione Reduci Tedeschi (con la modica cifra di tre milioni di vecchie lire) Risultato: sul basamento del monumento ancora si riesce a leggere che fu una strage nazifascista. Grazie a questa strage nazifascista nessuno ricorda i quattro formiani fucilati a Spigno, il 18 aprile 1944, alle 16.”
Furono Luigi Centola di 19 anni (di Lorenzo e Simeone Brigida), Luisa Esposito, di 19 anni (di Luigi e Maria Adalgisa Miele), di Luigi Purificato (di 15 anni) di Pasquale e Maria e, inoltre, di David Solis, di 33 anni (di Giuseppe e Regina Simeone). Maddalena, in conclusione, aggiunge un altro giovane di 23 anni, Luigi Nocca, morto a Vienna per broncopolmonite, il 9 marzo 1941. Sul suo certificato di morte, tradotto dal tedesco, fu riportata la sua qualifica: prigioniero di guerra, franco tiratore. “Su questo nome ci sarebbe da dissertare a lungo – conclude – Sempre che interessi a qualcuno!”
Saverio Forte