MINTURNO – Se non è un record, poco ci manca. Due cittadini di Minturno, poco meno di 60 anni, non hanno creduto ai loro occhi quando nei giorni scorsi si sono visti recapitare dall’ufficiale giudiziario una sentenza di primo grado emessa nel 2006 dall’allora giudice monocratico del Tribunale di Latina Maria Matilde Campoli. I due vennero condannati a due anni di reclusione con l’accusa di ricettazione relativamente ad alcuni episodi verificatisi più lontano nel tempo, otto prima, nel 1998, in un centro del nord della provincia.
I due imputati non hanno potuto produrre appello – e il reato contestato è finito naturalmente in prescrizione – solo perché non hanno ricevuto copia della sentenza di condanna. L’hanno ottenuta in questi giorni facendo risentire il loro legale, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo che, nella duplice veste di presidente dell’associazione “Cesare Beccaria” e consigliere provinciale dei Fratelli d’Italia, censura questa tardiva notifica: “Non si tratta di un errore – ha osservato Cardillo Cupo – quando poi si racconta agli italiani le favole in base alle quali la colpa della lentezza della giustizia è degli avvocati che fanno rinviare i processi e degli imputati che non si lasciano processare. Piuttosto, invece di spendere milioni di euro a risarcire i cittadini per la lentezza del processo, si pensasse ad una riforma seria del settore.
13 anni per una banale notifica di pochi minuti è una vergogna senza precedenti mentre il Ministro Bonafede pensa di risolvere i problemi della giustizia creando un popolo di “sempre imputati”, in barba alle più elementari regole di diritto e di democrazia, rendendo infinita la prescrizione per la celebrazione di un qualunque processo”.