GAETA – La convinzione degli inquirenti è basata su un dato economico: l’organizzazione, che si ritiene essere smantellata, movimentava droga con un profitto annuo di circa di due milioni di euro. Molti dei loro componenti sono giovanili, incensurati ed insospettabili perchè l’intento era quello di eludere i controlli e l’attività investigativa nei principali centri del sud-pontino. E invece non hanno fatto bene i conti con la sagacia degli agenti del commissariato di Polizia di Gaeta che, dopo due anni di indagini non facili coordinate da ben tre procure – Cassino, Latina e Roma – hanno notificato un’ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti di un 25enne di Gaeta, Andrea C., 10 misure cautelari con l’obbligo di firma nei confronti di giovani di Formia, Gaeta, Sperlonga, Fondi e Terracina di età compresa tra i 33 e i 22 anni e quattro denunce a piede libero sempre con l’ipotesi di reato di spaccio di droga.
Le indagini degli uomini del Vice-questore Maurizio Mancini sono state condivise, dopo le precedenti ed ana-loghe operazioni anti-droga degli ultimi mesi (la più importante resta quella denomi-nata “Circe”), dal sostituto Procuratore Roberto Nomi Bulgari mentre le misure, a vario titolo, sono state emesse – per alcuni degli indagati era stata proposta anche la misu-ra restrittiva in carcere – dal Gip del Tribunale di Cassino Vittoria Sodani. Secondo la ricostruzione degli inquirenti di Gaeta, cui si sono affiancati per la notifica dei provvedimenti del Gip Sodani i colleghi dei commissariati di Fondi e Terracina, le persone indagate si rifornivano di ingenti quantitativi di cocaina e hashish sul fiorente merca-to di Fondi per poi spacciarli, attraverso una collaudata e fidata rete di pusher, nei frequentati e remunerativi luoghi della “movida” di Terracina, Sperlonga, Formia e, so-prattutto, Gaeta. Da qui il titolo, emblematico, dell’operazione, “Cost to Coast”, illustrata nel corso di una conferenza stampa ed il vice-questore Mancini ha sottolineato – l’ha poi evidenziato nell’intervista allegata – come le indagini, pur risultando il prosieguo dell’attività investigativa precedente, abbiano registrato un impulso grazie al vasto allarme sociale avvertito dalla cittadinanza di Gaeta in ordine ai reati connessi all’assunzione di stupefacenti da parte dei giovani del posto ed alla relativa facilità di approccio degli spacciatori, che approfittavano della “movida” gaetana per ampliare la platea dei possibili acquirenti.
Gli accertamenti questa volta – ha aggiunto Mancini – sono partiti a ritroso, dai luoghi di consumo delle sostanze stupefacenti (nei week-end della stagione invernale e primaverile e nei mesi estivi) alla località di approvvigiona-mento: Fondi. A fare il resto ci pensava questa “rete”, composta da giovani di cui le forze dell’ordine conoscevano la loro assoluta incensuratezza. Li ha ingannati due aspetti, comprovati da una “valanga” di intercettazioni telefoniche ed ambientali: era-no sempre in contatto – a volte senza un apparente motivo – in grado di raffinare le tecniche di spaccio, dal glossario utilizzato per piazzare la droga all’opportunità concessa agli assuntori che beneficiavano di una particolare scontistica sul costo delle dosi acquistata se custodivano quantitativi più cospicui. Il dirigente del commissariato di Gaeta ha anche rivelato come alcuni 15 indagati – la gran parte assistiti dagli avvocati Giulio Mastrobattista e Vincenzo Macari che sarà a fianco di Andrea C. nell’interrogatorio di convalida in programma martedì prossimo davanti il Gip del Tribunale di Cassino Francesco Armato – e i rispettivi cambiassero spesso il codice d’intesa, volto a perfezionare gli accordi, oppure per indicare lo stupefacente.
I loro dialoghi erano apparentemente tranquilli ma col passare del tempo traspariva un palese timore per la possibile intervento – come poi si è verificato – delle forze dell’ordine e della Polizia in particolare. A fare il resto, nel corso del tempo, sono stati anche i servizi di osservazione e, successivamente, i primi sequestri, di droga e di danaro, e i successivi arresti. Peraltro i protagonisti usavano diversi telefoni cellulari, alla maniera di un citofono: dunque usando e gettando le schede pressoché settimanalmente; mentre le sostanze venivano, di volta in volta, indicate con nomi diversi: bamba, guaina o la pratica da sbrigare. Inoltre, durante i riscontri oggettivi alle intercettazioni, sono stati recuperati diversi chili di cocaina ed hashish, nonché oltre 60.000 euro in contanti, verosimilmente provento di dette attività. Comunque il “volume totale degli affari” è risultato difficilmente calcolabile, proprio in relazione alla ampia diffusione territoriale degli interessi economici dei gruppi attenzionati, che ammonta a non meno di diverse decine di migliaia di euro a settimana. Fatto curioso è risultato essere quello causato dai problemi derivanti dallo stoccaggio e dalla conservazione dello stupefacente. Qui, il gruppo, prevedeva anche che gli spacciatori del posto compul-sassero gli acquirenti, obbligandoli a ricevere la droga a domicilio o in altro luogo sicuro di loro pertinenza, una sorta di custodia al consumo.
INTERVISTA Maurizio Mancini, dirigente commissariato di Polizia di Gaeta
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