FORMIA – La coincidenza rievoca un vecchio e mai superato adagio dell’andreottismo: “A pensar male del prossimo si fa peccato ma spesso ci si indovina”. Nei giorni in cui sono ridotti al lumicino i rapporti tra l’amministrazione comunale di Formia e i commercianti e, in particolare, con l’Ascom e la Confcommercio Lazio sud irrompe un’altra associazione di categoria che ha guadagnato in poche ore l’etichetta – secondo molti “frettolosa” – di essere diventata la sigla associativa del “Comune di Formia”. Si chiama “Aicast Imprese Italia”, ha llustrato i suoi propositi e obiettivi nel corso di un’iniziativa organizzata e promossa niente meno che presso la sala più istituzionale, quella dei grandi incontri, del comune di Formia, quella intitolata al pittore Antonio Sicurezza.
Si è tenuta lunedì mattina e – come da previsione – e a rappresentare l’amministrazione formiana c’era il presidente del consiglio comunale, l’avvocato Pasquale Di Gabriele. Assenti invece, il sindaco Paola Villa e l’assessore allo sviluppo economico del comune, Kristian Franzini, che in un messaggio ha espresso il suo disappunto per la sua assenza arrivando a sostenere come questa organizzazione saprà dare molte risposte agli operatori del settore. In molti giurano come sia stato il presidente d’aula Di Gabriele a far accreditare la nascita di questa associazione che, almeno a livello comprensoriale, sarebbe stata ispirata da un bravo e fortunato imprenditore, Emilio Veneziano, che, noto anche negli ambienti musicali per essere un apprezzato collaboratore di una delle band più note degli sessanta come i Camaleonti, elettoralmente è sempre stato vicino (soprattutto alle amministrative del 2018) all’avvocato Di Gabriele…
Sul piano associativo Emilio Veneziano non rivestirà alcun incarico: papà Aldo, che nella prima e Seconda Repubblica formiana era vicinissimo alle posizioni del compianto sindaco Dc-Udc Michele Forte, aveva a lungo guidato la delegazione cittadina della Confesercenti. Veneziano senior sarà ora il presidente regionale dell’Aicast Imprese, un ex funzionario di banca e consigliere comunale del Ccd Luigi Scarpellino sarà alla testa dell’associazione a livello comporensoriale mentre il presidente cittadino sarà Alessandro Cipollaro. L’”Aicast Imprese Italia” prima di ottenere un riconoscimento politico da parte dell’amministrazione comunale di Formia aveva chiesto inutilmente un accreditamento istituzionale da parte del vicino comune di Gaeta.
Il sindaco Cosmo Mitrano prima di rispondere picche ha preso tempo perché – come ci ha dichiarato – voleva “vederci chiaro”. E così ha iniziato un’azione di monitoraggio che avrebbe caratterizzato innanzitutto la richiesta che gli sarebbe stata avanzata: la ricerca di un terreno, di un’area, su cui realizzare una sorta di eliporto dove far decollare ed atterrare elicotteri per escursioni (non certamente a favore di disoccupati o cassintengrati) per Ponza e Ventotene. Chissà se questa istanza sarà al centro di un confronto sindacale ed amministrativo con l’ospitale comune di Formia? Ma Mitrano non ha voluto “battezzare” l’Aicast (ma alla presentazione formiana, per merito di cronaca, erano presenti l’assessore alle Attività produttive Alessandro Martone ed il consigiere comunale di maggioranza Cristian Leccese) che “ha l’obbiettivo di intraprendere iniziative atte a favorire la valorizzazione e l’interesse delle imprese, degli imprenditori, dei professionisti e dei lavoratori autonomi tutti visto il momento delicato che sta attraversando la nostra provincia ed in particolare il nostro comprensorio nel settore della piccola e media impresa e del commercio in generale”, dopo aver fatto alcune ricerche sul motore di ricerca Google. E le risultanze non sarebbe idilliache a favore di un’associazione al centro di molte polemiche, per esempio, nella vicina Napoli, per il rinnovo due anni dei vertici della Camera di Commercio partenopea. L’articolo che ha fatto insospettire Mitrano fu pubblicato dal sito on line del quotidiano “La Repubblica”- edizione di Napoli (CLICCA QUI) per l’irrisorietà del costo, due euro, della quota minima chiesta agli associati rappresentanti le piccole e medie imprese di artigiani e commercianti, giustificata due anni fa con l’intento, legittimo, per “venire incontro alle imprese in un periodo di crisi economica, abbattendo i costi d’iscrizione”.
L’articolo de “La Repubblica”, evidenziando le polemiche che due anni fa caratterizzavano la nomina della Camera di Commercio di Napoli, riportava testualmente le seguenti considerazioni, molto simili ad un autentico atto d’accusa: “….Dall’altra parte, c’è il candidato della cordata capitanata da Aicast, Ciro Fiola (presente alla presentazione della sala “Sicurezza”), al centro delle accuse. È lui quello più lanciato verso la vittoria, con un elenco dichiarato di cinquemila iscritti, non riconosciuti (“troppo numerosi”) da Confindustria Napoli. Ad Aicast sono stati assegnati 17 seggi (con tutti gli apparentamenti ad altre associazioni), agli industriali soltanto sette con 2.200 aziende dichiarate e 54mila dipendenti: questi i numeri forniti dagli imprenditori. Palazzo Partanna, sul piede di guerra, parla di “esiti stravolti da una macroscopica sequela di irregolarità” e chiede il ricalcolo dei seggi, avvenuto “senza alcun minimo controllo da parte della Regione”.
L’elezione del nuovo presidente avrebbe dovuto tenersi nella prima decade di maggio. Non c’è il nome del vincitore ma è chiaro che chi ha più seggi può tirare la volata verso la vittoria. Quello di ieri è dunque l’ennesimo atto di una diatriba infinita tra industriali e Aicast (l’associazione riunisce piccole e medie imprese di artigiani e commercianti, già finita sotto accusa per la quota minima di 2 euro richiesta agli associati ). Tre anni fa, furono Confcommercio e Confesercenti a chiedere l’intervento del tribunale amministrativo sulla vicenda. Ora la contesa per la poltrona di piazza Bovio si chiude con un duro attacco da parte degli imprenditori sulle procedure di rinnovo. “Hanno concorso alcune sigle della cui attività in città e nell’area metropolitana – scrivono gli industriali – non si ha memoria. Ciò malgrado, queste realtà hanno prodotto una documentazione da cui si dovrebbe evincere una base associativa tanto ampia da determinare un numero di seggi molto significativo nel costituendo consiglio camerale”. Gli imprenditori non riconoscono la corrispondenza tra il profilo politico delle associazioni e il numero dichiarato degli iscritti. Si tratta di piccole imprese con pochi dipendenti, sostengono.
“All’accesso agli atti da noi richiesto – precisano gli industriali – è emersa una sequela di irregolarità che hanno stravolto l’esito della procedura sia da parte di chi ha presentato l’istanza di partecipazione alla ripartizione dei seggi, sia dagli uffici preposti alla verifica della effettiva rappresentatività delle associazioni concorrenti». La lotta è sulle associazioni che sostengono Fiola (ex consigliere comunale), sui numeri dichiarati e quelli reali. “Sono questioni di lana caprina – replica Fiola – che vengono sollevate ormai da due anni. Anni nei quali Aicast e le associazioni che mi sostengono sono state sottoposte a continui controlli sulla regolarità, formale e sostanziale, della documentazione presentata». Fiola parla di anomalie ma respinge ogni accusa e si difende: “I controlli hanno riscontrato gravi irregolarità ma non a carico nostro – spiega – bensì a carico di altre cordate, compresa quella guidata dall’Unione industriali di Napoli. La nostra vittoria è legittima e siamo certi che anche la giustizia amministrativa confermerà, per l’ennesima volta, che per essere rappresentativi non basta il blasone ma serve essere effettivamente sul territorio al servizio delle imprese. È soltanto una presa di posizione per delegittimarci”.
Ma l’amministrazione comunale di Formia era a conoscenza di queste critiche rivolte ad un’associazione che correttamente vuole adoperarsi per lo sviluppo socio-economico del territorio ma vanta un passato associativo, più o meno recente, un po’ complicato?”. Sembrerebbe di no secondo quanto scrive il consigliere comunale della lista “Formia città in comune Daniele Nardella: “ Le sale del Comune sono state, sono ancora e saranno sempre a disposizione di tutte le associazioni che ne fanno richiesta. In un anno sono decine le associazioni che hanno usufruito delle sale comunali. Non vedo lo scandalo”. Giustamente…
Saverio Forte