GAETA – Ad otto anni dalla clamorosa vicenda i riflettori si sono di nuovo accesi su Elio Tuccillo, il potente ex coordinatore degli ufficio giudiziari dell’ex Tribunale di Gaeta, ora 76enne, arrestato con l’accusa di concussione aggravata la mattina del 25 ottobre 2011. I primi sospetti sull’uomo furono alimentati due anni prima quando, pur non essendo indagato a piede libero, il suo nome venne fatto in occasione dell’arresto del suo superiore Giuseppe Aurola. Tuccillo venne, invece, bloccato ed arrestato in flagranza, al termine di appostamenti e pedinamenti durati almeno venti giorni, da parte degli agenti della Polizia Ferroviaria di Formia. Vi si era rivolta un’avvocatessa, anche lei di Formia, che segnalò una serie di episodi in occasione dei quali il potente ufficiale giudiziario originario di Afragola ma da anni residente a Minturno per sveltire le pratiche di dissequestro in giacenza presso l’ex Tribunale di Calegna di Gaeta e, talvolta, impedire lo svolgimento del pignoramento di beni oggetto di sequestro cautelativo, chiedesse di volta in volta danaro in contanti.
Tuccillo venne arrestato presso il centro commerciale Itaca di Formia dove ci fu la consegna di una somma di danaro pattuita tra Tuccillo e l’ex titolare di una rosticceria che per ottenere il dissequestro di alcuni mobili dell’arredamento dell’attività nel frattempo posta sotto sequestro a causa di un fallimento si era visto chiedere la somma di cinquecento euro, in cinque banconote da cento euro. Lo scambio di denaro, avvenuto all’ingresso del centro commerciale di Santa Croce, fu filmato dagli agenti della Polfer (a cui si era rivolta l’avvocatessa formiana) che eseguirono il fermo di polizia giudiziaria in stretto coordinamento con il sostituto procuratore Maria Cristina Pigozzo.
Al termine del processo di primo grado Tuccillo nel 2016 era stato condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione per una serie, incredibile, di capi d’imputazione formulati successivamente al termine delle indagini nel corso delle quali vennero perquisita la sua abitazione di Minturno, l’ufficio e l’autovettura e vennero sequestrato un quaderno giudicato interessante ai fini dell’indagine appena avviata. Ora i giudici della terza sezione penale della Corte d’appello – il procuratore generale Francesco Antonio Mollace aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado – hanno modificato il tipo di reato per il quale era indagato Tuccillo. Hanno accolto una specifica istanza del legale dell’ex ufficiale giudiziario di Gaeta, l’avvocato Gianfranco Testa, che per certi versi chiedeva la riqualificazione giuridica del reato di concussione applicando il quarto comma dell’articolo 319 del codice penale inserito dalla legge numero 190 del 6 novembre 2012. Insomma è stato riconosciuto il concetto dell’”induzione indebita” esercita da un privato nei confronti di un pubblico ufficiale a tenere un determinato comportamento e, in questo caso, a commettere il reato.
Per la cronaca Tuccillo è stato di nuovo condannato ma la pena è scesa a due anni e due mesi di reclusione – è oggetto già della prescrizione – ma è stato applicato lo spirito della legge 2012 con cui è stata introdotta la punibilità del soggetto privato che è indotto alla dazione o alla promessa di denaro o altra utilità. In precedenza infatti, al pari del “concusso mediante costrizione”, il “concusso mediante induzione” non era punibile, mentre ora invece è considerato concorrente necessario del reato. I giudici di secondo grado inoltre hanno revocato la pena accessoria dell’nterdizione dai pubblici uffici e hanno confermato il dissequestro di beni finiti sotto chiave in occasione dell’arresto operato otto anni fa. Nel corso del processo di primo grado davanti il Tribunale di Latina sei testimoni che si erano avvicendati furono tutti concordi nel dichiarare che mai Tuccillo avesse condizionato le esecuzioni al versamento di somme di denaro ma eventualmente aveva chiesto un rimborso spese. Uno di loro fece questa dichiarazione: “Ogni tanto mi chiedeva delle arance”. E il destinatario della richiesta era – ironia della sorta – originario di Suio, frazione di Castelforte, dove le arance sono un frutto estremamente diffuso e comune.
Tuccillo nel corso di questi anni è finito nei guai per un’altra vicenda: il Gup del Tribunale di Latina Guido Marcelli lo ha rinviato a giudizio con l’accusa di truffa perché l’ex ufficiale giudiziario del Tribunale di Gaeta nel 2010 si sarebbe impossessato di una ingente somma, relativa al risarcimento per la morte (avvenuta in seguito ad un incidente stradale) del figlio della sua ex compagna, destinato alla sorella del defunto. L’avvocato Gianfranco Testa ha provato a contrastare la tesi della Procura: non fu appropriazione di una somma di danaro che non spettava a Tuccillo ma soltanto un’omessa comunicazione al reale beneficiario dell’avvenuta esistenza di questo risarcimento danni…
Saverio Forte