SPERLONGA – Non bastavano i guai giudiziari legati alla pianificazione del territorio e a talune scelte urbanistiche operate negli ultimi anni che per il comune di Sperlonga è arrivata un’altra sentenza, questa volta di condanna. Ad emetterla è stato il giudice del lavoro del Tribunale di Latina Valentina Avarello che, accogliendo uno specifico ricorso presentato nell’aprile 2018 dalla segreteria provinciale della Funzione Pubblica della Uil, ha condannato il comune all’immediato reinserimento nella pianta organica dell’ente e all’immediata ripresa delle rispettive attività lavorative di cinque dipendenti che sino al dicembre 2016 erano dipendenti comunali nel settore del ciclo dei rifiuti. Cosa sarebbe successo realmente nessuno mai l’ha capito e definito.
Un fatto è certo: il comune di Sperlonga aveva provato a chiedere, a più riprese, dal 2015, le loro dimissioni volontarie, ufficialmente “senza alcuna motivazione”, garantendo la loro contestuale esternalizzazione, il loro passaggio nella ditta, la Servizi industriali, che all’epoca gestiva il servizio. Con quale prospettiva? Facile, con la promessa per un loro migliore trattamento economico e contributivo se avesse deciso di andare a lavorare con la ditta appaltatrice del comune. I cinque dipendenti, Anna De Rosa, Nunzio Borrelli, Leone D’Arcangelo, Fernando e Antonio Pannozzo, non accettarono – come fece invece un loro collega di lavoro – la proposta e per “rappresaglia” – accusa ora la segretaria provinciale della Funzione pubblica della Uil, Ida Masi – la Giunta municipale di Sperlonga con la delibera del 19 dicembre 2016 dispose la loro mobilità, provvedimento ratificato, con l’avallo dell’allora segretario generale del comune, dalla dirigente del settore igiene ed ambiente che il 13 giugno 2017 firmò la determina numero 22 che diede il via a quello che apparve, a ragione, un autentico licenziamento. Praticamente i cinque operatori ecologici assunti a tempo indeterminato dal comune di Sperlonga, mai raggiunti da richiami, provvedimenti disciplinari e quant’altro, non lavorarono più.
La Funzione Pubblica della Uil fu l’unico sindacato che chiese l’annullamento di quella delibera di Giunta affermando come l’organico del comune di Sperlonga fosse all’epoca dei fatti sotto sottodimensionato e carente proprio per le posizioni funzionali ricoperte da quei cinque netturbini. Nello specifico l’organico del comune era orfano di 11 unità e, nello specifico, di 7 lavoratori della categoria “B” che la politica “Stranamente” voleva disfarsene. La Uil non ricorse subito alla carte bollate. Chiese, inutilmente, di annullare in autotutela la delibera di Giunta e la determinazione dirigenziale che disponevano la mobilità dei cinque dipendenti comunali, fu promotrice di una serie di incontri alla presenza del vicesindaco Francescantonio Faiola e, quando si rese conto, che la situazione economico-occupazionale e lavorativa dei cinque si era bloccata inoltrò anche una lettera di “sollecito” all’allora Prefetto di Latina Pierluigi Faloni. Ma non successe nulla. Ora il giudice Avarello ha premiato la sagacia e la determinazione della segretaria provinciale della Funzione pubblica della Uil Ida Masi quando censura il comportamento di “ingiustificata chiusura” del comune di Sperlonga quando, decidendo di ridurre la propria pianta organica, non valutò la possibilità di riassorbire il personale dichiarato eccedente nell’ambito della stessa amministrazione proprio in considerazione della mancanza di posti nella stessa dotazione organica. Il ricorso d’urgenza presentato 15 mesi fa dall’avvocato Tiziana Agostini è stato discusso lo scorso gennaio nel corso di un’udienza drammatica ma, vista la complessità dell’intera controversia (anche dal punto di vista economico e sociale), il giudice del Lavoro Avarello si è riservata la decisione.
Ora ha pesantemente censurato l’operato del comune di Sperlonga per non aver avviato “alcuna forma di concertazione con i sindacati come prescrive l’articolo 6 del decreto legislativo numero 165/2001. Il comune avrebbe dovuto promuoverla a monte del contenzioso e non alla sua conclusione”. Il giudice Avarello , dunque, ha intimato alla Giunta di riassumere quei lavoratori che, terminati i benefit dopo 24 mesi della mobilità , stavano perdendo, se non ci fosse la provvidenziale sentenza del Tribunale di Latina, anche lo status di “dipendenti pubblici”. E il motivo grida vendetta: il comune di Sperlonga non ha informato alcuni enti superiori – Provincia e Regione – della disponibilità di questi dipendenti in esubero per essere naturalmente riassorbiti, anche dopo un piano di recupero formativo. Naturalmente la Funzione Pubblica della Uil di Latina chiederà il rispetto dell’ordinanza del Tribunale di Latina laddove prevede, oltre al reintegro dei cinque lavoratori finiti in mobilità, anche l’integrazione salariale e contributiva non riconosciuta in questi due anni e mezzo. Di conseguenza potrebbe aprirsi un altro filone con destinazione la Procura regionale presso la Corte dei Conti a danno dei dirigenti del comune di Sperlonga che hanno dato esecuzione a questo provvedimento di mobilità. L’ipotesi di reato che sta vagliando la Funzione Pubblica della Uil è naturalmente il danno erariale.
“Con l’ordinanza del giudice del lavoro del Tribunale di Latina -. Ha commentato la segretaria provinciale Ida Masi – è stata fatta giustizia a favore di alcuni lavoratori destinati a trovarsi fuori dai ruoli organici e a perdere un posto di lavoro pubblico senza valide motivazioni organizzative. Non ultimo per importanza il giudice del lavoro ha restituito dignità al ruolo sindacale che è risultato fondamentale in una così delicata vertenza. Espriamo anche un sincero apprezzamento all’operato dell’avvocato Tiziana Agostini che ha saputo ben cogliere tutte le carenze ed omissioni del comune di Sperlonga e ha difeso sino allo stremo questi lavoratori”.
Saverio Forte