VENTOTENE – Davanti la seconda sezione penale della Corte d’appello di Roma – presidente l’ex sostituto procuratore di Latina Barbara Callari, giudici a latere Toselli e Brindisi – è stato scritto l’ultimo capitolo dell’infinita e dolorosa vicenda giuridico-processuale legata alla tragedia di Cala Rossano a Ventotene dove il 20 aprile 2010 morirono travolte da un costone di due metri cubi di tufo due adolescenti di Roma, Sara Panuccio e Francesca Colonnello, di 13 e 14 anni, impegnate con la rispettiva scuola media di Morena in un campo scuola ambientale. I giudici di secondo grado al termine del nuovo giudizio di rinvio sentenziato nel febbraio 2018 dalla quarta sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Fausto Izzo, hanno assolto per non aver commesso il fatto l’ex responsabile dell’ufficio tecnico del comune isolano Pasquale Romano (difeso dall’avvocato Luca Scipione) e hanno prosciolto l’ex dirigente del Genio Civile di Latina Luciano Pizzuti per prescrizione (assistiti dagli avvocati Cassiani e Zupo).
Per la morte di Sara e Francesco la Cassazione aveva confermato la condanna a due anni e quattro mesi di carcere per omicidio colposo nei confronti dell’ex sindaco dell’isola Giuseppe Assenso e ad un anno e dieci mesi di reclusione nei riguardi del suo predecessore Vito Biondo annullando – come si ricorderà – la prima condanna d’appello dell’11 settembre 2017 per Romano e Pizzuti. L’udienza davanti alla Suprema Corte si era inaugurata con la durissima requisitoria del Procuratore Generale che aveva chiesto la conferma in toto delle condanne d’appello e, ancor prima, di primo grado, per i quattro imputati. Il collegio difensivo, formato dagli avvocati Franco Coppi, Alessandro Cassiani, Dino Lucchetti, Renato Archidiacono, Luca Scipione, Lino Magliuzzi e Gianni Lauretti, aveva sollecitato, invece, l’annullamento delle sentenza di condanna per i loro assistiti evidenziando come le motivazioni, sia nel giudizio di primo che di secondo grado, fossero “decisamente lacunose e carenti sotto il profilo tecnico e amministrativo”.
Due curiosità vanno menzionate ancora una volta a margine dell’epilogo di questa triste vicenda: il processo in Cassazione se si fosse celebrato 24 ore di più tardi avrebbe subito i termini della prescrizione, una circostanza tanto temuta dai familiari delle due vittime che, assistiti dagli avvocati Pascucci, Capuzzi e Tauro, avevano confermato di aver beneficiato da parte del comune di Ventotene e della Regione Lazio di un risarcimento danni pari ad un milione di euro. E poi, un giudice della quarta sezione penale della Corte Cassazione fu la dottoressa Carla Menichetti, il magistrato che aveva emesso quattro anni prima la prima sentenza di condanna quando era in servizio presso l’ex Tribunale di Terracina.
Questa vicenda finisce negli archivi della cronaca giudiziaria della provincia di Latina con un solo colpevole, l’ex sindaco Assenso dal momento che l’ex primo cittadino di Ventotene Vito Biondo non trascorrerà legittimamente, in considerazione della condanna inferiore a due anni, un giorno all’affidamento dei servizi sociali. Un’ingiustizia piena e totale per un uomo, per il politico e per il medico, il dottor Assenso, che tanto si era prodigato durante il suo mandato amministrativo per la messa in sicurezza del periplo di Ventotene e fu il primo a prestare soccorso, subito dopo il crollo, a Francesca e a Sara ancora in vita…. Una brutta pagina… senza se e senza ma.
Saverio Forte