CASTELFORTE – “Lo so, la politica locale è contenta. Lo sa perché? Perché si è tolto un peso dallo stomaco. Io, invece, non potrò mai dimenticare un momento quando mia figlia mi ha chiesto perché piangevo. Una ragione c’era ma non ho avuto la forza ed il coraggio di dirglielo”. Gianfranco Circio è un bravo imprenditore che, insieme ai suoi fratelli, Carmine, Ezio e Umberto, riesce ancora a coniugare impresa e socialità in una realtà, complicata e di confine (sotto ogni profilo, geografico ma anche culturale) quale quella di Castelforte. Ha gli occhi ancora gonfi di lacrime e… di amarezza ma, tranquillizzando l’interlocutore, dice che “il peggio è ormai passato ma il vuoto dentro di noi rimane”. Per Circio il “vuoto” è una stata una scelta che lui, la dirigenza e presidente onorario Paolo Migliorato hanno dovuto effettuare nei giorni scorsi: cedere il titolo sportivo del Suio Terme Castelforte. Una grande sconfitta, senza dubbio, per l’intera comunità e soprattutto per la sua guida politica perché questa realtà societaria rappresentava qualcosa, era un motivo di orgoglio per tanti giovani che hanno indossato la casacca biancoazzurra e per una realtà sociale in cui il calcio era – quantunque possa apparire retorico – un motivo di riscatto oltre che uno strumento di aggregazione e, perché no, un veicolo promozionale sul piano turistico.
Ufficialmente il Suio Terme Castelforte ha formalizzato nei giorni scorsi una sorta di gemellaggio con l’Asd Polisportiva Terracina grazie al quale ha ceduto il titolo di sportivo che permetterà al sodalizio caro al presidente Iannotta di partecipare al prossimo campionato di Promozione laziale. La scelta del Suio Terme Castelforte è stata davvero inevitabile, dettata dal muro, altissimo, alzato dall’amministrazione comunale di provvedere a migliorare la fruibilità non tanto dell’impianto di Suio alto quanto quello di Castelforte. Dieci anni di affiliazione alla Figc laziale sono bastati per effettuare una crescita, dirigenziale e tecnica, che non ha avuto uguali al punto da sfiorare l’anno scorso, dagli esordi nella Terza categoria provinciale, il salto nel massimo campionato regionale, l’Eccellenza: “E meno male com’è andata – osserva subito il presidente Circio nell’intervista allegata – perché le conseguenze, anche a livello mediatico, sarebbero state ancor più devastanti”.
I problemi il Suio Castelforte li ha conosciuti da due stagioni a questa parte in coincidenza del suo approdo nel campionato di Promozione. Non bastava un continuo peregrinare a Coreno Ausonio e a Santi Cosma e Damiano (il sindaco Franco Taddeo ogni domenica si assumeva la responsabilità per mettere a disposizione l’impianto in località Cerri Aprano) che si aggiunte le stringenti norme sulla sicurezza e sulla fruibilità che hanno, al cospetto della colpevole indifferenza del comune, accelerato le procedure per chiudere i battenti lo stadio di Castelforte, figuriamoci quello di Suio a causa delle sue più gravi condizioni architettoniche e strutturali. Il comune avrebbe potuto effettuare una variazione di bilancio o, più semplicemente, farsi consiliare ed accendere un mutuo con il Credito sportivo per mettere a norma il proprio impianto. E, invece, nulla di nulla. Nel frattempo il Suio Castelforte i suoi impegni con i propri tesserati e tifosi li ha onorati eccome. E’ dapprima emigrato allo stadio “Caracciolo Carafa” grazie alla disponibilità personale, rinnovata di settimana in settimana, del sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli. Poi sono bastate una scazzottata (i cui protagonisti non sono stati neanche i tifosi del Suio Castelforte) ed una piccola gazzarra per convincere il sindaco Stefanelli a chiamare il presidente Circio e i suoi più stretti collaboratori e annunciargli che la sua disponibilità avrebbe potuto avere a che a fare con il codice penale e quello di procedura penale.
Il Suio Castelforte non si è perso d’animo e ha deciso di emigrare oltre la riva sinistra del Garigliano per continuare e completare la sua ultima stagione nella promozione… laziale. Ha chiesto ed ottenuto l’ospitalità del comune di Sessa Aurunca per affrontare le proprie gare casalinghe sul rettangolo di gioco, “davvero una bomboniera”, di San Castrese, ed effettuare la preparazione durante la settimana a… Galluccio. Il Suio Castelforte avrebbe voluto continuare a trasmigrare in Campania sino a quando è arrivata la prevedibile e corretta doccia fredda del presidente del comitato regionale della Figc laziale: “Zarrelli – ha aggiunto il presidente Circio – mi ha chiamato e mi ha detto che non era più possibile giocare a San Castrese perché il campionato di Promozione laziale si gioca sul territorio della Regione Lazio. Come fai a non dargli torto? Per noi è stata una mazzata. Non dovevano neanche versare la tassa d’iscrizione – che ce la pagava la federazione grazie al premio ottenuto per aver impiegato quest’anno in gare ufficiali davvero tanti giovani – e avevamo già raggiunto un accordo con un bravo tecnico di Napoli Enzo Monaco che avrebbe continuare la nostra filosofia, quella della linea verde. Ecco perché ho pianto e mia figlia mi chiedeva perché…” ha concluso, celando a fatica la propria commozione, il presidente Circio Ma cosa succederà ora? Il presidente, ormai ex del Suio Castelforte, per l’ottimo lavoro svolto – ci ha confidato – è stato anche invitato a far parte dei ranghi societari dell’Asd Polisportiva Terracina ( il cui onere, dopo la firma davanti il notaio, è stato quello di accollarsi microscopiche incombenze debitorie con alcuni fornitori e con l’erario) ma ha declinato l’invito di una “società seria, organizzata che merita di ritornare dove dovrebbe essere” perché il suo ‘cruccio’ ora è legato alla futura gestione del vasto ed apprezzato settore giovanile del Suio Castelforte. Ad alzare bandiera bianca – “perché non posso fare diversamente” – è l’imprenditore nel settore termale e alberghiero qual è Paolo Migliorato.
Per la sua riconosciuta vicinanza economica era stato insignito della carica onorifica di presidente onorario. Ora definisce la cessione del titolo sportivo del Suio Castelforte un “vero e proprio omicidio sociale:”“Quando una squadra di calcio decide di non giocare il prossimo campionato, verrebbe da dire che sarà triste vedere il nostro stadio vuoto il prossimo anno, ma qui non abbiamo neanche lo stadio, ci resta solo la tristezza – osserva nell’intervista Migliorato – che è ancora più profonda dopo essere stati premiati per aver impiegato tanti nostri giovani nelle gare ufficiali della Figc. La squadra c’era, i giovani ci sono, le partite si vincono pure ma senza un campo da calcio. Sono passati anni e le cose non sono cambiate – ha continuato Paolo Migliorato – e non sembrano interessare realmente l’amministrazione comunale. Ma il suo ruolo non dovrebbe essere quello di valorizzare, favorire e promuovere? E cosa c’è da promuovere e favorire, più di una realtà che crede nei giovani e che li impegna in qualcosa che affonda le radici nel rigore e nella disciplina come sport?”
Quest’anno, il Suio Terme Castelforte ha ricevuto l’invito da parte di altre squadre e comuni del comprensorio ad utilizzare i loro campi da gioco, per gli allenamenti e per le partite, ma le distanze e i tempi per gli spostamenti hanno reso difficile per i ragazzi, i genitori e lo staff continuare in questo modo. Per questo la decisione di non iscriversi al prossimo campionato, presa dalla dirigenza, è stata l’unica soluzione”.
“Il comune di Castelforte è piccolo, le priorità sono tante, le casse comunali non possono soddisfarle tutte. Tutto vero, tutto condivisibile, ma un’amministrazione” deve essere capace di “amministrare” si, ma anche capace di cercare soluzioni finanziarie, laddove, è chiaro che le casse comunali non possono bastare. In una realtà sociale, dove ci si interroga non solo sul futuro dei giovani, ma anche sulle nuove malattie sociali – ha concluso nell’intervista l’ormai ex presidente onorario del Suio Castelforte – per le quali lo sport, il raggiungimento di traguardi e il gruppo, forse possono esserne la cura, credo di non essere l’unico a pensare che stiamo sprecando opportunità. Opportunità di costruire è mantenere attiva, una società sportiva, che ci ha dimostrato che la volontà di uno staff tecnico, dirigenziale e sportivo può credere e vincere. Ora è stata costretta ad arrendersi. Ha vinto chi avrebbe dovuto supportare quest’azione sociale. Penso che sia stata una vittoria dal gusto molto amaro”.
INTERVISTE Gianfranco Circio e Paolo Migliorato