SPIGNO SATURNIA – Acqualatina avrebbe potuto far effettuare interventi di disinfestazione nel raggio di duecento metri dalla sorgente di Capodacqua a Spigno Saturnia? I Carabinieri Forestale stanno cercando di dare una risposta a questo importante interrogativo e in quest’ottica hanno aperto un’inchiesta per disastro ambientale, al momento contro ignoti, per accertare quanto sarebbe avvenuto negli ultimi giorni presso la fonte idrica che alimenta metà territorio del sud-pontino e, nello specifico, parte del comune di Formia e soprattutto quelli di Spigno Saturnia, Minturno, Castelforte e Santi Cosma e Damiano. E’ durata oltre due ore giovedì sera la deposizione che ha reso l’imprenditore Giuliano Guglielmo dopo la moria di api che la sua azienda alleva su diversi terreni autorizzati e censiti, nella frazione di Maranola a Formia, a Roccamonfina, in provincia di Caserta e, appunto, a Spigno Saturnia, a pochi metri dal laghetto e dalla sorgente di Capodacqua.
Guglielmo ha rimarcato come ci sia stato un nesso – a suo dire – tra la morte dei centinaia di api negli alveari dell’azienda che fatto nascere dieci anni fa e la disinfestazione che l’ente gestore ha chiesto di far effettuare in una zona delicatissima in cui si trova la stazione di pompaggio di una delle due sorgenti che alimenta parte del Golfo di Gaeta. Guglielmo ha dichiarato ai Carabinieri Forestali, dove si è recato anche il rieletto sindaco di Spigno Saturnia Salvatore Vento, di aver notato come tutti gli alveari della postazione di Capodacqua presentassero segni di sofferenza e, dopo aver escluso ogni possibile causa patologica, ha appurato come ci fosse un’intossicazione. “Neanche il tempo di finire di ispezionare le api, nel dirigermi verso la sorgente per rinfrescarmi, ho incontrato – ha detto – gli addetti di un’ azienda di disinfestazione che stavano irrorando veleni nelle aree circostanti la centrale di pompaggio e quindi attigue alla sorgente. Quanto è accaduto un episodio molto grave, non solo per le dirette conseguenze conseguenze che stanno subendo le api della mia azienda – grazie a loro viviamo in quattro persone – ma per il rispetto di tutti gli utenti e del bene più prezioso che abbiamo. Per legge è vietato qualsiasi trattamento fitosanitario nel raggio di 200 metri dalle sorgenti e corsi d’acqua. Acqualatina deve rispondere – ha rincarato la dose Giuliano Guglielmo – di questi comportamenti di questi comportamenti fuorilegge che mettono a rischio la salute pubblica”.
Non si è fatta attendere la replica di Acqualatina: “Siamo dispiaciuti per quanto accaduto alle api ma le nostre disinfestazioni avvengono da anni, e non hanno mai procurato alcun tipo di problema. Sono effettuate da ditte specializzate che operano nel rispetto della normativa vigente, con particolare attenzione per evitare la dispersione dei prodotti nell’ambiente e, in primis, nelle acque che distribuiamo, prelevate direttamente dal cuore dei Monti Aurunci. La sicurezza e l’incolumità delle persone e della sorgente sono una priorità a cui diamo la massima attenzione. Del resto, le analisi effettuate dai nostri laboratori e dagli enti di controllo non hanno mai rilevato alcuna anomalia”.
Intanto il servizio idrico ha avviato anche i suoi accertamenti interni, soprattutto con le ditte incaricate per questo contestato provvedimento di disinfestazione, e preannuncia una sua azione per individuare la vera causa che ha provocato la moria delle api: “Si tratta di interventi indispensabili per la salute dei nostri dipendenti che lavorano presso le centrali e che, specie nei mesi estivi, sono esposti a rischio di punture e infezioni. Ci rendiamo disponibili da subito per supportarla nell’individuazione delle cause che hanno generato questo fenomeno”.
Saverio Forte