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Attualità

Ventotene / Venti anni senza Beniamino Verde e Nino Montano: il ricordo di Tonino Impagliazzo

VENTOTENE – A vent’anni dalla tragica scomparsa del sindaco di Ventotene Beniamino Verde e del vice sindaco Nino Montano un ricordo, nitido, lo traccia chi dello storico sindaco socialista della seconda isola pontina è stato a lungo uno dei suoi più stretti collaboratori. Tonino Impagliazzo è stato a lungo vice sindaco di Ventotene e uno dei più noti ed apprezzati imprenditori nel settore alberghiero. Sul blog “Ponza racconta”, che gentilmente ringraziamo per le inedite e belle foto d’epoca del compianto sindaco Verde, Impagliazzo qualche settimana ha ripercorso un profilo schietto, sincero e generoso del primo cittadino scomparso.

“Era il mattino del 15 luglio di venti anni fa, avevi nel primo pomeriggio un importante appuntamento presso la Prefettura di Latina con il dott. Procaccini ed alcuni dirigenti della Regione Lazio, per chiarimenti su pratiche che avevi regolarmente trasmesso. Nella borsa nera – ricorda Impagliazzo in una sorta di lettera aperta – custodivi gelosamente alcuni documenti che chiamavi “le carte”, che avrebbero dovuto servire a confutare i dirigenti Regionali, responsabili di aver annullato ingiustamente diverse legittime richieste. La tua rabbia diventava incandescente allorquando scoprivi, nella corrispondenza di ritorno, protocolli e date poco esatte che servivano ai funzionari regionali per giustificare l’archiviazione di istanze e nascondere la poca rettitudine di alcuni dirigenti…” La giornata cominciò all’Hotel Ariston (che purtroppo non c’è più) di Formia con un “breve incontro” con il dottor Filippo Scafetta, un dirigente del Comune di Formia, e la partecipazione di Nino Montano, Vice-sindaco di Ventotene. C’era l’intento di individuare una figura tecnico-amministrativa da utilizzare in via temporanea e saltuaria presso il Comune di Ventotene.

“Al termine del colloquio, Nino partì per Gaeta ed io restai con Beniamino. Abbozzammo insieme alcune considerazioni e dopo circa un’ora partimmo anche noi per Gaeta, ove sarei dovuto andare alla scuola media “Giosuè Carducci” per giustificare un’assenza scolastica. Giunti sul piazzale esterno alla scuola incontrammo la preside Francesca Maggio – osserva Impagliazzo -. che si fece carico di ricevere il documento e si intrattenne con il Sindaco per scambiare alcuni spunti sulla scuola e sul disagio scolastico nelle isole”. “Subito dopo ci portammo a casa di Montano, dove trovammo la moglie, la figlia e la suocera che dopo i primi convenevoli ci misero a nostro agio e facemmo uno spuntino leggero con la famiglia. Parlammo di varie iniziative che il Comune di Ventotene aveva assunto in quegli anni e ci soffermammo sulla Istituzione dell’Area marina protetta (A.M.P.) e della Riserva naturale statale (R.N.S.) e delle opportunità di lavoro che da questa scelta potevano scaturire per favorire l’occupazione giovanile. Terminato il pranzo, la suocera di Nino invitò Beniamino a farsi un piccolo riposino sul letto grande, adiacente la saletta dello spuntino e, prima di riposarsi, rivolto a me disse con tono dolce e risoluto: – Toni’, sta’ tranquille. Vavattenne serene pecchè ‘sta vote vincimme”. Un saluto alla famiglia e a Beniamino e, con l’auspicio di un risultato positivo, e Impagliazzo fece ritorno a Formia. Era l’ultima volta che aveva visto in vita il suo sindaco. La tragedia.

“Giunse una telefonata da Ventotene intorno alle 17 mentre ero in attesa sul porto di Formia per prendere l’aliscafo. Era Umbertino Matrone che mi chiedeva di non partire perché era accaduto un grave incidente stradale con la macchina a Beniamino e Nino ed entrambi erano ricoverati all’ospedale “Fiorini” di Terracina. Presi l’auto e mi precipitai a Terracina. Stavo salendo al secondo piano alla ricerca del Pronto Soccorso quando, mentre ero per fare gli ultimi scalini, vidi in fondo al corridoio il dottor Franco Lazzaro, Procuratore aggiunto, che, scorgendomi, alzò il braccio invitandomi ad andare da lui. Giunto in vicinanza, con voce ferma mi disse: “Ti aspettavo… solo tu puoi fare l’identificazione delle due salme, vieni …” e subito dopo mi condusse nella saletta adiacente il Pronto Soccorso; scoprì i corpi adagiati su due lettini e mi lasciò da solo ad osservare. Una breve sosta e… cominciarono a passarmi per la mente pensieri e pensieri, ricordi colmi di affinità culturali, iniziative e scelte condotte insieme e, soprattutto, un’ “amicizia spesa per la stessa causa”. Vidi e rividi ancora due amici che per uno “strano destino del caso” avevano scelto di percorrere la medesima strada. C’era Nino Montano che presentava nella parte sinistra del viso una vistosa tumefazione mentre Beniamino aveva una ingessatura che partendo dal collo copriva tutto il torace (a mo’ di busto). Il Procuratore aggiunto verbalizzò l’identificazione e m’ informò che l’indomani, 16 luglio, alle ore 11,30 sarebbe iniziata al cimitero di Terracina l’autopsia delle due salme previa una breve pulizia. Il giorno dopo mi recai al cimitero di Terracina, lì fui raggiunto da Vincenzo Recchia, sindaco di Terracina e fui contattato telefonicamente da Sandro Bartolomeo, sindaco di Formia, entrambi mi resero ampia disponibilità alle formalità burocratiche cimiteriali ed all’assistenza tecnica. Nella stessa mattinata presso il cimitero di Terracina si avvicinò anche la dottoressa Amato, che mi riferì di ritenersi a disposizione per volontà del Prefetto di Latina, per qualsiasi necessità o urgenza. Terminata l’autopsia, i feretri furono trasferiti nella cappella del cimitero di Formia. Era quasi buio e prima di salire in macchina, osservando dalla collina del cimitero di Terracina l’orizzonte di un mare lontano, mi ricordai di una sua espressione: “Quando mi porterete a spalla, soltanto allora piangerete la mia mancanza“.

La nave per l’isola, con a bordo i feretri, parti dal porto di Formia alle 9 del 17 luglio 1999, unitamente ai familiari e ai parenti, amici e isolani, sindaci del Basso Lazio, consiglieri e assessori della Regione e responsabili delle Istituzioni che vollero recarsi sull’isola perché avevano conosciuto e collaborato con il Sindaco Beniamino Verde e l’amico Nino Montano dell’Agenzia delle Entrate. Al porto di Ventotene era presente l’intero paese che, con dolore e sguardo mesto, accolse i feretri dei due concittadini che avevano perso la vita nell’esercizio del loro mandato amministrativo. Accompagnati dalle note della banda musicale, dalle associazioni cattoliche e dalla comunità dei fratelli dell’isola, i feretri furono portati in Piazza Castello, davanti il palazzo municipale, per la Messa e la Benedizione, e poi… un breve intervento della moglie Maria Sequino che, con voce rotta dal dolore, volle ripercorrere le vicende più significative dell’uomo che fino all’ultimo aveva lottato, per dare all’isola che amava più della sua vita un’impronta di luminosa speranza. A seguire, il saluto commosso della cittadinanza, delle autorità e degli ospiti dell’isola. Poi il corteo iniziò a muoversi fino a raggiungere il cimitero, per l’ultimo saluto.

“Il Sindaco Verde era convinto che, attraverso il recupero del paesaggio rurale, dei siti caratteristici e dei territori micro-insulari, avrebbe potuto mitigare il rischio idrogeologico e, al tempo stesso, favorire le produzioni eco-agricole e tutelare gli habitat rurali come importante “bacino culturale” ed elemento di sviluppo turistico di grosso spessore – aggiunge Impagliazzo – Beniamino in questo contesto maturò l’idea che soltanto attraverso un “progetto mirato e partecipato”, capace di coniugare il rispetto del mare e lo sfruttamento equilibrato delle inestimabili risorse naturali, si sarebbe potuto scongiurare l’abbandono di questi territori. Prese coscienza che nuovi mestieri andavano diffondendosi, come quelli legati all’ industria ed ai servizi, i quali favorivano uno spostamento delle popolazioni dai paesi verso le città determinando un lento impoverimento dei lavori tradizionali legati alla terra ed al mare. In questo scenario consolidò l’opinione, che soltanto la realizzazione di un’Area Marina Protetta e una Riserva Naturale statale, avrebbe potuto attutire la frenesia dello scempio e dell’abbandono delle isole ed al tempo stesso, servirsi del recupero di queste eccellenti risorse naturali e culturali come volano per una crescita economica e sociale.

Lo sviluppo delle isole, con la diversificazione delle attività economiche e la destagionalizzazione del turismo, che negli anni 70’ appariva legato quasi prevalentemente a quello di tipo marino, avrebbe potuto favorire politiche di sviluppo locale e disincentivare le emigrazioni invernali. Beniamino aveva spesso la presunzione di ricordare che la passione verso questi obiettivi ha un solo denominatore: l’amore per la propria terra. Il turismo delle isole non doveva essere comandato dalla luna come per le maree, ma dagli orari del servizio dell’ultimo traghetto per Formia. Il suo sogno… che ogni visitatore, salito sulla nave, nel lasciare l’isola si fosse portato dietro l’emozione di aver scoperto una terra scomoda e selvaggia, ma infinitamente magica.”

Saverio Forte

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