GAETA – Non commisero alcuna violazione di reato e, nello specifico, non procurarono alcun danno erariale gli assessori della Giunta municipale di Gaeta che, approvando la delibera numero 300 del 28 novembre 2012, riammisero in servizio il dirigente del comune Antonio Buttaro sospeso per cinque anni in via cautelare dal servizio nel 2009 dall’allora sindaco Antonio Raimondi. Lo ha deciso la Procura regionale della Corte dei Conti – presidente Piera Maggi, consiglieri Laura D’Ambrosio e Massimo Balestieri – che, dopo anni di un difficilissimo ed aspro contenzioso – ha assolto dall’accusa di danno erariale il sindaco Cosmo Mitrano e gli assessori che presero parte a quella seduta di Giunta, Sabina Mitrano, Pasqualino De Simone, Antonio Di Biagio, Cristian Leccese e Alessandro Vona e la segreteria generale del comune in carica sette anni fa, la dottoressa Celestina Labbadia.
Il vice procuratore generale Bruno Domenico Tridico nell’udienza del 21 maggio nella sua requisitoria era stato molto severo nei confronti degli amministratori del comune di Gaeta in carica nell’autunno 2012 da pochi mesi. Aveva chiesto un risarcimento danni a favore delle casse del comune di 213mila euro, di cui 123 a carico del sindaco appena eletto Cosmo Mitrano, e 89mila a carico degli assessori votanti la delibera e la stessa segreteria comunale. Coinvolto nell’inchiesta giudiziaria della Procura di Latina nel 2008 sul “Progetto Musica”, Buttaro venne rimosso dal suo incarico dal sindaco in carica all’epoca, Antonio Raimondi, ma la delibera di riabilitazione andò oltre: riconosceva all’alto e storico funzionaro del comune di Gaeta i trattamenti economici non percepiti dal giorno della sospensione sino alla data del 28 novembre 2012. I magistrati contabili hanno condiviso, in sostanza, le risultanze cui sono giunti i legali difensori degli ex imputati, gli avvocati Lino Magliuzzi, Giuseppe Matarazzo, Marco Filippone, Gabriele Picano e Roberto Colagrande: la Giunta che riabilitò Buttaro commise sì una colpa ma fu lieve, nel senso che adottò la delibera numero 300 sulla scorta di un parere pro veritate chiesto dalla segreteria generale al noto amministrativista Paolo Stella Richter e dei pareri di regolarità tecnica e contabile emessi dagli stessi dirigenti comunali. Insomma assunse quel provvedimento in virtù di una copertura giuridico-legale.
E poi due ex assessori come Sabina Mitrano e Pasqualino De Simone hanno chiesto, a più riprese, di controdedurre davanti la Procura regionale della Corte dei Conti rispetto alle accuse loro formulate ma non hanno avuto mai la possibilità di farlo. La vicenda. Il Sindaco Mitrano, alla luce di alcune condanne intervenute davanti alla Corte dei conti per danno erariale sempre nei confronti dell’ex dirigente del settore Affari generali Buttaro, decise, a seguito di richiesta dello stesso funzionario, che le somme dovute per danno erariale venissero trattenute dalla somma derivante dalla corrispensione dei compensi stipendiali. La Procura generale presso la Corte dei Conti, poi, fece un altro ragionamento: l’ipotesi di danno erariale rimaneva in piedi per la ripetizione del compenso stipendiale in quanto la “restitutio in integrum” poteva essere disposta solo in caso di assoluzione con formula piena.
A Buttaro è stato riconosciuto nel febbraio 2013 un importo complessivo lordo di 213mila euro e la compensazione dei debiti erariali, mediante l’incameramento nelle casse comunali della somma di 143mila euro. Da qui la decisione della stessa pubblica accusa della magistratura contabile di attribuire a Mitrano la quota maggiore del danno nella percentuale del 58% (di cui il 51% per gli atti a lui riferibili come Sindaco e il 7% quale componente della Giunta) e il restante 42% tra gli Assessori e il Segretario comunale.
Nel frattempo il Tribunale di Latina il 20 maggio 2015 con la sentenza n. 1056/15 decise di non doversi procedere per prescrizione dei reati ma la Procura regionale presso la Corte dei Conti è andata oltre relativamente alla possibilità che Buttaro restituisse alle casse del comune di Gaeta quanto indebitamente introitato. Si appellò all’articolo 97 del Dpr numero 3 del 10 gennaio 1957 secondo il quale riconsegna del denaro illecitamente beneficiato avviene in caso di un procedimento penale definito con la formula “il fatto non sussiste”, “non costituisce illecito penale” o “l’imputato non lo ha commesso” e, in caso di assoluzione con formule diverse, qualora non sia stata esercitata l’azione disciplinare nel termine di 180 giorni.
La Procura contabile ha, quindi, evidenziato che “il Sindaco Cosmo Mitrano, di concerto con la Giunta Comunale e con il Segretario Generale Celestina Labbadia hanno riammesso il Buttaro al sol fine di concedere al medesimo la possibilità di compensare il pagamento delle somme integranti danni erariali di cui alle plurime sentenze passate in giudicato emesse dalla Corte dei conti in sede di responsabilità” con conseguente “omesso recupero” o “elusione di giudicato”. Da qui è scaturito – sempre secondo la Procura presso la Corte dei conti – “l’elemento soggettivo della colpa grave e il nesso di causalità con il danno erariale. Le difese degli assessori di Di Biagio e Vona hanno sempre eccepito, poi, la tardività della messa in mora notificata loro il 2 febbraio 2018 rispetto alla delibera numero 300 con conseguente prescrizione quinquennale del presunto credito. I legali degli ex assessori Sabina Mitrano e Pasqualino De Simone, gli avvocati Lino Magliuzzi e Giuseppe Matarazzo, nella loro distinte memorie invece avevano eccepito l’inammissibilità della citazione in giudizio in quanto non era stato possibile ascoltare i due indagati nonostante la richiesta formulata in sede di controdeduzioni all’invito a dedurre. La difesa del sindaco Mitrano, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Gallinaro, aveva fatto rilevare la genericità dell’atto di messa in mora notificato il 1 febbraio 2018 e dell’invito a dedurre notificato 3 luglio 2018 e la nullità e inefficacia della citazione. Aveva poi eccepito la prescrizione quinquennale e, nel merito, aveva contestato l’interpretazione del quadro normativo effettuata dalla Procura contabile. In più – secondo l’avvocato Gallinaro – la sentenza penale del Tribunale di Latina del 20 maggio 2015 a favore di Buttaro non era stata comunicata al Comune e la competenza per l’attivazione del procedimento disciplinare era dirigenziale.
Ha concluso, in via pregiudiziale, per l’inammissibilità e la nullità della domanda e, nel merito, per il rigetto; in subordine, ha chiesto la riduzione del danno con applicazione del potere riduttivo. Dopo la conclusione favorevole di questo procedimento da parte della magistratura contabile, ad esprimersi ufficialmente è stata l’ex assessore alla cultura della prima Giunta Mitrano, la quasi omonima Sabina Mitrano: “Per una persona come me, che dedica il giorno libero dalla scuola ad accompagnare i bambini in visita ai monumenti di Gaeta, che impiega le notti e le mattine presto quando i figli dormono ad approfondire la storia della città che ama senza retorica né sentimentalismi, il pensiero di essere accusata di aver fatto qualcosa di male alla mia città era un peso assai duro da sopportare. Prima di tutto è stata una questione morale, di dignità personale. Sono felicissima che sia andata proprio così. Ringrazio mio marito per la sua forza e l’avvocato Magliuzzi per la sua competenza integrità correttezza umana e professionale.”
Saverio Forte