ARCE – Dopo 18 anni la Procura di Cassino ha chiesto il processo per i cinque indagati nell’ambito delle indagini per il delitto di Serena Mollicone. Sono state depositate le richieste di rinvio a giudizio per il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna ed il figlio Marco ed il luogotenente Vincenzo Quatrale, accusati di concorso nell’omicidio della studentessa di Arce. E per il solo Quatrale anche c’è anche l’accusa di l’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. Per l’appuntato originario di Itri Francesco Suprano c’è l’accusa di favoreggiamento. Le indagini sulla morte della studentessa di Arce, deceduta nel giugno del 2001, coordinate dal sostituto procuratore di Cassino, Maria Beatrice Siravo, si erano chiuse il 13 ottobre scorso.
Ad aprile c’era stata la notifica delle conclusioni delle indagini che, condotte dai carabinieri del Comando Provinciale di Frosinone, guidati dal Colonello Fabio Cagnazzo, hanno ricostruito quello che – secondo le accuse – avvenne nel giugno di 18 anni fa nei pressi nella Caserma di Arce. Dove – ipotizza la Procura – venne uccisa Serena. La studentessa scomparve il 1 giugno 2001. Fu ritrovata due giorni più tardi morta nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella. Secondo la Procura Serena è stata spinta contro una porta della caserma di Arce, data la riscontrata perfetta compatibilità tra le lesioni riportate dalla studentessa e la rottura di una porta collocata in caserma: ma – sostiene ancora la Procura – è stata riscontrata anche la perfetta compatibilità tra i microframmenti rinvenuti sul nastro adesivo che avvolgeva il capo dei Serena ed il legno della stessa porta cosi come con il coperchio di una caldaia della caserma.
In questo modo – scrive il Procuratore di Cassino, Luciano D’Emmanuele – hanno trovato per la prima volta riscontri oggettivi le dichiarazioni, rese il 28 marzo del 2008 ed il 3 Aprile di quell’anno, dal brigadiere Santino Tuzi, nel 2001 in servizio ad Arce, che affermò si aver visto la mattina del 1 giugno 2001 entrare serena Mollicone in caserma e di non averla più vista uscire. Secondo la stessa procura i nuovi accertamenti sulla morte di santino Tuzi hanno evidenziato che il suo suicidio è in stretta correlazione con le rivelazioni sull’omicidio di Serena.
La Procura scrive che è stata trascritta per la prima volta una conversazione ambientale nella quale il maresciallo Quatrale, presente con Tuzi la mattina del 1 giugno 2001 in Caserma, lo inviata esplicitamente a ritrattare le precedenti dichiarazioni.
Durante i nuovi accertamenti della procura di cassino sono stati ascoltati 118 testi, molti dei quali accuratamente scelti tra i 1137 più volte già sentiti nel orso dei 18 anni di indagine. Sono state effettuate rogatorie tra Francia, Polonia e Stato del Vaticano. Ora per la Procura il cerchio si è chiuso e si può chiedere il rinvio a giudizio dei cinque indagati. La famiglia Mottola è assistita dall’avvocato Franco Germani. Il luogotenente Vincenzo Quatrale è seguito da Francesco Candido, l’appuntato Francesco Suprano il cui legale è Eduardo Rotondi.
Si dice tranquillo e fiducioso il legale della famiglia Mottola, Franco Germani, dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura di Cassino nei confronti dell’ex comandante della Caserma di Arce, del figlio e della moglie con l’accusa di concorso nell’omicidio di Serena Mollicone.
«Nulla che non ci aspettavano» – dice l’avvocato Germani – secondo cui sarà questa l’occasione per raccontare la loro verità visto che fino ad ora non è stato possibile. «Una verità – continua l’avvocato – che è scritta nelle carte, ma bisogna saperle leggere». Queste le parole del legale dei Mottola che ancora attende la comunicazione ufficiale da parte della Procura.
L’avvocato Francesco Candido, che assiste il maresciallo Vincenzo Quatrale, indagato per concorso nell’omicidio e istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, ricorda come ancora neanche lui abbia ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. La loro posizione resta la stessa, ovvero di completa e assoluta estraneità ai fatti contestati
Anche Eduardo Rotondi, il legale del carabinieri Francesco Suprano, indagato per favoreggiamento, attende anche la comunicazione ufficiale con la richiesta della Procura di rinvio a giudizio nei confronti del suo assistito. Rotondi ricorda come la posizione di Suprano sia minore rispetto agli altri indagati ed aspetta che tutto parta per dimostrare il comportamento corretto del suo assistito.
Saverio Forte