FORMIA – Le casse del comune di Formia non sono – come si sa – floride e ai debiti fuori bilancio che l’amministrazione Villa sta cercando a fatica di onorare si potrebbe aggiungere un altro “bubbone” economico-finanziario ed imprenditoriale sollevato poco meno di undici mesi fa da una clamorosa sentenza della sezione lavoro della Corte d’Appello di Roma. Aveva sentenziato come debbano essere rimborsati di 24 mensilità (cui si aggiungono gli interessi e la svalutazione monetaria) i sette ex dipendenti della Golfo Ambiente srl, di quella che doveva diventare undici anni fa, nel 2008, la municipalizzata del Comune per quanto concerne il ciclo della gestione dei rifiuti.
La Corte d’appello – presidente Ermanno Cambria, giudice relatore Francesco Paolo Panariello – infatti aveva respinto l’istanza degli ex lavoratori ma aveva condannato la Golfo Ambiente a risarcirli per quasi mezzo milione di euro. Ma questa società non esiste più pur essendo stata messa in liquidazione dalla politica undici anni fa. Fu uno dei primi provvedimenti del consiglio comunale, a maggioranza centrodestra, dopo l’elezione a sindaco del compianto Senatore Michele Forte. Fu un colpo di spugna – contestò l’allora minoranza di centrosinistra – contro un soggetto istituzionalizzato negli ultimi mesi del 2007 e che cominciò ad operare in via XXIV Maggio. Fu indicato anche il presidente, Mattia Aprea, poi diventato consigliere comunale. Ma quella società rimase in vita pochi mesi in vita perché il consiglio comunale dopo la decisione di chiuderla conferì l’incarico alla Giunta di nominare il liquidatore. La proposta di nomina arrivò dall’allora assessore al bilancio Raffaele Manna e l’incarico fu conferita ad un’avvocatessa di Formia. Da questo momento inizia una stagione di misteri e di comportamenti poco chiari. Il motivo? Nel 2018 la Golfo Ambiente non è stata ufficialmente dichiarata liquidata e l’avevano capito lo scorso autunno gli stessi capigruppo quando fu convocato il consiglio comunale per l’approvazione del bilancio consolidato. Strano a dirsi ma nel documento contabile c’erano ancora tracce di risorse legate a quella società chiusa per permettere l’arrivo a Formia della Latina Ambiente, municipalizzata del capoluogo pontino poi dichiarata fallita. La liquidatrice, l’avvocato Annarita Lucchese, per ottemperare al suo ruolo professionale avrebbe dovuto effettuare tre oneri “semplici e banali” per chi esercita questa mestiere: approvare gli ultimi due bilanci, consegnare i libri documentali della Golfo Ambiente ed estinguere la società presso la Camera di Commercio.
Perché non l’ha mai fatto? La realtà dei fatti è ora un’altra. Il Comune di Formia ora non vuole (e non può) assumersi l’onore di retribuire dipendenti di una società che, di fatto non esiste più, ma giuridicamente è ancora in piedi. E così che ha proposto ricorso di cui si occuperà per la prima volta il prossimo 19 gennaio il Tribunale civile di Cassino. La stessa avvocato Lucchese si era resa conto di trovarsi in mano una bomba ad orologeria innescata nel momento in cui sette lavoratori (assistiti dagli avvocati Giuseppe Masiello e Stefania De Santis) le avevano fatto causa, il presidente mancato della “Golfo Ambiente” Mattia Aprea aveva chiesto di vedersi riconosciute le sue indennità di carica (“quando mi sono reso conto che non sarei mai stato pagato ho ritirato gli atti”) alla stessa stregua dei consulenti nominati su indicazione della politica e del proprietario della sede di via XXIV Maggio che chiedeva il pagamento degli affitti pregressi. A fare il resto ci ha pensato Equitalia le cui cartelle esattoriali hanno motivato, durante l’ultima amministrazione di centrosinistra, l’avvocatessa liquidatrice a chiedere ai revisori dei conti del comune di Formia – l’unico socio della Golfo Ambiente – il parere di legge per l’approvazione dei bilanci. Il parere espresso fu naturalmente “negativo”.
La situazione si è definitivamente impantanata sino alla sentenza della sezione Lavoro della Corte d’appello: la Golfo ambiente (o l’avvocatessa liquidatrice ?) risarcisca i suoi sette mancati lavoratori. L’avvocato Lucchese ha già risposto con un tono che ha rasentato la rassegnazione: “Sono costretta a precisare e denunciare la più completa incapienza della società da me rappresentata – scrisse – che vanta già un debito esponenziale e numerosi creditori che a tutt’oggi non sono stati e non potranno essere soddisfatti”. Perché l’avvocato Lucchese non è riuscita a cancellare la Golfo Ambiente? Lo scrisse l’interessata nella parte conclusiva della lettera all’avvocato Masiello: “Non sono attualmente in grado di liquidare definitivamente la società proprio per mancanza di fondi e per la mancata volontà dei sindaci (si esprime al plurale)-revisori dei conti all’approvazione dei bilanci seppur negativi ma necessari alla ridetta cancellazione”. Uno, nessuno e centomila…
Saverio Forte