FORMIA – Non ha tradito le attese l’affollata assemblea, che ha avuto a tratti toni concitati e vivaci, che il sindaco di Formia Paola Villa ha organizzato ieri presso la sala Sicurezza del palazzo municipale per dibattere l’eventuale ipotesi di delocalizzare, alle pendici della frazione collinare di Maranola, lungo la via Rotabile, due degli storici istituti scolastici della città, la media “Vitruvio Pollione” e la vicina elementare “Edmondo De Amicis”. All’incontro il primo cittadino ha voluto che vi partecipassero le famiglie, i genitori dei bambini e i rappresentanti dell’associazionismo locale per spiegare, ancora una volta, che il comune non ha deciso alcunchè.
Non c’erano i vertici dell’istituto “Vitruvio Pollione” che hanno avviato, invece, dopo i polemici faccia e faccia e sopralluoghi dei giorni scorsi, un’azione di verifica con il comune e con la stessa Regione Lazio per capire realmente cosa preveda il decreto interministeriale che nel 2018 ha assegnato al comune quasi dieci milioni di euro per rifare il “look” alle due scuole del rione Mola. All’assemblea della sala “Sicurezza”, per la cronaca, non c’erano neppure i rappresentanti delle minoranze consiliari che hanno chiesto ed ottenuto per lunedì la convocazione della commissione Lavori Pubblici. Il sindaco Villa ha confermato futuribile la scelta ubicativa di Maranola sulla scorta di una serie di terreni, idonei, di proprietà comunale dove realizzare questo mini campus scolastico. Ma qualche cittadino, naturalmente contrario alla proposta di trasferimento delle due scuole, è arrivato a sostenere come la superfice di proprietà pubblica è talmente limitata che “non serve a nulla”. Il sindaco ha bocciato anche la soluzione del terreno dell’ex fabbrica di laterizi D’Agostino ma le resistenze del privato e i tempi della burocrazia “ci chiedono di fare in fretta”.
“E’ stato solo avviato un percorso partecipativo ed propositivo”, ha detto il sindaco di Formia, preoccupato del fatto che il comune di Formia ha il tempo contato: entro la prossima primavera deve portare a termine il progetto e renderlo esecutivo grazie ai finanziamenti, di quasi dieci milioni, erogati dai Ministeri dell’Economia e dell’istruzione con lo scopo iniziale di mettere in sicurezza e riqualificare i due plessi che per l’amministrazione sono diventati obsoleti e superati sul piano architettonico e funzionale.
Intanto è stata avviata una petizione che, chiedendo la riqualificazione e la messa in sicurezza delle due scuole nei loro attuali e originari siti, boccia, per certi versi, la nuova proposta ubicativa del comune che vede l’assessore Paolo Mazza recitare un significativo ruolo di cerniera. “In modo bizzarro il finanziamento per la sede della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo Pollione di Formia esistente in via E Filiberto è diventato il pretesto per riconsiderare il dimensionamento scolastico al di fuori di ogni regola, ridistribuendo la popolazione scolastica a prescindere dalle scelte e volontà dei genitori , degli operatori scolastici, dell’Amministrazione scolastica, delle organizzazioni sindacali, del Miur, dell’ufficio scolastico regionale del Lazio, della Provincia e della stessa Regione. Nello stesso tempo ,come dice il Sindaco, si attua una revisione territoriale creando al suo posto una piazza, pur se a pochi metri già esistono piazze e parcheggi di particolare rilevanza , e di fronte all’Istituto esistente potrebbe bonificare il sito archeologico e della sorgente con annesso piazzale pure esistente. Così il finanziamento per restituire al territorio una struttura scolastica riqualificata per meglio assolvere alle sue finalità, grazie alla specifica finalizzazione, diventa un problema di smantellamento di un servizio scolastico ad oggi funzionante e richiesto dalle famiglie come dimostrato dalle iscrizioni e dalle frequenze degli studenti, e in modo interconnesso dell’Istituto comprensivo Vitruvio Pollione – si legge nella sottoscrizione popolare – Non è stato pubblicizzato alcun progetto collegato al finanziamento, ed è un paradosso, tanto che si pensa a costruire un edificio in un diverso contesto per impegnare il finanziamento e terreni comunali disponibili, ciò in zona collinare a prescindere dalla presenza di una reale utenza, e in controtendenza portando la gente in collina quando normalmente la popolazione si sta spostando da anni,svuotandole, dalle colline alla città. E ciò anche in zone a rischio idrogeologico, dove ancora non sono stati fatti i regolari rilievi. Sorprende che il finanziamento vincolato alla sede esistente possa essere destinato ad operazioni del genere che incidono anche sul piano regolatore della città. E nella stessa ottica va considerato l’abbattimento paventato della esistente sede per altre destinazioni urbanistiche quando l’edificio funzionante corrisponde a bisogni già in destinazione urbanistica.
A detta del Sindaco il dibattito è indice di trasparenza ma non si capisce quale dibattito debba fare se le iscrizioni alla sede in questione, che è scuola di base collegata con l’infanzia e la primaria della De Amicis, oltre che delle zone collinari, e la regolarità delle attività sono la concreta, visibile e trasparente espressione delle famiglie rispetto all’offerta formativa e di allocazione che esiste. L’attuale sede ha volumetrie che devono essere riqualificate con il finanziamento concesso senza invasività e trasformazioni radicali; trova altri spazi e volumetrie nell’adiacente contesto della De Amicis con altre aule e la palestra. Non interferisce con la viabilità, atteso che le famiglie trasportano con i loro mezzi i propri figli e scendono dalle colline verso la scuola, anche per le esigenze lavorative, e dove, invece, hanno uno specifico peso i trasporti con i pullman concentrati degli studenti, locali ed extralocali, verso gli altri istituti del contesto ( professionale, commerciale, licei), e del traffico di scorrimento che intasa sia il centro città che viale Unità d’Italia, ponendo problemi annosi e mai risolti. L’attuale sede è garanzia per i servizi, le attività commerciali del posto, la tranquillità degli abitanti , di vivibilità e di rapporti con i centri aggregativi, religiosi, culturali ed educativi esistenti, che in varie zone della città, dove incidono piazze e largari, si è persa , come non è difficile constatare date le proteste e l’allontanamento dei domiciliati e residenti”.
E il monito finale è molto di più di una semplice polemica: “Attenzione, stiamo discutendo se, nel rione Mola, un largario può essere più vantaggioso di una scuola che è un caposaldo della vita democratica : è un pessimo segno di rifiuto dell’impegno civico e sociale – conclude la petizione – per il presente e il futuro delle generazioni e dei minori!
Saverio Forte