GAETA – Il futuro urbanistico del quartiere turistico di Serapo a Gaeta è ad una svolta alla luce di alcune sentenze del Consiglio di Stato che, dopo un’attesa iniziata il 7 febbraio scorso, hanno raccolto favorevolmente alcuni ricorsi del Comune di Gaeta con cui diventa ora proprietario di diversi lotti dell’ex vetreria Avir sequestrata il 14 luglio 2001 dai Carabinieri e dal Nipaf della Guardia Forestale con l’ipotesi di reato di lottizzazione abusiva. I giudici di secondo grado della magistratura amministrativa – presidente Paolo Troiano, consiglieri Fabio Taormina, Giuseppe Castiglia, Daniela Di Carlo e Roberto Caponigro – hanno accolto gli specifici ricorsi presentati dal comune che, attraverso l’avvocato Giovanni Malinconico, ha ottenuto il ribaltamento dell’ordinanza del Tar del Lazio del 2014 ed è diventato così formalmente il legittimo proprietario di quasi 26mila metri quadrati dell’area industriale su cui sorgeva, sino a poco meno di quarant’anni fa, l’ex vetreria Avir a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Serapo.
Il pronunciamento del Consiglio di Stato potrebbe porre fine, dunque, ad un lungo ed aspro contenzioso tecnico-amministrativo e giudiziario? Di certo ha chiarito il “buco nero” creato, sotto il profilo tecnico-amministrativo e penale, nel decennio che va dal 2001 al 2011 quando l’allora società proprietaria dell’ex Avir, l’ex Gaim srl, decise col passare del tempo e gradualmente – con il “via libera” delle amministrazioni comunali che alternarono alla guida del comune – di parcellizzare la strategica area e di compiere numerosi frazionamenti catastali. La conclusione cui è giunto il Consiglio di Stato nelle varie sentenze con cui sono state recepiti ora i ricorsi del Comune contro le ordinanze del Tar è stata pressochè identica: il frazionamento dell’area dell’ex vetreria, creando 25 subalterni e permettendo la loro successiva vendita in violazione dell’articolo 30 del Dpr 2780/2001, ha comportato lo smembramento dell’assetto proprietario dell’antico complesso industriale….comprensivo di terreni, fabbricati e capannoni esistenti, unitamente ad un ulteriore fabbricato, denominato “palazzo rosso” o “case rosse”, contiguo al primo, costituito da 25 appartamenti, con annesso cortile, in origine destinati ai dipendenti dell’ex vetreria”.
“Tali frazionamenti, effettuati in assenza di specifica normativa urbanistica, in particolare delle previsioni dei pertinenti strumenti urbanistici, comprendendo fra questi anche eventuali strumenti attuativi presentati e non ancora licenziati dagli organi competenti, hanno configurato una lottizzazione abusiva – si legge nelle 32 pagine delle sentenze del Consiglio di Stato pubblicate nella giornata di martedì – La divisione del terreno e l’alienazione dei lotti risultanti, che costituisce attività precedente a quella edificatoria ma ad essa finalizzata, è stata di per sé lesiva del potere pubblico di programmazione del territorio compromettendo la potestà comunale ad effettuare razionali ed armoniche scelte urbanistiche con gli specifici strumenti di pianificazione previsti dalla legge. E poi l’avvenuto asservimento di aree a destinazione industriale, ha determinato una trasformazione urbanistica, in assenza di normativa urbanistica attuativa vigente sull’area, nonché in contrasto con le norme di indirizzo di pianificazione dell’area, così come approvate con deliberazione del Consiglio Comunale numero 99 del 15 dicembre 2009”.
Il Consiglio di Stato, a differenza del Tar che aveva restituito cinque anni fa l’area ai privati, ha dato pertanto ragione al comune e ad una sua ordinanza del 26 gennaio 2012, secondo la quale quel frazionamento catastale ha contribuito pertanto a favorire – come ha sempre sostenuto la Procura di Latina – un fenomeno lottizzatorio. Una curiosità: il Consiglio di Stato ha dato ragione ad un solo ricorrente contro la posizione del Comune. E’ stata accolta la linea difensiva degli avvocati Luca e Aldo Scipione ma solo perchè il lotto di cui si rivendicava la proprietà riguardava una porzione di area verde, un giardino… Il giudice del Tribunale di Latina Sergio Nicolucci aveva convalidato la richiesta di sequestro avanzata dal Pm Miliano, avanzata a tre mesi di distanza dal provvedimento della sezione per il Riesame dello stesso Tribunale di Latina (presidente Gian Luca Soana, a latere Simona Sergio ed Enrica Villani) che, invece, aveva accolto un mirato ricorso degli avvocati Luca Scipione e Mario Pellegrino per conto di alcuni soci un tempo facenti parte proprio della Gaim srl. Lo scorso maggio il Riesame, dunque, aveva ordinato la revoca del sequestro dell’ex sito industriale di Serapo operato, con l’ipotesi di reato di lottizzazione abusiva, il lontano 14 luglio 2011 dai Carabinieri e del Nipaf dell’allora Guardia Forestale su mandato dell’allora Gip del Tribunale di Latina Costantino De Robbio. Le violazioni riscontrate furono essenzialmente due, quelle del Dpr 380/2001 e della legge regionale 34 del 1974. I sigilli erano stati revocati dai giudici del Riesame che, a fronte della richiesta della Procura di Latina di confermare il mantenimento del sequestro, non hanno dovuto fare altro che prendere atto di un’importante sentenza del 16 gennaio scorso della Cassazione.
La suprema Corte era arrivata ad una conclusione: il sequestro richiesto otto anni fa dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano fu di tipo “impeditivo” e non finalizzato ad ottenere la confisca dell’immobile e della sua superfice, quasi 26mila metri, al patrimonio dello Stato. Insomma i sigilli chiesti ed ottenuti dalla Procura all’epoca avevano solo un scopo, impedire il “proseguimento e l’aggravamento” dei presunti illeciti edilizi sui quali è,invece, calata la prescrizione – e l’ha sentenziato la Cassazione – in data 14 luglio 2016. Il comune di Gaeta – come ha anticipato il sindaco Cosmo Mitrano – appena potrà vuole rendere esecutiva la sentenza del Consiglio di Stato. In bilancio ci sono già 900 mila euro per realizzare le necessarie opere di demolizione degli interventi abusivi realizzati, bonificare l’area con la realizzazione di un necessario parcheggio e di polmone verde a favore del lungomare e della spiaggia di Serapo. Per il sindaco Mitrano nell’area dell’ex vetreria Avir non sarà previsto un metro cubo di edilizia privata: “La città – ha detto il sindaco di Gaeta – ha bisogno di altro, soprattutto, di servizi a favore dei residenti e dei turisti…”
Saverio Forte