FORMIA – Nel suo ultimo giorno di vacanza un agente di Polizia originario di Formia ma residente a Genova dove presta servizio da oltre dieci anni presso la squadra volante della locale Questura è stato protagonista di un gesto, davvero nobile ed encomiabile, con cui ha salvato la vita ad una turista di 42 anni di Caserta. Mario Anfora, di 39 anni, stava trascorrendo con la sua famiglia il suo ultimo giorno di ferie presso lo stabilimento balneare “La Valle dei Corsari” di Sperlonga, la struttura, balzata in questi giorni agli onori della cronaca giudiziaria per un sequestro giudiziario che, disposto dal sostituto Procuratore Giuseppe Miliano ed eseguito dal commissariato di Polizia di Gaeta, è stato convalidato dal Gip del Tribunale di Latina Giorgia Castriota per presente anomalie gestionali relativamente al mancato rilascio di alcune autorizzazioni ma soprattutto per la mancanza di alcuni “requisiti di sicurezza e solidità prescritti dalla legge per i locali di trattenimento e pubblico spettacolo.
Anfora stava facendo il bagno quando ha visto una donna ospite dello stabilimento balneare accusare un improvviso malore sul bagnasciuga. Non si è trattato di un colpo di sole ma di qualcosa di ben più serio e grave, un attacco di epilessia. Il poliziotto si è reso subito conto della gravità di quanto stava accadendo notando il gonfiore del collo, il colore del viso sempre più violaceo e la chiusura della mandibola. La donna, che ironia della sorte è moglie di un agente di Polizia ma in servizio presso la Questura di Napoli, stava sul punto di morire soffocata per l’occlusione della lingua all’indietro. Anfora innanzitutto ha chiesto egli stesso di coordinare i soccorsi di concerto con il personale dello stabilimento balneare e di Sperlonga e di far allontanare gli immancabili curiosi che avevano circondato il corpo della donna di Caserta che nei concitati e drammatici minuti respirava sempre a fatica e male. Se qualcuno ha pensato di ricorrere all’antica tecnica del cucchiaio per tentare di aprire la mandibola della malcapitata, Anfora – come ha tenuto a precisare – non ha fatto altro che applicare il piano di primo soccorso imparato in Polizia: “Per aprire la bocca della donna, che continuava ad ansimare e avere continui scatti perché respirava poco e male, avrei potuto rimetterci la falange delle dita delle mie mani. Non ho fatto altro che stringerle la mandibola ed aprirgliela di scatto per tirarle fuori la lingua che si è ritirata all’indietro.”
Da questo momento il quadro clinico della villeggiante di Caserta è tornato improvvisamente normale anche se a bordo di un’ambulanza del 118 è stata trasferita d’urgenza all’ospedale “San Giovanni di Dio” di Fondi per essere sottoposta e urgenti accertamenti neurologici, necessari più che mai dopo questo fuoriprogramma che stava conoscendo un epilogo tragico. Cugino di quella che doveva essere una promessa del fioretto italiano di qualche anno come Gabriele Anfora, il poliziotto di Formia della sezione volanti della Questura di Genova ha commentato l’episodio sottolineando invece l’importanza di aver assimilato “sul campo” le priorità previste dal piano di primo e pronto soccorso che anche chi indossa una divisa è tenuto ad applicare in caso di emergenza. Abitualmente “per servizio” a lavorare in strada Anfora ed un suo collega l’11 dicembre 2016 salvò la vita a un genovese di 25 anni che poco prima delle quattro del pomeriggio aveva scavalcato la ringhiera del ponte di via Tanini, a Genova, con l’intenzione di gettarsi nel vuoto dopo aver scoperto di essere stato tradito dalla propria compagna.
L’intervento si rivelò assai difficile per gli agenti impegnati sia per la stazza dell’uomo che per i suoi tentativi di resistenza che hanno costretto i poliziotti a stare diversi minuti in bilico sulla ringhiera del ponte alto 15 metri prima di riuscire a bloccarlo e a portarlo in salvo. Dopo averlo calmato Anfora ed il collega chiamarono la sorella dell’aspirante suicida e lo hanno accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale San Martino per le cure del caso.
Saverio Forte