GAETA – E’ stata corretta e approfondita l’assistenza che ha ricevuto il noto fotografo professionale Leonardo D’Angelo, di 53 anni, di Gaeta, dalla mezzanotte e mezzo alle 10.27 di martedì quando è deceduto per un arresto cardiocircolatorio presso il Pronto soccorso dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia dov’era stato ricoverato per una tipica congestione estiva? Questo interrogativo campeggia in una denuncia querela che la moglie del fotografo deceduto, Danila Cardillo Zallo, ha presentato subito dopo la tragedia presso il commissariato di Polizia assistita dagli avvocati Lino e Marco Magliuzzi. Viene avanzata l’ipotesi di reato di omicidio colposo e soprattutto l’esposto chiede alla Procura di Cassino lo svolgimento “degli accertamenti ritenuti più opportuni per verificare le esatte cause della morte di D’Angelo e se via la responsabilità degli operatori sanitari” che hanno avuto in cura il fotografo nativo di Savona ma da sempre residente a Gaeta.
Le ultime ore in vita del professionista, che ha immortalato da anni i principali eventi sportivi e non solo di Gaeta ed era legato in modo particolare al rally di Pico, le ha sintetizzate la moglie nella richiesta di apertura dell’inchiesta presentata alla Polizia. L’uomo aveva trascorso la serata di lunedì in compagnia di alcuni amici in un locale nel quartiere di Gaeta S.Erasmo quando, dopo aver bevuto forse un bicchiere di acqua fredda, si era sentito male. Immediato il ricovero al “Dono Svizzero” di Formia dove alle tre di notte, i medici in servizio, comunicavano alla signora Danila che lo avrebbero trattenuto in osservazione per accertamenti. Durante la notte D’Angelo ha vomitato e alle 7 comunicava alla stessa moglie, nel frattempo tornata a Gaeta, che ciò sarebbe avvenuto alla congestione. Un’ora e mezzo dopo l’uomo dichiarava di sentirsi un po’ meglio ma il dolore che aveva allo stomaco “gli era arrivato al petto e gli faceva male anche la schiena”. La tragedia è avvenuta poco prima delle 10.30. Il fotografo stava rifacendo gli esami e, mentre veniva sottoposto ad un prelievo di sangue, cessava di vivere per un infarto.
I sanitari della medicina d’urgenza del “Dono Svizzero” si difendono dicendo di aver seguito il protocollo previsto per questi casi e di aver sottoposto durante la notte D’Angelo ai tradizionali esami di laboratorio e, soprattutto, ad una radiografia e ad un’ecografia. Il loro esito, negativo, non faceva presagire nulla di imprevisto. E invece l’uomo, che lascia due figli in tenera età, cessava di vivere per un improvviso arresto cardiocircolatorio. Il commissariato di Polizia di Formia ha inviato una prima informativa alla Procura di Cassino che ha disposto il sequestro della cartella clinica relativamente alla permanenza, poco meno dieci ore, dell’uomo nel “Pronto Soccorso” di Formia e, nei prossimi giorni, l’autopsia sul cadavere del fotografo che, in programma presso l’obitorio dell’ospedale Santa Scolastica, dovrebbe contribuire a chiarire molti aspetti di una vicenda tanto tragica quanto inverosimile.
Saverio Forte
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