Minturno / Donna di 70 anni morta dopo un intervento, sei indagati

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MINTURNO – Venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o per chiedere di essere interrogati. Dopodichè sarà formalizzata la probabile richiesta di rinvio a giudizio. E’ quanto ha anticipato il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Roma Carlo Villano nei confronti di sei medici – tre in servizio presso il reparto di medicina d’urgenza dell’ospedale “San Camillo” di Roma ed altrettanti dipendenti di una clinica privata di Formia – che nell’estate 2017, due anni fa dunque, ebbero in cura una donna di 70 anni di Minturno.

Vittoria Franzone morì presso il nosocomio della capitale nei primi giorni di agosto per quello che il magistrato titolare delle indagini considera ora un vero e proprio episodio di malasanità. Non è un caso che, a distanza di due anni dalla tragedia, il sostituto procuratore Villano ha concluso le indagini preliminari nei confronti dei sei sanitari che ebbero in cura la signora Vittoria con l’ipotesi di reato di omicidio colposo in concorso. L’anziana di Minturno si sottopose il 16 giugno 2017 presso la clinica privata di Formia ad un intervento chirurgico di routine programmato da tempo per la rimozione della cistifellea attraverso un intervento di colecistectomia laparoscopica. L’operazione ebbe apparentemente un esito positivo tant’è che la signora Franzone venne dimessa. Ma, a distanza di alcuni giorni, venne di nuovo ricoverata dai suoi figli e familiari a causa della febbre altissima e la drastica diminuzione dei globuli bianchi.

La Procura di Repubblica, presso la quale è stata formalizzata la denuncia contro ignoti da parte dei familiari della 70enne di Minturno, ha accertato diverse anomalie per le quali sta per chiedere il processo per i sei medici che assistettero la signora Vittoria: innanzitutto le dimissioni frettolose della donna, la lesione del dotto epatico riportata durante la rimozione della cistifellea ed il tardivo trasferimento a Roma – il 21 luglio – perché in preda ad una vasta infezione e a dolori lancinanti. In sintesi le accuse mosse nei confronti dei tre medici formiani sono state quelle di aver trattenuto a lungo, sino al 21 luglio 2017, la paziente minturnese mentre i tre colleghi del “San Camillo” di Roma – dove alla donna in un altro intervento chirurgico venne scoperta la lesione del dotto epatico – vengono ora accusati di aver assunto un comportamento troppo “attendista, nonostante i valori alterati evidenziati da giorni” che provocarono una peritonite che fu alla base dello choc scettico e, dunque, della morte.

Saverio Forte