VENTOTENE – La tragedia di Cala Rossano a Ventotene, dove il 20 aprile 2010 morirono travolte da un costone di due metri cubi di tufo due adolescenti di Roma, Sara Panuccio e Francesca Colonnello, di 13 e 14 anni, impegnate con la rispettiva scuola media di Morena in un campo scuola ambientale, poteva benissimo essere evitata. Lo si evince dalle motivazioni della sentenza del processo bis d’appello che, celebrato il 7 luglio scorso davanti la seconda sezione penale della Corte d’appello di Roma, aveva assolto per non aver commesso il fatto l’ex responsabile dell’ufficio tecnico del comune isolano Pasquale Romano – difeso dall’avvocato Luca Scipione – e l’ex dirigente del Genio Civile di Latina Luciano Pizzuti – assistito dagli avvocati Cassiani e Zupo – ma solo per prescrizione.
Sull’operato di quest’ultimo ente i giudici della seconda sezione d’appello – il presidente è stato sostituto procuratore di Latina Barbara Callari, giudici a latere Toselli e Brindisi – sono stati davvero molto critici: gli va attribuita la responsabilità per il crollo letale del 20 aprile di nove anni fa in quanto non avrebbe eseguito, a seguito del precedente crollo avvenuto nel febbraio 2004, tutti i lavori che erano stati indicati e previsti nella conferenza dei servizi propedeutica ai lavori di somma urgenza effettuati dal Genio sul costone roccioso. Lavori – ritiene la Corte – che, qualora fossero stati eseguiti, avrebbero eliminato lo stato di pericolo del costone di Cala Rossano e l’evento letale non si sarebbe verificato.
L’operato dell’ex dirigente Romano poi: per i giudici d’appello nessun elemento consente, alla luce di quanto accertato dai Carabinieri di Formia sull’organigramma comunale, di ritenere che lo stesso fosse munito di poteri dirigenziali che avrebbero potuto attribuirgli una posizione di garanzia rispetto al crollo letale di Cala Rossano. Nè, contrariamente a quanto ritenuto dal Tribunale, la sola partecipazione di Pasquale Romano alla conferenza dei servizi che si tenne il 7 aprile 2004 a seguito del precedente crollo che si verificò a Cala Rossano costituisce un elemento significativo per ritenerlo munito di poteri dirigenziali, atteso che, oltre a non essere state svolte indagini sull’organigramma comunale, erano presenti il sindaco Biondo e un altro tecnico comunale senza alcuna indicazione sui poteri e sulle competenze di entrambi i dipendenti dell’ufficio tecnico.
Per la morte di Sara e Francesco la quarta sezione penale della Corte di Cassazione nel febbraio 2018 aveva confermato la condanna per gli altri due imputati: a due anni e quattro mesi di carcere per omicidio colposo nei confronti dell’ex sindaco dell’isola Giuseppe Assenso e ad un anno e dieci mesi di reclusione nei riguardi del suo predecessore Vito Biondo. Se quest’ultimo non trascorrerà legittimamente, in considerazione della condanna inferiore a due anni, un giorno all’affidamento dei servizi sociali, questa misura da qualche giorno è stata invece applicata presso un istituto socio-sanitario privato di Formia per il dottor Assenso che tanto si era prodigato durante il suo mandato amministrativo per la messa in sicurezza del periplo di Ventotene ed il primo, in qualità di medico, a prestare i primi soccorsi, subito dopo il crollo, a Francesca e a Sara ancora in vita.
Saverio Forte
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